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Il movimento dentro il MoVimento

Le due anime del Movimento 5 Stelle: tra "fedeli alla linea" e "traditori"

30 maggio 2013

Sono sette le tappe siciliane di Beppe Grillo a sostegno dei candidati del Movimento 5 Stelle in vista delle amministrative del 9 e 10 giugno prossimi. Il camper di Grillo sbarcherà nell'isola sabato per la prima tappa prevista a Mascalucia (CT) alle 17. Nella stessa giornata, alle 21, è previsto il comizio a Siracusa (a largo XXV Luglio).
Gli altri appuntamenti in Sicilia sono: il 2 giugno a Marina di Ragusa (alle 17, in piazza Duca degli Abruzzi) e Acate (alle 21); il 3 giugno alle 21 a Leonforte, il 4 giugno a Riesi, sempre alle 21, e, infine il 5 giugno Menfi, alle 21.
Insomma, sembra che al candidato sindaco di Catania del M5S, Lidia Adorno, verrà meno l'apporto del suo leader in una rincorsa alla poltrona di Palazzo degli Elefanti che la vede molto indietro rispetto agli avversari. Se Grillo non aggiungerà almeno un'altra tappa a Catania, sarà un duro colpo per il M5s etneo rispetto alle ambizioni di ballottaggio della vigilia. Non è escluso, però, che tra il 6 e il 7 giugno Grillo rimanga ancora in Sicilia e magari, con un effetto sorpresa, annunci altri comizi. Alla vigilia, infatti, circolava la voce la il tour in Sicilia sarabbe durato tra i sei e i sette giorni.
"Le tappe - ha spiegato il capogruppo M5S all'Ars, Giancarlo Cancelleri - sono state scelte da Beppe. In linea di massima si è cercato di puntare su posti dove non era mai stato".

Intanto a Roma, nel MoVimento scoppia il caso 'spie'. Senatori e deputati M5S si vedranno oggi a Montecitorio per un'assemblea congiunta, la prima dall'ultimo appuntamento a cui prese parte Beppe Grillo. Sul tavolo anche i risultati delle amministrative, con un responso elettorale che alcuni tra i parlamentari stellati annoverano tra le conquiste e altri etichettano come un vero e proprio flop. 
Grillo oggi non sarà presente alla riunione, ma fa sentire il fiato sul collo ai 'suoi' parlamentari. Il suo diktat: "Non fare accordi col Pd", rimbalza in un lampo a Montecitorio e genera tensioni tra le voci critiche del Movimento. La maggior parte si mostra restia a rilasciare dichiarazioni, complice il nuovo 'caso spie' scoppiato alla Camera. A innescarlo una mail inviata dalla capogruppo Roberta Lombardi ai suoi, in cui si rimprovera la continua fuga di notizie: "Volevo scrivervi qualcosa per condividere con voi questa specie di assedio a cui siamo sottoposti, ma grazie allo stronzo/i che fanno uscire tutto quello che ci scriviamo o diciamo sui giornali, mi è passata la poesia. Grazie per averci tolto anche la possibilità di parlarci in libertà. Sei una merda, chiunque tu sia. R." si legge nella mail inviata dalla Lombardi ai deputati grillini.

Alcuni deputati stellati temono la resa dei conti che potrebbe andare in scena proprio oggi, al termine di una serie di voci su possibili fuoriuscite di singoli parlamentari dai gruppi. Un''antipasto' è stato servito ieri da Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera in quota 5 Stelle, che su Facebook ha bacchettato Tommaso Currò per l'intervista rilasciata a Il Mattino, con "dichiarazioni chiaramente in malafede". Currò non ha replicato incassando il colpo, "oggi non rilascio dichiarazioni alla stampa", ha detto. Anche Adriano Zaccagnini, altra voce critica del Movimento, ha scelto la via del silenzio.
Chi parla con i cronisti getta acqua sul fuoco e smentisce voci di imminenti scissioni. "Nessuno ne ha mai parlato, nessuno vuol lasciare - ha assicurato Alessio Tacconi - C'è una dialettica, come è normale che ci sia in un movimento fatto da cittadini con sensibilità diverse. Siamo qui grazie al Movimento e per il Movimento".
Ma c'è chi assicura che oggi, in assemblea, se ne vedranno delle belle. "Ci sono due anime nel Movimento - spiega una deputata a taccuini chiusi - temo inconciliabili. Da un lato i pasdaran, quelli che hanno spento il cervello e non ammettono critiche. Dall'altra coloro che di critiche ne muovono e, per questo, passano come traditori, impostori, spie della stampa".

I rapporti con i giornalisti, comunque, restano un nervo scoperto del Movimento. Ma la crociata anti-informazione non convince del tutto la base del M5S, stando almeno ai commenti postati sul blog di Grillo. "Avevate l'Italia in mano, e nel giro di 3 mesi siete semplicemente diventati ininfluenti. Tutto qui, è molto semplice - rivendica Chris, il suo è tra i commenti più votati - E la colpa non è certo di giornali e tv (come non era loro merito il 24 febbraio..): ma questa è la stessa scusa che usa Berlusconi da 20 anni". "Beppe, te lo dico con affetto - scrive Pasquale - hai perso completamente il lume della ragione. La tua analisi è davvero poco lucida ed un bel po' sopra le righe, oltre che politicamente un boomerang". Per alcuni è già arrivato il momento di voltare pagina. "Ah vabbè - scrive Brunello - confermi che lo tsunami era tutto uno scherzo...".

Infine, per Grillo arriva la critica anche di Stefano Rodotà. In un'intervista sul Corriere della Sera l'ex garante della privacy analizzando il voto amministrativo, non fa sconti soprattutto al Movimento Cinque Stelle: "Ha perso per due ragione - spiega Rodotà - la prima è politica: hanno inciso sul voto i conflitti e le difficoltà e le polemiche di queste settimane. La seconda è che avevo detto che la parlamentarizzazione dei 5 stelle non sarebbe stata indolore. E cosi è stato".
Nella sua analisi Rodotà, candidato dei grillini alla presidenza della Repubblica, entra nel merito delle questioni, a partire dai due elementi fondamentali del Movimento, Beppe Grillo e il web: "La rete - spiega sempre nell'intervista - da sola non basta. Non è mai bastata. Guardiamo l'ultima campagna elettorale: Grillo è partito dalla rete, poi ha riempito le piazze reali con lo tsunami tour". L'ex garante della privacy per spiegarsi usa poi un paragone "illustre": "Anche Obama è stato lo stesso. Si parte dalla rete ma poi si va oltre". "Non voglio fare quello con la matita rossa - continua Rodotà - però certo non bastano più le indicazioni di Grillo e Casaleggio. Un movimento nato dalla rete, che ha svegliato una cultura politica pigra, una volta entrato in Parlamento deve cambiare tutto. E non può dire ai parlamentari: non dovete elaborare strategie".
L'ex garante della privacy dà poi un consiglio a deputati e senatori grillini: "Non si può delegare tutto. I parlamentari a 5 stelle devono avere la libertà di lavorare. In alcuni casi lo stanno già facendo e ho sentito interventi di qualità".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Huffington Post.it]

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30 maggio 2013
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