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Il Mediterraneo rischia di diventare un deserto

La pesca illecita ed eccessiva e l'utilizzo di attrezzi non consentiti sono un rischio per la pesca stessa

27 maggio 2009

La scorsa settimana gli uomini della Guardia costiera, nel corso di un'operazione nell'ambito del contrasto della pesca illegale con attrezzi non consentiti, hanno sequestrato 20 chilometri di reti derivanti, meglio conosciute come "spadare" e 1.700 chili di  tonno rosso pescato senza autorizzazione. L'operazione, preceduta da un'attivita investigativa attuata anche con ricognizioni aeree, si è svolta nel tratto di mare compreso tra la costa tirrenica della Calabria e le Isole Eolie ed ha impegnato 70 uomini della Guardia costiera, un pattugliatore d'altura, tre motovedette provenienti da Palermo e  Catania e due aerei coordinati dalla centrale operativa del comando generale e dalla sala operativa della Capitanerie di porto di Palermo.
Nel corso dell'azione, che si è svolta di notte, sono stati controllati 15 pescherecci, cinque dei quali intenti a pescare illegalmente e con reti non consentite: sono state elevate sanzioni amministrative per 16mila euro.

Dalla fine d'aprile ad oggi, solo per quanto riguarda il contrasto alla pesca con attrezzi non consentiti, 13 sono le barche da pesca fermate, 45 i chilometri di reti illegali sequestrati e per oltre 40mila euro le sanzioni amministrative contestate. 

Il problema dell'utilizzo delle reti derivanti, usate da oltre 500 imbarcazioni nel Mediterraneo, è stato affrontato nei giorni scorsi  dall'Organizzazione per la conservazione marina Oceana, durante la presentazione della Giornata Europea del Mare a Roma.
Nel Mediterraneo il pesce spada è eccessivamente sfruttato, per questo Oceana ha chiesto che vengano avviate misure di gestione per questo stock, prima che la situazione arrivi ai livelli di altre specie come il tonno rosso, la cui popolazione si trova sul bordo del collasso.
Attualmente, migliaia di imbarcazioni catturano pesce spada senza nessun tipo di controllo, in mancanza di una taglia minima unificata che impedisca la cattura dei pesci più giovani, e dichiarano meno, o direttamente non dichiarano, le catture realizzate. Il 50-70% circa delle catture sono giovanili, ossia si tratta di individui che non sono ancora riusciti a riprodursi per la prima volta. Gli scienziati della CICTA hanno affermato che in breve tempo questa situazione potrebbe portare ad una drastica riduzione della popolazione.

Xavier Pastor, Direttore esecutivo di Oceana Europa, ha detto: "Non è coerente con l'attuale politica dell'Unione Europea né con gli obiettivi della Convenzione CICTA, responsabile di questa specie a livello regionale, il fatto che si stia pescando in modo incontrollato, soprattutto se si considera che lo stock è già di per sé eccessivamente sfruttato senza tener in conto le catture illegali e quelle non dichiarate".
Inoltre l'Organizzazione Oceana, ha ribadito che almeno il 20% delle catture totali del Mediterraneo avviene mediante un attrezzo da pesca vietato dalle Nazioni Unite e dalla CICTA le reti derivanti.
Nonostante siano vietate dall'Ue fin dal 2002, le reti derivanti hanno continuato ad essere usate in Europa dalla flotta italiana e dalle flotte di altri paesi come il Marocco, l'Algeria o la Turchia. In Italia, che vanta le maggiori catture di pesce spada nel Mediterraneo, Oceana ha identificato nel 2008 ben 92 imbarcazioni che continuano a far uso di questo attrezzo per la cattura del pescespada. Nel 2007, l'Italia ha dichiarato 1948 tonnellate di pesce spada catturato con questo attrezzo da pesca, ma la quantità è più elevata, dato che nella maggior parte dei casi, trattandosi di pesca illegale, le catture non vengono dichiarate.

Xavier Pastor ha concluso: "La pesca illegale, l'eccessivo sfruttamento e la mancanza di misure di gestione stanno trasformando il Mediterraneo in un deserto. E' inconcepibile che ci siano ancora specie ad alto valore commerciale la cui pesca non venga sottoposta ad una gestione minima. Nel caso del pescespada, urgono misure che garantiscano lo sfruttamento sostenibile di questa specie e l'eliminazione delle reti derivanti in Europa e nel resto dei paesi del Mediterraneo".

- Rapporto: Reti derivanti illegali italiane. La pesca illegale non si ferma (pdf)

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27 maggio 2009
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