Il mistero del Bandito Giuliano
L'ultima (forse) puntata del giallo: "Al 90% il corpo di Montelepre è il suo"
L'ultima puntata di quello che più che un giallo parrebbe una soap opera è dei giorni scorsi. Ancora una volta, però, la parola fine manca. Dopo mesi di studi e una diffida dei pm ai consulenti che avrebbero dovuto svelare il mistero la sicurezza assoluta ancora non c'è. Le probabilità che il corpo sepolto nel cimitero di Montelepre e riesumato a novembre del 2011 siano del bandito Giuliano sono alte, anzi altissime. Si parla del 90 per cento. Ma i margini di incertezza, seppure esigui, restano.
Sull'identità del cadavere sotterrato indagano ormai quasi da due anni i magistrati palermitani che, anche a seguito di esposti, hanno aperto un fascicolo a carico di ignoti per sostituzione di cadavere: l'ipotesi è che il corpo sotterrato non sia di Turiddu, ma di un'altra persona uccisa e messa lì per simulare la morte del bandito e consentire a re di Montelepre di fuggire all'estero portando con sé i suoi misteri.
I medici legali incaricati dalla Procura di Palermo hanno prima confrontato il dna di tibia e femore estratti dal corpo con quello del nipote di Giuliano, Biagio Sciortino. Le prime analisi, però, non hanno dato esiti certi. Nella loro relazione gli esperti hanno raggiunto una conclusione interlocutoria, sostenendo che il cadavere riesumato avrebbe legami di parentela con Sciortino, ma sarebbe impossibile allo stato stabilire il grado di vicinanza.
E il nulla di fatto della consulenza ha costretto i pm a delegare alla Scientifica il prelievo di alcuni indumenti ed oggetti - una borraccia e un cuscino - appartenuti con certezza a Giuliano e custoditi in parte da familiari, in parte nel museo di Montelepre. Dal materiale è stato estratto il profilo genetico poi comparato col Dna prelevato dai frammenti del cadavere. Dopo mesi e due diffide da parte della procura costretta a sollecitare i medici legali, la risposta è arrivata. Ancora una volta in termini di probabilità, seppure elevatissima, ma non di certezza. Ai magistrati, ora, la scelta: archiviare l'indagine, come sembra ormai profilarsi l'orientamento della Procura, o disporre nuovi accertamenti. [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]
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