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Il Lodo Alfano è legge

L'immunità per le quattro alte cariche dello Stato è stata approvata dal Senato

23 luglio 2008

Il Lodo Alfano è legge. Con 171 sì (Pdl, Lega e Mpa), 128 no (Pd e Idv) e 6 astenuti (Udc, e il senatore a vita Emilio Colombo), l'aula di Palazzo Madama ha dato il via libera al disegno di legge che stabilisce l'immunità per le quattro più alte cariche dello Stato, per tutta la durata del loro mandato.
Un provvedimento fortemente osteggiato in Aula dall'opposizione e che, invece, è stato difesa a spada tratta, prima della votazione, dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Alle critiche che sono state rivolte sulla fretta con cui si è messo a punto questa legge - ha detto il Guardasigilli - io rispondo che non è molto urgente né poco urgente è solo giusto". Noi, ha continuato Alfano rivolgendosi ai banchi dell'opposizione, "lo abbiamo fatto, come abbiamo fatto il decreto sulla sicurezza atteso dai cittadini, così come era giusto fare il decreto che ha levato la spazzatura nella città di Napoli, così come era importante fare il decreto sull'abolizione dell'Ici sulla prima casa". Il ministro ha poi allargato il suo discorso al tema della riforma della giustizia dando "appuntamento in autunno" e auspicando un confornto con l'opposizione.

Il no del Partito democratico - Un no inappellabile al lodo Alfano è arrivato dal capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro: "Con l'attuale sistema elettorale il capo della maggioranza governa e deve intendersi investito della funzione direttamente dal popolo. Ergo, egli ha il dovere e il diritto di governare. Affermazioni sin qui incontestabili. E' quello che viene appresso che mi preoccupa: diritto - dovere di governare senza limite?". La Finocchiaro non ha usato mezzi termini: "Il popolo, lo dice la Costituzione, deve esercitare la sovranità nelle 'forme e nei limiti della Costituzione'. Invece al Presidente Berlusconi non si pone limite. E da ora in poi a nessun Presidente del Consiglio. Per qualunque reato. Anche il più brutale. Anche il più infamante" ha concluso la Finocchiaro, a lungo applaudita dai senatori del Pd.

Il no dell'Italia dei valori - Duro anche il capogruppo dell'Italia dei Valori, Felice Belisario. "Signor presidente, o tessera n.1816 della Loggia P2...", ha attaccato Belisario prendendo parola. "Il premier fa approvare dal Parlamento il lodo Alfano come salvacondotto per la casta e per lui stesso", ha detto. Per il capogruppo dell'Idv si tratta del "piano della P2 di cui Berlusconi era membro". Poi Belisario, interrotto più volte dalle proteste dei banchi della maggioranza, ha accusato l'esecutivo "di mettere sotto i tacchi la giustizia e di imbavagliare l'informazione". "Il disegno del suo ispiratore si sta realizzando: impunità a vita, magistratura insultata e chiamata 'fogna', informazione al suo servizio e con il bavaglio, immunità parlamentare, limiti alle intercettazioni. Questo è oscurantismo, nebbia che cerca di far deviare le nostre coscienze". Più in generale il lodo è "un aborto giuridico a cui diciamo convintamente no". L'Idv promette il referendum.

Il sì della Lega e del Popolo della libertà - Diversa, ovviamente, la posizione della maggioranza. Secondo il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli, l'approvazione del lodo Alfano può aprire "una stagione positiva anche di confronto politico con l'opposizione. Chi invece voleva perseguire la via della vittoria politica attraverso la magistratura dovrà aspettare".
Sulla stessa lunghezza d'onda il Pdl. Il capogruppo Maurizio Gasparri ha affermato che "il Lodo Alfano è uno strumento che blocca l'uso politico della giustizia. Silvio Berlusconi ha dovuto aspettare undici anni per essere assolto dopo l'avviso di garanzia recapitatogli a Napoli e dodici anni per essere assolto dalle infondate accuse sul caso Sme". Gasparri ha citato più interventi di costituzionalisti che non ravvisano nessuna violazione costituzionale. "Non vogliamo una impunità parlamentare né immunità generalizzate ma - ha detto Gasparri - evitare l'uso politico della giustizia. Il lodo ha tenuto conto di tutti i rilievi della Corte Costituzionale e non sottrae nessuno al dominio della legge".

[Informazioni tratte da Adnkronos.com, Corriere.it]

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23 luglio 2008
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