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Il Muos crea un precedente giudiziario

La Procura di Palermo indaga sulla pre-sentenza del Collegio del Consiglio di giustizia amministrativa

10 settembre 2015

È stata affidata alla Procura di Palermo un’incombenza che non ha precedenti: verificare se il comportamento del presidente del Collegio del Consiglio di giustizia amministrativa, Marco Lipari, e dell’estensore di una sentenza, Gabriele Carlotti, sia stato rispettoso della legge.
Il direttivo dell’Associazione Antimafie Rita Atria, nutre infatti dei dubbi sulle decisioni assunte dal Cga di Palermo - l’equivalente del Consiglio di Stato sul territorio nazionale - in merito alla realizzazione del Muos a Niscemi, al punto da ritenere che possa sussistere il reato di abuso in atti d’ufficio.
I magistrati amministrativi di secondo grado potrebbero rispondere penalmente, stando alle valutazioni dell’associazione, per una sentenza, peraltro non definitiva, che si allontana dal pronunciamento del Tar in primo grado.

I giudici di prima istanza diedero ragione a chi chiedeva lo smantellamento dell’impianto satellitare, in appello il Cga ha rinviato la decisione, chiedendo nuove verifiche sui pericoli per la salute dei cittadini, provocate dal poderoso impianto.
Al di là del merito, l’iniziativa dell’associazione di fatto adombra una responsabilità del collegio giudicante nell’adozione del provvedimento, inaugurando una procedura del tutto nuova.
Invece che opporsi alla decisione, l’associazione, attraverso il suo legale, si è rivolto all’autorità giudiziaria, sospettando che sia stato commesso il reato di abuso d’ufficio. Se questa procedura fosse adottata potrebbe costituire un principio, i giudici amministrativi, e non solo loro, potrebbero essere perseguiti in corso d’opera e i loro atti sottoposti a giudizio, civile o penale.

E che cosa accadrebbe ove la Procura, evento invero assai improbabile, decidesse di aprire un fascicolo ed iscrivere sul registro degli indagati i componenti del Cga?
L’Associazione Antimafie Rita Atria esprime severi giudizi sulla scelta adottata dal Cga, che il 3 settembre scorso, ha ordinato nuove verifiche prima di scrivere la sentenza definitiva. Si tratterebbe, secondo gli autori dell’esposto, di richieste che non hanno precedenti nella storia giudiziaria italiana. Il verificatore, infatti, dovrebbe essere estraneo alle parti in giudizio, mentre il Cga pretende verifiche da ben tre ministeri, considerati appartenenti alla stessa parte in causa del "resistente", con spese a carico del comune di Niscemi. Si teme, perciò, che il Cga abbia precostituito le condizioni per legittimare la costruzione del Muos.
Le violazioni delle norme, denunciate dagli esponenti, sono accompagnate da alcune considerazioni sul ruolo di Lipari e Carlotti, accennando ai loro incarichi governativi ottenuti in passato ("ed in alcuni casi ben remunerati") e mantenuti nel presente "anche presso il Ministero dell’Ambiente".
Il Muos, dunque, oltre che un caso di caratura internazionale, rischia di trovare spazio nei libri di storia giudiziaria.

Sui rischi ambientali si sono pronunciati, com’è noto, esperti con valutazioni diverse, così come sulle procedure autorizzative seguite. Ma l’opposizione di alcuni movimenti ed associazioni siciliane al Muos è stata severa e netta sin dal primo giorno. Più forte e risoluta che trenta anni fa, quando le ogive nucleari arrivarono in Sicilia e furono installate a Comiso, nonostante la contrarietà dei siciliani. Eppure il Muos non è un’arma di distruzione di massa, serve anche a saperne di più sui tagliagole dell’Is che minacciano l’Europa a poche miglia dalle coste siciliane. [Fonte: SiciliaInformazioni.com]

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10 settembre 2015
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