Il miele italiano di quest'anno è molto più dolce e abbondante che negli anni passati
Dopo gli anni scorsi, difficoltosi per gli apicoltori, grande boom per il miele del 2004
Un 2004 d'oro per il miele italiano, quasi a riscattare le difficoltà degli anni scorsi quando per il settore era scattato addirittura l'allarme.
Proprio per tirare le somme e per programmare il futuro, gli apicoltori italiani hanno convocato gli 'Stati generali' del comparto in Toscana, a Montalcino, lo scorso mese di settembre.
La bottinatura è terminata a metà settembre, e per il miele italiano è tempo di tirare le somme di un'annata al di sopra della media, con una produzione che, nel complesso, si è attestata sui 120.000 quintali.
La produzione italiana di miele - spiegano gli apicultori - rappresenta il 20-25% della produzione comunitaria e sulle tavole degli italiani si consumano ogni anno quasi 400 grammi di miele a testa, con un interesse ed una conoscenza in continua crescita tra il grande pubblico.
In Italia operano 75.000 apicoltori, con 1,1 milioni di alveari che ospitano una popolazione di 55 miliardi di api. Il giro d'affari dell'apicoltura italiana è di 60 milioni di euro, ma arriva a 2,5 miliardi se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all'agricoltura.
Il primato quest'anno è spettato al miele di acacia, il più richiesto sulle tavole italiane, soprattutto per le produzioni della Lombardia e del Piemonte, seguito dal millefiori, che ha dato buoni risultati in tutta Italia. Bene, secondo una prima stima, anche il miele di agrumi (il più ricercato all'estero in compagnia del miele di melata e di quello di castagno) che, fatta eccezione per la Sicilia, ha avuto nel meridione d'Italia le migliori rese.
Peggio è andata, invece, al miele di eucalipto, ricercatissimo dai gourmet italiani e essenziale per accompagnare raffinate portate a base dei più svariati formaggi, che ha registrato una produzione quasi nulla anche nelle regioni più vocate come la Sardegna (colpa soprattutto della siccità dell'anno scorso, che ha compromesso la fioritura con essa gran parte del raccolto). Male è andata anche per il miele di rododendro e gli altri 'classici' di alta montagna, che registrano bassissime rese; la produzione del miele più ricco di oligoelementi minerali, il miele di melata (l'essudazione zuccherina extrafloreale delle piante trasformata dalle api in miele), è andata invece mediamente bene; il miele di castagno (molto utilizzato in cucina e ugualmente ricercato dai grandi gourmet al pari dell'eucalipto), quest'anno di ottima qualità, ha reso una produzione decisamente inferiore alle passate stagioni.