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Il mostro era libero

Condannato per aver stuprato tre bambine, il mostro di Agrigento era libero e ha deturpato la vita di un'altra bambina

18 febbraio 2008

Era un mostro! Un fatto acclarato pure dalla Legge che per questo lo aveva arrestato. Aveva stuprato tre bambine, tre sorelline di Aragona (AG), una di 11 anni e due gemelle di 8, figlie di una coppia che l'uomo frequentava. Così era scattata la condanna a 6 anni e 4 mesi. Nonostante ciò, il mostro in carcere c'è rimasto meno di un anno.
Vincenzo Iacono
, un pizzaiolo di 45 anni, è tornato in libertà nel marzo del 2005 per scadenza dei termini di custodia cautelare. Subito dopo si è trasferito ad Agrigento, e qui il mostro aveva solo l'obbligo di firma presso la stazione dei carabinieri. E proprio in caserma, il 14 febbraio scorso, si è presentato tenendo per mano una bambina di appena quattro anni che, subito dopo aver lasciato la caserma, ha ripetutamente stuprato...

La bambina, ancora ricoverata all'ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento dov'è assistita da un equipe di psichiatri, è figlia di una lontana parente del mostro, e nelle sue mani l'ha consegnata proprio la madre, all'oscuro di quale terribile storia gravasse sull'uomo. "Era stato abile a non far sapere del brutto episodio di cui era stato protagonista", hanno detto i carabinieri.
La bambina dopo aver avuto deturpata la vita da quell'ignobile essere, è ritornata a casa. I genitori hanno capito subito che era successo qualcosa. La bambina era come assente, irrigidita, i pugni serrati e il viso tirato. Per alcuni minuti è rimasta chiusa nel silenzio poi, di fronte alle insistenze della madre, ha cominciato a raccontare ogni minimo particolare. “Mi ha fatto tanto male”, ha detto in lacrime. La madre allora è subito corsa in caserma a denunciare tutto. Fantasie di bambini, di bambini d'oggi? Magari, verrebbe da dire, perché una perizia medica ha confermato gli abusi.
Non è escluso che in passato Iacono avesse già abusato della bambina. La madre si fidava di lui che, tra l'altro abita nello stesso stabile. Iacono andava a lavorare la sera dunque il resto della giornata restava in casa e si offriva per tenere la bambina. Giovedì le aveva detto: “Perché non mi fai compagnia? Debbo solo passare dai carabinieri e poi facciamo una passeggiata in macchina”. La piccola lo aveva seguito senza immaginare a cosa stava andando incontro.

Dopo l'avvio delle indagini, i carabinieri l'hanno atteso venerdì notte fuori dalla pizzeria in cui lavorava, per notificargli il fermo. Nel momento dell'arresto la rabbia dei carabinieri era tale che si è temuto che qualcuno volesse utilizzare le maniere forti già al momento della cattura. Davanti alla pizzeria di Iacono si sono infatti presentati oltre cinquanta carabinieri, compreso qualcuno che non era in servizio. Per evitare che la situazione potesse degenerare è dovuto intervenire personalmente il comandante della compagnia di Agrigento colonnello Mario Di Iulio. A sconcertare i militari, che probabilmente sono stati assaliti anche dai sensi di colpa per non essersi insospettiti nel vedere uno stupratore incallito tranquillamente in compagnia di una bambina, sono stati i particolari della violenza. La ginecologa dell'ospedale di Agrigento ha detto che “la bambina porta sul corpo i segni non di molestie ma di una violenza brutale e animalesca”
La violenza si sarebbe consumata sull'automobile di Vincenzo Iacono proprio subito dopo aver firmato il registro dei carabinieri, appartandosi in una zona di campagna.
Ora Iacono si trova di nuovo in galera. La direzione del carcere di Agrigento,  temendo rappresaglie da parte degli altri detenuti, ha deciso di metterlo in cella di isolamento.

E sull'allucinante storia si è aperto adesso un nuovo capitolo. Infatti, il ministro della Giustizia Luigi Scotti “chiederà alla Procura generale competente un circostanziato rapporto” e si riserva di disporre “un'ispezione mirata” per accertare eventuali responsabilità e fare luce su quanto accaduto.
“Quando l'ho processato era già libero”, ha spiegato il presidente dell'ufficio gip di Agrigento, Luigi Patronaggio che a gennaio lo ha condannato in abbreviato per il primo episodio di violenza. L'uomo era inizialmente stato accusato dello stupro di tre sorelline, ma è stato poi ritenuto colpevole di violenza sessuale solo nei confronti di due. “Cercherò di capire, comunque, se ci siano stati ritardi nel mio ufficio” ha aggiunto il magistrato, precisando che tra l'arresto dell'indagato e la richiesta di rinvio a giudizio, fatta dalla procura di Agrigento, sarebbe trascorso più dell'anno indicato dal codice come termine massimo di custodia cautelare. Al giudice, che il 23 marzo 2005 dispose la liberazione di Iacono non sarebbe rimasto che adottare, a suo carico, le misure dell'obbligo di firma e del divieto di dimora nella provincia di Agrigento. "Il problema - ha detto - è che le norme fissano termini di custodia cautelare probabilmente troppo brevi".

