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Il ministro Alfano corre ai ripari

Mercoledì sarà approvato un decreto che blocca il rischio di vedere azzerati numerosi processi per mafia

08 febbraio 2010

Il ministero della Giustizia, Angelino Alfano, sta mettendo a punto un decreto che sarà approvato mercoledì mattina dal consiglio dei ministri per mantenere ai tribunali la competenza per il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, comunque aggravato. Lo ha confermato il Guardasigilli.
Intervistato da Lucia Annunziata alla trasmissione "In mezz'ora", il ministro Alfano ha detto che il decreto sarà approvato "mercoledì mattina, alle 8.30" in consiglio dei ministri e risolverà il problema legato alla sentenza della Corte di Cassazione, la quale ha riconosciuto la competenza della Corte d'assise per il reato aggravato di associazione mafiosa, dal momento che con la legge ex Cirielli, del 2005, la pena edittale massima è stata fissata in 24 anni di reclusione (LEGGI). "Il governo interverrà per rimediare all'altrui errore" ha sottolineato Alfano, ricordando che i giudici, dopo il 2005 avrebbero dovuto applicare la legge inviando i processi per associazione per delinquere aggravata in Corte d'assise e non in tribunale. Nel decreto sarà sancita "la competenza dei tribunali - ha confermato Alfano - in modo da evitare scarcerazioni e stabilizzare il sistema".

"Così ho sollevato la questione" - "L'idea mi è venuta leggendo le norme del recente pacchetto sicurezza, che, con le aggravanti, prevede un ulteriore aumento delle pene per i capi di Cosa nostra, che superano i trent'anni. Così ho deciso di sollevare la questione davanti al tribunale". L'avvocato Ernesto Pino, difensore del boss catanese Paolo Brunetto, quando nel maggio scorso ha sollevato l'eccezione di incompetenza per materia del tribunale, sostenendo che il suo assistito doveva essere giudicato dalla Corte d'assise, non si aspettava certo di scatenare una bufera giudiziaria.
La Cassazione due settimane fa gli ha infatti dato ragione, ordinando che il processo "Amante più 8" in cui è imputato anche il suo assistito si svolga in Corte d'assise. Una decisione che adesso rischia di azzerare centinaia di processi, tanto da suscitare l'immediato intervento del Guardasgilli Angelino Alfano che ha annunciato provvedimenti "correttivi" del governo.
La sentenza della Corte suprema, che ha ammesso l'esistenza di un buco normativo, ha lasciato interdetto anche il legale: "Pensavo che mi avrebbero dato torto, non perché la mia istanza non fosse fondata ma per motivi di politica giudiziaria. Trasferire i processi in corso in Corte d'assise rischia infatti di bloccare tutto. Comunque sono certo che risolveranno la questione alla solita maniera, con un decreto legge". Per il penalista quanto è accaduto "è il risultato di un modo di legiferare totalmente scoordinato: non basta fare proclami e inasprire le pene, bisogna anche pensare alle conseguenze. Ad esempio, quando sono state aumentate le pene per i reati di estorsione e rapina, è stato specificato che la competenza restava del tribunale".

[Informazioni tratte da ANSA, La Siciliaweb.it]

- "Subito un decreto o usciranno centinaia di boss" di A. Bolzoni

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08 febbraio 2010
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