Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Il no del governo al 20% di frutta nelle bibite

Spaccatura all'interno del Pd: "Ma Martina è il ministro delle Politiche agricole o delle multinazionali?"

29 marzo 2014

La percentuale minima di vera frutta nelle bevande analcoliche non aumenterà. Rimarrà ferma all'attuale 12% e non verrà portata al 20%. Perché l'emendamento alla legge comunitaria, proposto in commissione Agricoltura della Camera dai Pd Nicodemo Oliverio e Michele Anzaldi, è stato bocciato dalla commissione Affari europei dopo il parere negativo del governo.
Perciò, niente frutta in aggiunta, bibite e bevande rinfrescanti rimangono così come i consumatori sono abituati a berli.

Ma rimane anche il dato politico, ossia la spaccatura in seno al Pd che, con alcuni deputati, ha attaccato duramente il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina: "E' il ministro delle Politiche agricole o delle multinazionali? E' singolare che invece di difendere gli interessi dei nostri agricoltori e consumatori, sulla quota di frutta nei succhi il ministro preferisca tutelare le grandi aziende e vada contro il voto espresso dalla commissione Agricoltura su impulso proprio del Pd", hanno dichiarato i democratici Michele Anzaldi della commissione Agricoltura, Federico Gelli e Giovanni Burtone, entrambi della commissione Affari Sociali. "L'aumento della quota di frutta nelle bevande analcoliche - hanno aggiunto i deputati Pd - rappresenta una conquista che tutela maggiormente la salute dei consumatori, come dicono i medici, e dà impulso ai nostri produttori, in particolare quelli medi e piccoli. Una misura che sorprendentemente il ministro all'Agricoltura non ha voluto sostenere, andando contro il suo stesso settore di competenza. Un atteggiamento poco comprensibile: nel momento in cui i parlamentari del Pd mostrano di saper resistere alle pressioni, la sconfessione arriva proprio dal titolare del ministero competente".

No dell'Ue a innalzamento soglia minima di frutta nei succhi. Coldiretti Sicilia: "Duecento milioni di chili di arance in meno"
di Rosa Russo (Cronache di gusto, 26 Marzo 2014)

"Ancora una volta vince la logica del profitto e dell'industria". E' questo il commento pieno di amarezza del Presidente della Coldiretti siciliana, Alessandro Chiarelli alla notizia della bocciatura dell'emendamento alla Legge europea 2013 finalizzato ad innalzare la percentuale minima di frutta nei succhi e bevande analcoliche al 20% da parte della Commissione Politiche dell'Unione Europea della Camera.
La vecchia norma nazionale, ormai datata, (Legge n.286 del 1961) prevede infatti che le bevande al gusto di agrumi possono essere colorate a condizione che esse contengano appena il 12% di succo di agrumi vero.

Senza questa bocciatura duecento milioni di chili di arance all'anno in più sarebbero state bevute dai ventitré milioni di italiani che sono soliti bere succhi di frutta e bibite gassate, mentre cinquantamila chili in più di vitamina C avrebbero combattuto contro l'influenza. Si sarebbe apportato dunque un concreto miglioramento nella qualità dell'alimentazione. Un guadagno in salute a vantaggio dei cittadini e  dello Stato. Per non parlare del fatto che sarebbe stato un vero toccasana per l'agrimicoltura siciliana.
"Non accettare il principio" continua Chiarelli "che i succhi di frutta debbano avere il 20% di succo di agrumi vero e ancor di più attraverso un percorso tracciato e rintracciato in modo che il consumatore possa scegliere in base al proprio gusto per noi è un fatto grave che si ritorce sulla economia e sulle aziende agricole che non potranno contare così su un più ampio margine di redistribuzione. Eravamo fiduciosi sul fatto che lo stesso PD, nella scorsa legislatura,  avesse votato l'emendamento previsto nella legge comunitaria e speravamo che venisse definitivamente approvato ed attuato. In questo modo è stato dimostrato che non si comprende davvero il valore e la qualità degli agrumi siciliani ".

Adesso Coldiretti si sta interrogando per capire quale direzione prendere per fermare la lobby delle aranciate senza arancia che, secondo Coldiretti, stanno facendo sparire il frutteto italiano.
"Per la Sicilia in particolare" conclude Chiarelli "si tratta di una grande perdita e di una occasione persa. Le arance siciliane avrebbero potuto fare un balzo in avanti, ma tutto è andato in fumo. Consideriamo poi che i produttori stanno svendendo  le arance anche a meno di dieci centesimi al chilo. Questo è un fatto grave che si ritorce sulla agricoltura. Bisogna rivedere la politica comunitaria e l'intero indirizzo della politica agricola nazionale. Forte è infatti la delusione a seguito di questa notizia che nuovamente non tutela il consumatore e la qualità dei nostri agrumi".

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

29 marzo 2014
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia