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Il Movimento di Raffaele Lombardo? Un movimento che ''non si muove''. Articolo di Agostino Spataro

21 dicembre 2005

SICILIA, IL GIOCO DI LOMBARDO *
di Agostino Spataro

Chi s'attendeva, a Bari, la nascita di un nuovo soggetto politico o addirittura del terzo polo sarà rimasto deluso dagli esiti del congresso fondativo del Movimento per l'autonomia (Mpa) dell'on. Raffaele Lombardo (leggi).
San Nicola non ha fatto il miracolo. Anzi il congresso ha mostrato i limiti e le contraddizioni del movimento che non ha alcuna voglia di muoversi dal centro del potere dov'è saldamente insediato, occupando importantissime poltrone.
Sono andati a Bari per decidere di non decidere, di rinviare fino all'ultimo giorno utile la scelta dello schieramento. Come se i due poli fossero intercambiabili fra loro. Uno vale l'altro, l'importante è il risultato della contrattazione, quello che si porta a casa, come si dice.
Insomma, l'affarismo in politica sta andando oltre il ''mercato'', per divenire una specie di casa d'asta dove si vende al migliore offerente.
D'altra parte, un movimento che ''non si muove'' potrà mai essere fattore e portatore di un reale cambiamento politico?

Dal congresso viene fuori un profilo del Mpa debole e di corto respiro che si vorrebbe nobilitare, avvolgendolo, nella bandiera dell'Autonomia speciale siciliana: vessillo di un istituto morente che, certo, non potrà essere rivitalizzato con un altro rigurgito di sicilianismo trasformistico che vede nemici dappertutto e finge di non vedere quelli veri che, dall'interno, hanno portato la Sicilia in questo stato.      
Perché, allora, non dire chiaramente cosa si vuole?
Il congresso di Bari ha confermato come il Mpa sempre più somiglia ad una sorta di recinto dove Lombardo raccoglie, e custodisce, gran parte dello scontento in uscita dal Polo.
Scontento e non dissenso politico, si badi bene. Un flusso, ancora in atto, che tradotto in potenziale elettorale è stimato in 100-150 mila voti che, certo, non sono sufficienti per far scattare il quorum previsto dalla nuova legge elettorale nazionale, ma potrebbero risultare decisivi ai fini della successiva elezione del presidente della Regione.
Una massa di voti considerevole che, senza l'intercettazione del Mpa, dovrebbero orientarsi verso il centro sinistra. Com'è accaduto al ballottaggio di Messina.
Lombardo, che ha la chiave di questo recinto, intende brandire un potere di condizionamento sul centro-destra e, al contempo, blandire il centro-sinistra, stuzzicandone gli appetiti, magari per accrescere il valore delle sue azioni elettorali.
Ma, a volte, i conti non tornano. L'impuntatura di Forza Italia contro l'anticipo delle regionali ha scombinato quelli di Lombardo (e di Cuffaro) i quali saranno obbligati a scegliere le alleanze prima e non dopo le regionali.
Perciò, oggi, Lombardo non può decidere con chi schierarsi, anche se chiaramente propende per il centro-destra. 

Un congresso, dunque, ampiamente prevedibile che sotto le spoglie di un protagonismo senza un progetto politico convincente nasconde pretese davvero esorbitanti.
Non c'era, davvero, bisogno di andare a Bari (come hanno fatto D'Alema, Violante, Mastella e compagnia bella) per capire la natura e le ambizioni di tale movimento, per poi sentirsi dire dal suo fondatore che ''non tratta con i leader dei singoli partiti, ma solo con i leader degli schieramenti che sono candidati a premier''. Più chiaro di così!
Una situazione a dir poco imbarazzante che i leader dei partiti del Polo hanno evitato non facendosi vedere alla Fiera di Levante, forse perché conoscono meglio Lombardo e i suoi propositi negoziali.   
Basta leggere le serafiche, e al contempo allusive, dichiarazioni di Marcello dell'Utri (uno che sa quello che bolle veramente nel pentolone del Polo) per immaginare la possibile conclusione: ''L'accordo col movimento per l'autonomia è nelle cose… Il centro di Lombardo è tutto pirandelliano, molto siciliano. Le cose saranno più chiare al momento della verità, quello delle elezioni politiche...''
Parole ambigue che, considerato lo spessore del personaggio che le ha pronunciate, andrebbero  decifrate. Che cosa vuol dire ''l’accordo è nelle cose''? Quali sono queste ''cose''? E che c'entra Pirandello col Mpa? Il grande drammaturgo agrigentino - si sa - è un autore dell'assurdo. Forse il senatore, amico intimo di Berlusconi, vorrebbe stigmatizzare l'assurdità di un movimento che ''non si muove'' o c'è un'altra interpretazione? Vedremo.

* Pubblicato in ''La Repubblica'' del 20 dicembre 2005

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21 dicembre 2005
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