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Il magistrato partigiano

Antonio Ingroia parla al congresso dei Comunisti italiani e si scatena la polemica. "Anche i magistrati devono partecipare al dibattito"

31 ottobre 2011

"Un magistrato deve essere imparziale quando esercita le sue funzioni - e non sempre certa magistratura che frequenta troppo certi salotti e certe stanze del potere lo è - ma io confesso non mi sento del tutto imparziale, anzi, mi sento partigiano. Partigiano non solo perchè sono socio onorario dell'Anpi, ma sopratutto perchè sono un partigiano della Costituzione. E fra chi difende la Costituzione e chi quotidianamente cerca di violarla, violentarla, stravolgere, so da che parte stare".
Lo ha detto Antonio Ingroia, sostituto procuratore della Repubblica di Palermo, intervenendo ieri mattina a Rimini al sesto congresso del Partito dei Comunisti Italiani.
"Ho accettato l'invito di Oliviero Diliberto pur prevedendo le polemiche che potrebbero investirmi per il solo fatto di essere qui - ha esordito il magistrato di Palermo dal palco dell'assise del Pdci - ma io ho giurato sulla Costituzione democratica, la difendo e sempre la difenderò anche a costo di essere investito dalle polemiche". "Ci vuole una politica con la P maiuscola per la legalità democratica - ha concluso Ingroia- ed è necessaria un'Italia di eguali contro l'Italia della diseguaglianza di questi ultimi anni".

Ebbene, le polemiche previste da Ingroia sono arrivate copiose...
Giorgio Stracquadanio, deputato del Pdl, ha attaccato: "Non era mai accaduto che un magistrato in servizio, già esposto mediaticamente su più di un fronte, prendesse la parola ad un congresso di partito per attaccare maggioranza parlamentare e governo. Oggi il dottor Ingroia lo ha fatto con il suo intervento al congresso dell'ultimo partito comunista rimasto, congresso che naturalmente lo ha applaudito in sfregio a qualsiasi principio di separazione dei poteri". "Il dottor Ingroia è ormai un candidato alle prossime elezioni o, peggio, uno spin-doctor di partito - ha aggiunto - Ce n'è abbastanza perchè il Csm apra un fascicolo per la gravissima violazione di ogni regola giuridica e deontologica da parte di un magistrato che si comporta come un militante estremista".

Gaetano Quagliariello, vice capogruppo vicario del Pdl al Senato, ha affermato: "Parlando dal palco del congresso del Pdci, il procuratore aggiunto di Palermo, dottor Ingroia, ha espresso un concetto con il quale è difficile non essere d'accordo. Bisogna difendere dalla distruzione la nostra Costituzione e le sue leggi attuative. Se si cominciasse da quelle che vietano ai magistrati il coinvolgimento nell'attività di partiti politici, sarebbe un bene per tutti".

Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha sottolineato: "Ringraziamo il dottor Ingroia per la sua chiarezza. Sappiamo che le vicende più delicate riguardanti i rapporti tra mafia e politica stanno a Palermo nelle mani di pm contrassegnati dalla massima imparzialità".
In una nota il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri scrive: "Sono gravi e inquietanti le parole di Ingroia che confermano l'animo militante di alcuni settori della magistratura. Da persone così invece che comizi politici ci saremmo attesi le scuse per aver fatto di Ciancimino jr una icona antimafia quando invece organizzava traffici illeciti e nascondeva tritolo in casa. Ingroia conferma i nostri dubbi". "E sul caso Ciancimino dovrebbe spiegare molte cose. Porteremo questo scandalo e il suo comizio odierno all'attenzione del Parlamento dove sarà anche il caso di discutere della nostra mozione sul 41 bis che fu cancellato per centinaia di boss al tempo di Ciampi e Scalfaro e che anche ora il partito di Vendola vorrebbe abolire".
Francesco Storace, segretario de La Destra, sulla sua pagina Facebook ha scritto: "Il pubblico ministero di Palermo, Ingroia, non ha trovato di meglio da fare che andare a parlare al congresso dei comunisti di Diliberto. Sarà lecito, da ora in avanti, definirlo un nemico politico?".

No comment del ministro della Giustizia Nitto Palma. Agli atti resta l'invito rivolto ai magistrati ad evitare esternazioni pronunciato dal Guardasigilli in occasione del suo intervento al Csm del 3 ottobre scorso, quando, tra l'altro, sottolineò la necessità di intervenire sulla normativa disciplinare vigente che "presenta delle carenze" tali da richiedere "una rivisitazione". Palma, che auspicò un abbassamento dei toni sia da parte degli operatori della giustizia che dei politici, criticò quelle uscite dei magistrati che introducono spesso "giudizi di valore, espressioni pesanti e irriguardose, allusioni che denotano precise prese di posizione" e nelle quali "non c'è traccia di compostezza e sobrietà che, secondo il comune sentire, si auspicano connesse alla figura del magistrato". Palma inoltre, tra i primi atti del suo mandato, ha presentato le dimissioni dalla magistratura, accolte dal Csm, spiegando che "una volta terminato il mio mandato, infatti, non potrei essere percepito come giudice terzo e imparziale, così come prescrive il nostro ordinamento".

Oggi, Antonio Ingroia, ha voluto spiegare il suo intervento di ieri al congresso del Pdci. "La mia è stata intenzionalmente un'affermazione forte, provocatoria. Viste le reazioni la provocazione ha avuto effetto. Evidentemente definirsi 'partigiano della Costituzione' è diventata una bestemmia. L'arretramento del dibattito su temi come questo è dovuto anche all'imbarbarimento del sistema politico".
"Era ovvio che fosse un intervento caricato, posto a creare i presupposti per un dibattito su alcuni temi cruciali come la libertà di espressione e di opinione, anche da parte dei magistrati" ha detto il pm Antonio Ingroia che poi, riguardo alla situazione della giustizia in Italia, ha detto che "il caso italiano ha profili di unicità per il protagonismo dei magistrati". "Credo che ciò nasca da una serie di passi in avanti che la politica non ha fatto, lasciando degli spazi vuoti riempiti proprio dal protagonismo dei magistrati" ha spiegato. E "non è giusto" che a questo vuoto ovvii la magistratura, ha detto Ingroia, ma finisce per essere una conseguenza inevitabile, magari ingiusta; "la magistratura non deve svolgere ruoli politici trainanti, ma deve poter partecipare al dibattito".
"La magistratura super partes è un requisito imprescindibile, ma dobbiamo uscire dall'ipocrisia di questo concetto. Il magistrato applicando la legge la interpreta ed è mosso da valori costituzionali che non lo rendono del tutto neutrale" ha concluso Ingroia.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica.it]

 

 

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31 ottobre 2011
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