Il ministro con "riserva"...
Il palermitano Francesco Saverio Romano è il nuovo ministro per le Politiche Agricole ma....
Francesco Saverio Romano è il nuovo ministro delle Politiche agricole e forestali. Palermitano, classe 1964, deputato da dicembre nel Gruppo dei "Responsabili", Romano ieri mattina ha prestato giuramento al Quirinale insieme al nuovo Ministro per i Beni e Attività culturali, Giancarlo Galan, nominato al posto del dimissionario Sandro Bondi.
Oltre al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla cerimonia di ieri mattina hanno partecipato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta.
La nomina del nuovo ministro dell'Agricoltura non ha mancato di suscitare polemiche e non solo tra le fila dell’opposizione. Lo stesso Quirinale ha diramato una nota in cui risultano evidenti perplessità del Capo dello Stato. "Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – si legge nella nota – dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina dell'on. Romano a ministro dell'agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni. Essendo risultato che il giudice per le indagini preliminari non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo, e che sono previste sue decisioni nelle prossime settimane, il Capo dello Stato ha espresso riserve sulla ipotesi di nomina dal punto di vista dell'opportunità politico-istituzionale". "A seguito della odierna formalizzazione della proposta da parte del Presidente del Consiglio – si legge ancora – il Presidente della Repubblica ha proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che ne giustificassero un diniego. Egli ha in pari tempo auspicato che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l'effettiva posizione del ministro".
Romano, nel 2003, è stato indagato dalla Procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Il 1º aprile 2005 il gip ha accolto la richiesta di archiviazione, ma la Procura ha riaperto l'indagine per il sorgere di "nuovi elementi", in seguito alle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella.
L'altro ieri, martedì 22 marzo, il Gip di Palermo Giuliano Castiglia non ha accolto la richiesta di archiviazione dell’inchiesta per concorso in associazione mafiosa aperta a carico del deputato del Pid Saverio Romano. A chiedere la chiusura dell’indagine, lo scorso novembre, era stata la Procura del capoluogo. Il giudice ha fissato per il primo aprile l’udienza in cui ascolterà le parti: il pm Nino Di Matteo e il legale dell’indagato, l’avvocato Inzerillo. Qualora lo richiedesse, potrebbe comparire davanti al Gip per essere sentito lo stesso Romano.
Nel corso dell’udienza il magistrato potrebbe indicare agli inquirenti di approfondire alcuni elementi dando ai pm un termine o archiviare.
Il pm aveva motivato la decisione di chiedere l’archiviazione ritenendo che non ci fossero riscontri sufficienti alle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella, che aveva definito Romano persona "a disposizione" di "Cosa nostra" e, in particolare, dei capimafia di Villabate, Nicola e Antonino Mandala. Per la Procura, che aveva sollevato molti dubbi sulla posizione del deputato, "non ci sarebbero gli elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio".
Il parlamentare era già stato indagato nel 1999, ma l’inchiesta si era chiusa con un’archiviazione. La seconda indagine è stata avviata nel 2005 proprio dopo le dichiarazioni di Campanella. A carico di Romano, infine, pende un’altra inchiesta, stavolta per corruzione aggravata, nata dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo.
Saverio Romano, sulla sentenza del gip di Palermo si è espresso con serenità: "Il gip non è un passacarte. È giusto che faccia una valutazione sua. Altrimenti metterebbe solo timbri". "Il giudice", ha aggiunto Romano, "svolge una valutazione della richiesta del pm e degli atti che gli presentano e può chiedere chiarimenti se c’è una evidente discrasia. È legittimo".
Ha espresso invece amarezza sulla "riserva" del Capo dello Stato. "Ho la coscienza a posto, non sono nemmeno indagato, figuriamoci se sono imputato...". Dopo il giuramento il neo ministro dell'Agricoltura, in Transatlantico, a Montecitorio, ha incontrato la stampa e puntato subito il dito sulla nota del Quirinale che ufficializza la sua nomina. "Sono fiducioso - ha spiegato il leader del Pid - e assai contento che il gip svolga il suo ruolo di controllo. E' una inesattezza dire che io sia imputato. Sono fiducioso, non capisco i motivi per cui io debba temere qualcosa. Non ho mai avuto una condanna, né un rinvio a giudizio, quindi da cosa dovrei difendermi?". E ancora: "Non ci sono ostacoli alla mia nomina a ministro. Sono solo circolati molti veleni. Io ho la coscienza a posto, non ho nulla da temere. E' stata montata una vicenda di veleni su di me solo perché da un mese si parlava della mia nomina a ministro".
Romano aggiunge poi provocatoriamente: "Il 'peccato originario' di essere siciliani ce lo portiamo sempre dietro. Se sei nato in Sicilia, allora di riffa o di raffa, un po' mafioso devi essere". Romano ci tiene comunque a far sapere del suo rispetto per il Capo dello Stato, al punto che afferma: "Io l'ho votato". Ma poi ritorna sulla nota del Colle. "Il fatto che ci sia stata una rettifica, per il Quirinale è già una cosa dolorosa - afferma - . Ecco io mi fermo qui. Io sono tranquillissimo. Di Matteo (il pm, ndr) non è uno che fa sconti. Sono assolutamente sicuro che ci sarà l’archiviazione, non ho nulla da temere".
LE REAZIONI POLITICHE - "La posizione di Napolitano dimostra in maniera incontrovertibile che Berlusconi non è più in grado di agire liberamente nella sua attività di governo. Ha dovuto sottostare al diktat dei Responsabili e nominare ministro Saverio Romano nonostante le note e annunciate perplessità del Quirinale - ha affermato il capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino - è ormai evidente che siamo in una situazione senza precedenti che mette a repentaglio la libertà di azione del presidente del Consiglio".
Per Massimo Donadi dell'Idv "un indagato per mafia non può fare il ministro". E anche il Pd parla di "debolezza" di Berlusconi che, "per puntellare la sua malandata maggioranza, ha dovuto sottostare a un vero e proprio ricatto".
Soddisfatto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè: "Finalmente da oggi il Sud può contare su un altro suo uomo in Consiglio dei ministri". A fianco del neoministro si schiera il titolare della Difesa Ignazio La Russa: "Romano, assolutamente incensurato, ha solo una pendenza in corso, cioè una richiesta di archiviazione di un avviso di garanzia. La Costituzione dice che uno è innocente fino alla Cassazione, ma doversi difendere dalle lungaggini di una richiesta di archiviazione che ancora non è arrivata, mi pare veramente pretendere troppo da chiunque".
Le tensioni tra i Responsabili. Il gruppo, secondo quanto riferito, si è riunito per festeggiare l'ingresso di Romano nell'esecutivo. Ma da parte di alcuni deputati sarebbe partita la richiesta delle promesse nuovo nomine: "Ora è arrivato il tempo per la nomina dei sottosegretari". E' a questo punto che sarebbero emerse le contrapposizioni tra le varie componenti del gruppo: i Popolari dell'Italia di domani, fedeli a Romano, avrebbero rinnovato l'interesse per alcuni "incarichi di responsabilità " ma la richiesta sarebbe stata giudicata "eccessiva" dai presenti. A quel punto si sarebbe scatenata la 'bagarre': Pid contro il resto dei gruppi.
[Informazioni tratte da Aise, Corriere del Mezzogiorno.it, Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it]