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Il ministro Alfano difende il "suo" lodo ma...

... la maggior parte degli italiani è contraria all'immunità parlamentare e alla sospensione dei processi per il premier e per le alte cariche dello Stato durante il loro mandato.

21 ottobre 2010

"Stiamo lavorando a una riforma della Costituzione che va scritta con la dovuta ponderatezza, e noi crediamo di poter portare a compimento un buon lavoro che abbia come scopo quello di rendere più giusto il processo italiano, più funzionante la giustizia, più garantiti i cittadini, autonomi e indipendenti i magistrati giudicanti e inquirenti". Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a margine dell'assemblea dell'Unione delle Province italiane (Upi) a Catania, ha parlato del lodo costituzionale che porta il suo nome.
"La nostra riforma della giustizia non avrà nessuna istanza di ritorsione nei confronti della magistratura - ha aggiunto il Guardasigilli -, come la sinistra pregiudizievolmente afferma, e noi ribadiremo, e se possibile rafforzeremo, l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, sia inquirente sia giudicante, in un quadro di maggiore efficienza del sistema, di maggiore effettiva parità tra accuse e difesa e di un contesto in cui ad un organo più indipendente e meno corporativo non legato ai giochi di corrente della magistratura potrà essere anche esercitata la giustizia disciplinare".
Alfano ha poi sottolineato la posizione di Fli: "Non è una novità, Futuro e libertà è stato coerente con ciò che aveva sempre detto: la tutela della serenità dello svolgimento delle funzioni di alcune alte cariche che è un valore riconosciuto anche dalla Corte costituzionale, e in questo senso riteniamo di aver seguito la strada che il Parlamento aveva tracciato, cioè la legge che aveva e ha un valore transitorio, il cosiddetto legittimo impedimento, nelle more della quale si potrà approvare una legge costituzionale che affermi un principio che è presente in tanti altri ordinamenti stranieri".

Il ministro è stato contestato da alcuni consiglieri provinciali nel corso del suo intervento all'assemblea nazionale dell'Upi. Quattro i consiglieri, tutte donne, che hanno alzato un cartello con scritto 'Vergogna' per protestare contro l'approvazione in Commissione del lodo. "Questa assemblea - ha detto Rita Corda (Pd), consigliere provinciale di Cagliari, una delle amministratrici della protesta - c'è sembrata una occasione per dimostrare tutto il nostro dissenso. Abbiamo diritto a governanti onesti. Pur condividendo che i politici godano di una 'sospensiva' fino a quando sono in carica, non possiamo essere d'accordo con questo provvedimento con il quale Berlusconi afferma di volersi difendere da un altro potere dello Stato, che è la magistratura".
Il ministro Alfano quando ha visto che alcune hostess presenti in sala si sono messe davanti al cartello per coprirlo e impedirne la vista, ha invitato i consiglieri provinciali a farlo vedere dicendo: "Non vergognatevi ad alzare il cartello". Oltre a Rita Corda, le contestatrici erano un'altra consigliere provinciale di Cagliari, Mariangela Pedditzi (Rifondazione comunista), e due consiglieri provinciali di Pisa.

Ma tre italiani su quattro non vogliono l'immunità parlamentare - La grandissima maggioranza degli italiani è contraria alla reintroduzione dell'immunità per i parlamentari e, seppur in misura minore, alla sospensione temporanea dei processi per il premier e per le alte cariche dello Stato durante il loro mandato.
Nell'indagine condotta dall'Istituto Demòpolis per la trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber, il 75% degli italiani si è espresso in maniera negativa sull'immunità parlamentare, sottolineando - in maniera meno generalizzata - la contrarietà (57%) anche allo scudo giudiziario, visto con favore da appena un terzo dei cittadini intervistati dall'Istituto Demòpolis.
Il 54% degli italiani ha fiducia nella Magistratura, che resta una delle poche istituzioni del Paese verso cui i cittadini esprimono un consenso piuttosto elevato. Un dato lontano dai tempi di "Mani Pulite", ma in decisa risalita negli ultimi mesi. Il consenso, altissimo tra chi si colloca nel centro-sinistra (67%), si contrae decisamente tra gli elettori di centro-destra (36%), che evidenziano un'eccessiva politicizzazione di alcuni magistrati.
Fiducia nei magistrati, ma valutazioni complessivamente negative sul sistema giudiziario nel nostro Paese: per i due terzi dei cittadini, la giustizia nel nostro Paese funziona male, soprattutto a causa della lentezza dei processi (65%) e della mancata certezza della pena (42%). Appare utile una riforma della giustizia, soprattutto per ridurre la durata dei processi (67%). Importa invece molto meno, agli italiani, della separazione delle carriere tra Pm e giudici (20%) o della riorganizzazione del Csm (14%).

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it]

- Lodo Alfano retroattivo (Guidasicilia.it, 20/10/10)

 

 

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21 ottobre 2010
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