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Il nodo immigrazione si scioglierà. Garantisce il governo

''Una cosa è certa: tutti i clandestini di Lampedusa saranno restituiti ai paesi di origine''

21 febbraio 2009

Partiamo subito dai dati resi noti dall'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr): l'86% dei migranti che arrivano via mare in Italia approda a Lampedusa. Lo scorso anno gli arrivi a Lampedusa hanno registrato un incremento del 153% rispetto all'anno precedente.
In base alle stime dell'organizzazione sono stati 31 mila, nel 2008, i migranti giunti sull'isola, sulle 36.000 persone arrivate complessivamente nello stesso periodo sulle coste italiane. Il tasso di riconoscimento di una qualche forma di protezione (status di rifugiato o protezione umanitaria) di coloro che sono arrivati via mare nel 2008 è stato del 50% circa.
Sparsi in Italia sono solo 1200 i posti disponibili nei Centri di identificazione ed espulsione. Un numero palesemente ridicolo se si pensa a quanti migranti possano arrivare nella sola Lampedusa nel giro di 24 ore.

Insomma, al di la di qualsiasi critica o polemica politica, non ci sono accordi che tengano e con nessun Paese volenteroso, se l'iter della legge anti-immigrazione del governo italiano è quello che il Viminale fino ad ora ci ha spiegato, ossia quello di prolungare da due a sei mesi il tempo massimo di permanenza.
E' un percorso verso la completa paralisi e il caos. Con l'arrivo della bella stagione e di altri prevedibili sbarchi, bisognerà che si trovino soluzioni urgenti per riuscire a sistemare gli stranieri senza permesso che approdano sulle nostre coste, e allo stesso tempo garantire che la situazione non degeneri mettendo a rischio la vita degli stessi extracomunitari, ma anche quella di chi ha il compito di assisterli.

Nonostante i numeri e nonostante il dramma che si è potuto constatare il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, continua però a sostenere che "con l'estensione da due a sei mesi del tempo di permanenza nei Cie potremo rimpatriare tutti i clandestini, e in particolari quelli provenienti dalla Tunisia che sono stati trattenuti in queste settimane a Lampedusa".
Per Corien Jonker, presidente della Commissione per l'immigrazione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa,: "Si deve porre immediatamente fine al rapido deterioramento della situazione degli immigrati a Lampedusa". "Siamo profondamente preoccupati per il sovraffollamento e il peggioramento delle condizioni nel centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa", ha aggiunto Jonker, parlando in questi giorni ad un seminario organizzato dalla Croce Rossa francese in collaborazione con il Consiglio d'Europa, e che solo due settimane fa aveva sottoscritto con altri 20 membri dell'Assemblea parlamentare un documento congiunto nel quale è espressa "preoccupazione per la situazione umanitaria" venutasi a creare nel Cpt di Lampedusa.
"Il sovraffollamento ha portato a violenti scontri tra i detenuti e le forze dell'ordine risultati in più di 60 feriti in seguito all'incendio divampato mercoledì scorso", ha detto Jonker. "Invito le autorità italiane a ritornare alla procedura di inviare gli immigrati ad altri centri per le pratiche di identificazione in modo da diminuire il sovraffollamento sull'isola. Non ci si può aspettare che un'isola così piccola possa gestire l'arrivo di 30 mila persone ogni anno", ha sottolineato la parlamentare olandese, che ha anche invitato l'Europa a ricordare all'Italia che deve conformarsi agli impegni che ha assunto in seno alle istituzioni europee di trattare gli immigrati in un modo umanitario attraverso appropriati centri.

Ma il ministro Maroni non sembra avere tempo per ascoltare il parere europeo e non torna indietro. Infatti proprio all'indomani della rivolta occorsa a  Lampedusa (LEGGI), dal Viminale è arrivata una nota che confermava l'immutatezza del piano di respingimento.
La ferrea volontà del Viminale ieri è stata ribadita anche dail sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. "Una cosa è certa: tutti i clandestini di Lampedusa saranno restituiti ai paesi di origine. Credo che sia proprio la consapevolezza del rimpatrio la causa delle loro violenze e delle reazioni, accompagnati dalla benzina sul fuoco gettata da chi visita Lampedusa, più che per constatare le condizioni di chi ci sta, per fomentare queste reazioni", ha detto Mantovano, a margine di un incontro con il Prefetto di Palermo, Giancarlo Trevisone. "A Lampedusa in questo momento - ha aggiunto - si cerca di garantire l'effettività delle espulsioni di coloro che sono trattenuti. Le decisioni del Consiglio dei ministri di oggi permettono di superare il problema dei tempi posto dall'ultimo accordo con le autorità tunisine". E ha sottolineato che questo è "un governo che ha deciso di fare rispettare le regole di una legge nazionale, ma sono regole europee che impongono di espellere chi entra in Europa, e quindi in Italia, senza rispettare le norme sul permesso di soggiorno".

Alla domanda su cosa pensa della richiesta di dimissioni avanzata dal sindaco di Lampedusa, Dino de Rubeis al ministro Roberto Maroni, Mantovano ha replicato: "In questo momento si devono mettere da parte le polemiche e bisogna chiedersi se vogliamo stare in Europa e fare rispettare le leggi, a partire da Schengen o continuare a raccontarci le storielle facendo entrare clandestinamente chiunque nel nostro paese". "Ricordo che fino a sette o otto anni fa - ha detto ancora Mantovano - la parte meridionale della Puglia era interessata da sbarchi continui provenienti dall'Albania. L'avere raggiunto accordi precisi con l'Albania, ma anche l'averli fatti rispettare ha portato, dal 2002, a bloccare quegli sbarchi. Lo stesso obiettivo vogliamo raggiungere anche a Lampedusa".

Intanto a Lampedusa, qualcuno tenta veramente di gettare benzina sul fuoco. Ieri pomeriggio, infatti, una scritta blasfema anti islamica è comparsa su uno dei muri perimetrali, all'interno del Centro di identificazione ed espulsione, dove due giorni fa un gruppo di immigrati ha dato vita a una rivolta incendiando i locali della struttura. L'episodio ha fatto salire nuovamente la tensione all'interno del Centro, dove in questo momento si trovano circa 500 immigrati, quasi tutti di religione islamica. La scritta è stata coperta dal personale del centro.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Corriere.it, Adnkronos/Ing]

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21 febbraio 2009
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