Il neomelodico invia un bacione a "Gino 'u mitra"
L'indissolubile legame tra le feste di rione e la mafia
E' venuto a Palermo per cantare alla festa organizzata per la Madonna del Carmine nello storico quartiere arabo della Kalsa. Un'esibizione attesa, quella del cantante neomelodico napoletano Raffaele Migliaccio in arte Raffaello, con un fuoriprogramma: i saluti al boss del quartiere incarcerato Gino Abbate, detto 'Ginu u mitra', gridati dal palco su suggerimento di un giovane.
Una delle sue canzoni più famose, 'La nostra storia', apriva il film tratto dal libro di Roberto Saviano, Gomorra. Un brano che Raffaello, 25 anni, arrestato e condannato a un anno l'anno scorso per porto d'armi e oltraggio a pubblico ufficiale, ha ripetuto.
"Ancora una volta una festa popolare e religiosa diventa occasione per inneggiare ai boss mafiosi detenuti o latitanti con tanto di invito da parte dei presentatori o dei cantanti e successivo applauso della piazza. Mi auguro che l'artista e gli organizzatori siano stati accompagnati in caserma e che nessun ente pubblico abbia patrocinato la manifestazione del quartiere Kalsa", ha commentato il deputato regionale del Pdl Salvino Caputo.
"L'omaggio dal palco di un concerto al boss Gino Abbate è semplicemente scandaloso. Mi auguro che gli inquirenti facciano piena luce sulla dinamica, identificando il 'suggeritore' della dedica, e così il sindaco chiedendo conto agli organizzatori della manifestazione". Questo il commento del presidente dei senatori dell'Udc e segretario regionale siciliano, Gianpiero D'Alia.
Secondo il procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Ignazio De Francisci, coordinatore dell'operazione Hybris, in cui nel luglio scorso era stato arrestato proprio Ginu 'u mitra, purtroppo "le feste nei rioni sono feste popolari ma sono anche feste di mafia: un binomio che in certi casi è indissolubile". "L'omaggio del cantante napoletano al boss della zona - ha spiegato De Francisci intervistato da LiveSicilia - è dovuto al fatto che il mafioso è di base popolano: nel suo quartiere però è anche popolare". "Queste feste servono ai boss per cercare di accrescere il proprio potere all'interno del quartiere. Spesso basta guardare chi c'è in prima fila durante i concerti per capire chi siano i principali boss del quartiere in quel momento. Ricordo il caso di Pietro Lo Bocchiaro, colui che assassinò Pietro Marchese in carcere nel 1982; lo intercettammo mentre parlava con la sua compagna durante il concerto della festa della Guadagna e le diceva di essere affacciato al balcone davanti al palco: un po' la tribuna d'onore della manifestazione".
[Informazioni tratte da ANSA, GdS.it, LiveSicilia.it]