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Il no della Corte dei Conti al ddl intercettazioni

"Le intercettazioni costituiscono uno dei più importanti strumenti contro la corruzione"

23 febbraio 2011

Il disegno di legge sulle intercettazioni "non appare indirizzato ad una vera e propria lotta alla corruzione". Lo ha affermato il procuratore generale della Corte dei Conti, Mario Ristuccia, ieri nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario.
Le intercettazioni, ha sottolineato ancora il procuratore generale, costituiscono "uno dei più importanti strumenti investigativi utilizzabili allo scopo" di contrastare il fenomeno della corruzione.
La Corte dei conti boccia anche la legge Cirielli, che ha dimezzato i termini di prescrizione "con il risultato che molti dei relativi processi si estingueranno poco prima della sentenza finale, sebbene preceduta da una o due sentenze di condanna".

Il procuratore generale Ristuccia ha poi puntato il dito contro la corruzione e le frodi che, ha avvertito, sono "patologie" che "continuano ad affliggere la pubblica amministrazione". Un fenomeno, ha sottolineato, che riguarda soprattutto aiuti e contributo nazionali e dell'Ue. "I dati al riguardo non consentono ottimismi", ha spiegato il procuratore secondo cui la situazione di "cattiva amministrazione, nonostante i progressi conseguiti in termini di efficienza, continua a caratterizzare in negativo l'immagine complessiva dell'apparato amministrativo". Inoltre, ha proseguito Ristuccia, si assiste a una "rimarchevole diminuzione delle denunce che potrebbe dare conto di una certa assuefazione al fenomeno verso una vera e propria 'cultura della corruzione'". Inoltre ci si "interroga in termini dubitativi" se il federalismo fiscale, renderà più diretta la relazione tra decisioni prese e risultati conseguiti "ovvero possa avere l'effetto contrario di aumentare la corruzione".
Sul federalismo fiscale però non sono solo ombre. "Uno dei benefici maggiori attesi dal conferimento di beni dello Stato alle amministrazioni locali" è quello connesso "alla possibilità di ottenere una migliore redditività dal patrimonio trasferito". "La Corte, pur rilevando come la dimensione dei beni da trasferire sia di fatto contenuta - ha aggiunto Luigi Giampaolino, Presidente della Corte dei Conti - ha evidenziato due importanti effetti positivi del provvedimento: da un lato, offrire un volano finanziario per specifici interventi di riqualificazione del territorio e, dall'altro, rappresentare una importante opportunità per rivedere e potenziare le possibilità di utilizzo di un patrimonio spesso trascurato o messo a reddito in maniera inadeguata". Tra le criticità del federalismo fiscale, la Corte ha sottolineato "il rischio che, nel complesso, l'impianto previsto possa produrre squilibri in termini di dislocazione territoriale del gettito fiscale (principio cardine del nuovo assetto) e di incertezza sulla sua effettiva invarianza".

Quanto al versante economico, "sull'impianto della manovra, la Corte ha formulato valutazioni puntuali sugli interventi di natura fiscale, con particolare attenzione alle misure per la lotta all'evasione, alle riduzioni lineari della spesa statale, alle misure per il pubblico impiego e agli interventi relativi alla finanza regionale e locale e, pur nella consapevolezza di un indirizzo restrittivo imposto dal comune impegno europeo, sono state sollevate preplessità sulla sostenibilità di alcuni 'tagli di spesa' e sulla piena realizzabilità di specifici interventi, sia dal lato della spesa che su quello delle entrate". "Ma, soprattutto, è stata avanzata la preoccupazione per l'effetto di un ulteriore rallentamento della crescita economica, verosimilmente connesso alle misure di freno della spesa e di aumento delle entrate tributarie - ha concluso il presidente Giampaolino- in tal senso, la Corte ha richiamato l'urgenza di un impegno rafforzato in direzione della riqualificazione della spesa pubblica, così da consentire di sostituire gradualmente gli interventi indifferenziati di contenimento con misure più selettive".

Le reazioni politiche - "Le intercettazioni sono utili ma vanno regolamentate" ha detto il capogruppo della Lega Nord, Marco Reguzzoni. Dura invece la posizione dell'Italia dei Valori: "Ha ragione la Corte dei Conti: le intercettazioni sono uno strumento indispensabile per le indagini. Solo una maggioranza di pazzi o di conniventi con la criminalità può pensare di limitarle..." taglia corto il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi. "Sulle intercettazioni non c'è nessuna possibilità di collaborazione con il governo, vorrei dire perfino a prescindere dal merito" ha detto Massimo D'Alema. "L'insistenza con cui Berlusconi vuole a tutti i costi limitare l’utilizzo delle intercettazioni rischia di aprire un ampio scontro istituzionale. Anche il giudizio della Corte dei Conti, infatti, è chiaro e netto. Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per le indagini e la persecuzione dei reati. Il problema per Berlusconi, invece, è proprio quello di limitare e ostacolare le indagini per garantirsi l’impunità, la privacy non c’entra nulla. Lo dimostrano le innumerevoli leggi approvate in questi anni per sfuggire alla giustizia". Questa la dichiarazione del senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

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23 febbraio 2011
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