Il ''lupo grigio'' di nuovo in libertà. Ali Agca, l'uomo che sparò a Giovanni Paolo II sarà liberato
Dopo 25 anni di carcere, il militante di estrema destra torna libero
Ali Acga, dopo 25 anni di carcere, ritornerà ad essere un uomo libero. Un tribunale turco ha autorizzato la scarcerazione del terrorista che nel 1981 cercò di assassinare papa Paolo Giovanni II in piazza San Pietro a Roma. Agca, 48 anni il prossimo 19 gennaio, dovrebbe essere rilasciato in questa settimana, giovedì 12 secondo il suo avvocato.
L'ex lupo grigio, da sei anni è rinchiuso nel carcere di Istanbul dopo essere stato condannato da un tribunale turco all'ergastolo nel 2000 per rapina a mano armata di una banca e per l'omicidio del giornalista turco Abdi Ipekci nel 1979 dopo una vecchia condanna comminata nel '79 per l'omicidio di un giornalista turco, direttore di un periodico liberale. Per l'attentato del 13 maggio 1981 a Papa Wojtyla, aveva ottenuto la grazia nel 2000, l'anno del Giubileo, dopo diciannove anni in carcere.
Fu il presidente Ciampi, d'accordo con l'allora ministro alla giustizia Piero Fassino, a cancellare la pena e ad estradarlo nel suo paese d'origine.
Agca esce dalla prigione per un complesso calcolo tecnico giudiziario che prende anche in considerazione la sua buona condotta in carcere, ma che sarà completamente chiaro solo nei prossimi giorni, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza. Trattandosi di renitente alla leva, non è escluso - secondo quanto scrive l'agenzia turca Anadolu - che venga obbligato ad assolvere il servizio militare.
Sull'eventuale liberazione di Agca, la Santa Sede ''si rimette alle decisioni dei tribunali'', così ha detto Joaquin Navarro-Valls, direttore della sala stampa vaticana. D'altronde, Giovanni Paolo II aveva personalmente perdonato Ali Agca almeno due volte. Lo annunciò quattro giorni dopo l'attentato, quando ancora era ricoverato al Gemelli, e lo ripeté quello storico 27 dicembre '83 quando papa Wojtyla volle incontrare il suo attentatore turco nel parlatorio di Rebibbia.
Il Vaticano non ha mai voluto interferire sul terreno della giustizia italiana, anche se a livello ufficioso ha sempre condiviso le perplessità della magistratura italiana sulle molte e contraddittorie verità raccontate da Agca, prima e durante il processo, a partire dalla famosa pista bulgara. Il 13 novembre del 1997, quando il fratello di Ali Agca, Adnan Agca, si recò in udienza dal Papa per chiedere un aiuto, fu gelato da una battuta del segretario di Giovanni Paolo II, Stanislaw Dziwisz: ''Noi abbiamo fatto tutto il possibile'', gli disse. ''Ma è Ali che ancora non ha detto tutto; e prima deve dire tutta la verità''.
Ma per Ali Agca la vita da uomo libero potrebbe risultare molto pericolosa, o almeno è questa la convinzione di Ferdinando Imposimato, giudice istruttore del Tribunale di Roma che si interessò dell'attentato a Giovanni Paolo II: ''Se uscirà dal carcere Ali Agca rischierà la vita, perché egli è depositario di molte verità sul complotto ordito contro Giovanni Paolo II e anche sul sequestro di Emanuela Orlandi (la figlia di un dipendente del Vaticano scomparsa nel nulla nell'estate dell'83), che del complotto contro il Papa è stata la continuazione''.