No comment dalla procura di Agrigento, titolare delle indagini sulla violenza delle due bimbe di Aragona e del nuovo episodio di stupro. I pubblici ministeri si sono limitati a puntualizzare che grazie al loro ricorso nel 2004 il pizzaiolo, messo dal gip ai domiciliari, tornò in cella.
Sulla vicenda ha evitato di sbilanciarsi anche il procuratore generale di Palermo, Salvatore Celesti, a cui il ministro formalmente chiederà conto del caso. Gli uffici giudiziari di Agrigento fanno parte del distretto di corte d'appello del capoluogo siciliano. “Appena verremo investiti della questione - ha spiegato - chiederemo al procuratore di Agrigento di inviarci una relazione dettagliata sul caso”.

Il caso ha scatenato anche la polemica politica. "Quello che è accaduto ad Agrigento, con un pedofilo libero dopo appena un anno, è vergognoso", ha commentato la senatrice Maria Burani Procaccini, responsabile famiglie e minori di Forza Italia, che invoca l'introduzione della castrazione chimica.
Sulla vicenda è interventuo il leader del Pd, Walter Veltroni. “E' del tutto inaccettabile, non è possibile che chi ha già compiuto un reato del genere possa continuare, dovrebbe invece stare almeno agli arresti domiciliari chi è stato condannato in primo grado per questo tipo di reati”. Secondo Veltroni “le pene vanno inasprite, serve la mano dura dello Stato per fenomeni di cui pagano conseguenza per tutta la vita i bambini che li subiscono. Il caso di Agrigento testimonia che deve essere portato subito all'attenzione del Parlamento il fatto di varare misure più stringenti e dure”.

Un appello alla riflessione e a una possibile riforma arriva da Luigi Birritteri, sostituto procuratore presso la Procura generale di Caltanissetta, ex capo dei gip di Agrigento, che ha detto: "La legge prevede un termine di custodia cautelare superato il quale, chiunque sia l'imputato e qualunque sia il reato, deve essere scarcerato perché la presunzione di innocenza impone che la pena deve essere scontata solo se la condanna è definitiva. Le uniche misure che si possono applicare sono quelle blande, come appunto è l'obbligo di firma. Io spero, però, che si colga l'occasione per riflettere sulla necessità di garantire delle misure che siano legate alla tipologia particolarmente odiosa di questi reati. Si potrebbe pensare a terapie e trattamenti sanitari obbligatori per limitare queste spinte, queste deviazioni di carattere sessuale. Non basta gridare al mostro. E' troppo semplicistico prendersela con i magistrati che non fanno altro che applicare la legge pur operando in condizioni proibitive. Con fatica si tenta di esaurire i processi che sono una vera corsa ad ostacoli, senza contare i carichi di lavoro pesantissimi".

I genitori delle vittime - “Spero tanto che resti in galera. Non deve uscire. Stia tranquillo dentro e lo guardino a vista. E' la migliore cosa per lui perché se lo prendo me lo mangio. Purtroppo non ci sono arrivato prima. Fortuna per lui che sono arrivati i carabinieri altrimenti questa storia andava a finire diversamente”. Sono parole di vendetta quelle pronunciate dal padre dell'ultima piccola vittima di Vincenzo Iacono. E' tornato nella casa della sua ex moglie per condividere il dramma della loro piccola. I due genitori però negano che la bambina si stata stuprata: “Non è vero che è stata violentata, sono tutte bugie. La bambina è stata solo molestata”. Chissà, forse un disperato tentativo di limitare i danni negando ciò che è stato confermato più volte anche dagli inquirenti.
I genitori sono inferociti con i giornalisti: “Non è tutto vero quello che è stato detto e scritto”. E parlando si scopre che sapevano tutto del passato del ''mostro'', del quale comunque si fidavano lasciandogli tranquillamente la figlia. “Lo sapevo che era stato arrestato per certe cose - ha detto la madre - ma poi era stato scarcerato per mancanza di prove. Sia lui che il suo avvocato mi avevano assicurato che era innocente”. “Ci siamo fidati - ha aggiunto il padre - d'altra parte se i giudici lo hanno scarcerato, perché dovevamo preoccuparci noi? Se non se ne accorgono loro, noi cosa possiamo fare? Io penso che se era veramente pericoloso non lo dovevano lasciare libero. Cosa aspettavano: che ammazzasse qualche bambina? Anche i giudici hanno le loro colpe e al momento opportuno anche loro dovranno darci delle spiegazioni per quel che hanno fatto”.

E per la prima volta  ha parlato la mamma delle tre sorelline di Aragona violentate da Vincenzo Iacono. "Questa non è giustizia: come si fa a lasciare libero un uomo che ha violentato tre bambine e che è stato condannato a sei anni e mezzo di reclusione. La nuova violenza che ha commesso su quella povera bimba di quattro anni qualcuno deve averla sulla coscienza".
La donna si dice "indignata" per quanto è accaduto e non nasconde tutta la sua rabbia per la vicenda giudiziaria che riguarda l'uomo che ha violentato le sue bambine: due gemelline di otto anni e la sorella maggiore di 11. "Era un amico di mio marito - ha spiegato -, ci fidavamo di lui. Non potevamo immaginare quello che sarebbe accaduto...". 

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18 febbraio 2008
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