Il mio vicino Totoro
Un film dove la paura è inessenziale, e a prevalere c'è soltanto la fantasia e la sorpresa
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IL MIO VICINO TOTORO
di Hayao Miyazaki
Satsuke e sua sorella Mei si trasferiscono in una casa di campagna, insieme al padre, per stare vicino alla madre ricoverata in ospedale. Le due ragazze scoprono che la foresta vicino alla loro nuova abitazione è abitata da creature magiche chiamate Totoro. Grazie all'amicizia con questi strani personaggi, le due ragazze iniziano fantastiche avventure...
Anno 1988
Tit. Orig. Tonari No Totoro
Nazione Giappone, Usa
Produzione Tokuma Japan Communications Co. Ltd., Studio Ghibli, Walt Disney Animation
Distribuzione Lucky Red
Durata 86'
Regia, Soggetto e Sceneggiatura Hayao Miyazaki
Tratto dal libro omonimo di Hayao Miyazaki e Kubo Tsugiko (ed. Panini Comics)
Genere Animazione
In collaborazione con Filmtrailer.com
La critica
"Sulla scia del grande successo ottenuto dalle ultime pellicole del maestro dell'animazione giapponese, Miyazaki (ultimo in ordine di tempo, 'Ponyo sulla scogliera'), la Lucky Red - che ha distribuito tutti i suoi lavori in Italia - ha deciso di mandare nelle sale un suo film del 1988. Ebbene sì, vent'anni sono passati da quando Miyazaki ha disegnato le avventure di due sorelline che si trasferiscono con il padre in una casa di campagna i cui dintorni sono abitati dal signor Totoro, che è un fantasma del bosco. Una favola per bambini di grandissima sapienza e incanto che non dimostra affatto gli anni passati, bensì rinnova la magia di una narrazione che fonde e confonde mondi e realtà, riuscendo a portare bimbi e grandi alle loro più pure emozioni. Un classico dell'animazione in cui Miyazaki dimostra la sua arte e mestiere, proprio perché non vuole spiegare e dimostrare nulla, bensì mettere in piedi sistemi narrativi e immaginativi."
Dario Zonta, 'L'Unità'
"Nel 'Mio vicino Totoro' manca quasi del tutto la paura, ingrediente immancabile nei film e cartoons per l'infanzia. Le due sorelline che si trasferiscono col padre in una casa di campagna circondata da un fitto bosco e dominata da un maestoso albero di canfora, si trovano infatti subito confrontate a misteriose bestiole domestiche o silvestri che apparentemente solo loro vedono. Ma non c'è mai nulla di davvero minaccioso, sul timore prevalgono lo stupore, la meraviglia, il comico, insomma l'appagamento estetico, che nei bambini è fortissimo anche se nessuno stranamente se ne ricorda mai. E quando la paura arriva, non viene dal mondo incantato scoperto ma dalla concreta seppur temporanea scomparsa della piccola Mei. Oppure dalla malattia della madre, ricoverata in ospedale. Che però non è una tragedia incombente o una minaccia insopportabile, ma un fatto della vita, un'incognita da esplorare e a cui dare il giusto peso. Come tutto in questo film che procede di sorpresa in sorpresa con impennate poetiche e gag irresistibili che non ci azzarderemo a raccontare per non guastare il piacere di scoprire di persona i colori, le forme, i suoni grazie a cui Miyazaki ci porta in un mondo mai visto. Con una capacità di reinventare a colpi di creature fantastiche e di paesaggi più veri del vero la Natura ci suoi prodigi che lascia davvero senza fiato. A tutte le età."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'
"La poetica di Myiazaki c'è tutta, a cominciare dalla coesistenza tra quotidiano e fantastico: così come ci sono i suoi impagabili colori che portano nel disegno a due dimensioni le luci delle diverse ore del giorno."
Roberto Nepoti, 'la Repubblica'
"Ispirato da un manga, il film ha poetiche sospensioni, è buono senza retorica. La trovata migliore è il gattobus a sei zampe, col sorriso del micio di Alice, e gira nel bosco gratis: se la Moratti lo scritturasse per gli orti dell'Expo?"
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera'