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Il nuovo allarme della Dia

La Direzione Investigativa Antimafia evidenzia l'aumento delle famiglie autonome e "la destabilizzazione del tessuto mafioso nell'Est"

27 gennaio 2012

La "linea strategica" della mafia tende tuttora a valorizzare la componente "affaristica", da perseguire in una situazione di "non belligeranza" con lo Stato. Ma questo non esclude il possibile "ricorso a nuovi ed efferati atti dimostrativi".
 A lanciare l'allarme è la Relazione al Parlamento dell'attività svolta della Direzione investigativa antimafia nel semestre gennaio-giugno 2011. Tali atti, dei quali "non sono mancati nel recente passato labili segnali, potrebbero trovare motivazione non solo nella sostanziale fluidità degli equilibri attuali ma anche nella volontà, da parte di taluni personaggi desiderosi di emergere, di attestare una plateale capacità militare idonea ad acquisire consensi per la leadership", avvertono gli analisti. In sostanza, "i principali macro aggregati mafiosi stanno mutando la propria architettura organizzativa rivisitando in alcuni casi le proprie strategie, ed in altri ridefinendo le alleanze tattiche che ne avevano caratterizzato la precedente evoluzione".

Sotto il profilo strutturale, "Cosa Nostra sembra voler orientare la propria configurazione ad un profilo meno verticistico, privilegiando un modello relazionale fondato sull'autonomia delle famiglie".
Non si può escludere, "tuttavia, che lo scenario di Cosa Nostra palermitana non possa essere segnato da futuri, per quanto tendenzialmente 'chirurgici', atti violenti nei confronti di soggetti che, una volta usciti dal carcere per fine pena, pretendano di riassumere ruoli di spicco all'interno dell'organizzazione". E "allo stesso modo, la progressiva attenuazione degli storici equilibri tra fazioni un tempo alleate, costituisce un potenziale elemento di destabilizzazione del tessuto mafioso della Sicilia orientale".
La consorteria mafiosa - si legge ancora nella Relazione - lamenta una "crisi di liquidità" ma l'organizzazione "riesce comunque ad esprimere una significativa capacità di ingerenza nel circuito economico, non solo tramite la pressione estorsiva sul territorio ma anche con tentativi di penetrazione illegale nelle attività imprenditoriali maggiormente remunerative, specie negli appalti pubblici e nei settori che godono degli incentivi statali". [Informazioni tratte da Corriere.it, AGI]

 

 

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27 gennaio 2012
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