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Il nuovo Governo Italiano

Il nuovo premier Prodi annuncia: ''Non possiamo sbagliare!''. Il Popolo Italiano se lo augura di cuore

18 maggio 2006

Sono passate le elezioni e sembra, finalmente, siano passati anche tutti i discorsi su brogli e riconteggi vari. E' passata l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, e con essa sembra sia passato tutto il polverone sulla supposta parzialità politica che questo (Giorgio Napolitano) avrebbe potuto avere. E' passata pure la scelta dei ministri, e della consueta (a tutti i governi, purtroppo) lottizzazione delle poltrone. Ed è passato, da un solo giorno ma è passato, pure il governo Prodi che, ancora in fasce, dovrebbe iniziare a fare i suoi primi passettini in questi giorni.
''L'Italia si aspetta molto. Sentiamo il grande senso di responsabilità. Non possiamo fallire''. Sono state queste le prime parole del Prof. Prodi al termine della giornata di ieri segnata dal giuramento della sua nuova squadra al Quirinale. Un'affermazione che sembra voler sottolineare la profonda consapevolezza che ha questo nuovo governo su quanto l'Italia intera si aspetta e che non si può deludere.

Intanto, si è consumata la cerimonia del giuramento, rito che rappresenta tutto il solenne rispetto che un governo deve avere nei confronti del proprio Paese. Uno dopo l'altro, i ministri del nuovo esecutivo hanno letto la formula di rito davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Dopo il giuramento e la foto di gruppo, Prodi si è diretto a Palazzo Chigi, dove ad attenderlo c'era il premier uscente Silvio Berlusconi per la cerimonia dello scambio delle consegne.
''Un colloquio lungo e molto utile, al di là delle formalità. Un incontro improntato alla massima cordialità e amicizia'', ha raccontato poi Prodi.
Ultimato anche il rito del passaggio di consegne, si è riunito il primo Consiglio dei ministri del governo Prodi.
Berlusconi, da parte sua, ha ringraziato tutti, augurando ''buon lavoro con il nuovo Presidente del consiglio''. E il Cavaliere non ha fatto mancare siparietti e battutine, dalla lezioncina di scampanio fatta a Prodi alla consegna della campanella presidenziale, al finto disorientamento prima di lasciare la stanza. L'ex premier ha così lasciato Palazzo Chigi, salutato dagli applausi dei dipendenti.
Fuori ha poi commentato: ''Il mio è stato un arrivederci, certo non un addio''.

Oggi al Senato comincerà il dibattito sulla fiducia che si concluderà con il voto al governo Prodi venerdì nella tarda mattinata. Il governo si sposterà lunedì alla Camera per ricevere la fiducia martedì. Il Parlamento resterà poi chiuso fino alla settimana successiva per le elezioni amministrative e comincerà i suoi lavori soltanto all'inizio di giugno.

Uomini e donne (poche, pochissime) del nuovo governo.
Dopo aver letto la lista dei ministri, Prodi ha sottolineato che si tratta ''di una squadra molto coesa, più omogenea di qualsiasi descrizione che ne veniva fatta in precedenza. È una squadra - ha concluso - non un insieme di individui, fatta per durare l'intera legislatura''.
Insomma, sciolto l'«ingorgo» istituzionale che ha visto la nomina dei presidenti delle Camere e l'elezione e l'insediamento del capo dello Stato, a più di un mese dalle elezioni per Romano Prodi è così arrivato il momento della presentazione e del giuramento del suo governo.
Un elenco ultimato la notte prima del giuramento, nel corso di un ultimo confronto fra i partiti della maggioranza sulla distribuzione delle deleghe.
Squadra fatta quindi, e con nomi di grandissimo prestigio internazionale, ma che ha comunque suscitato delle polemiche, ovviamente a destra ma anche a sinistra. La mela della discordia? L'esiguo numero di donne nell'esecutivo.
Solo sei su venticinque. E solo una con portafoglio. Troppo poche.
E' vero, il numero delle donne è triplicato rispetto al governo precedente ma ciò non è motivo di soddisfazione: le aspettative erano altre, le nomine rosa sono inferiori alle attese.
Solo Livia Turco ha avuto un ministero di peso (alla Salute). Per le altre - Pollastrini, Bindi, Melandri, Lanzillotta, Bonino - solo dicasteri senza portafoglio.

C'è qualità ma non quantità: fra i primi commenti, proprio quello della neoministro per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini: ''Avrei voluto più donne. E' chiaro che la qualità c'è, ed è indiscutibile. Ma capisco anche perché serva ora, più che mai, il ministero delle Pari opportunità...''. Punta il dito contro il premier anche il ministro uscente, Stefania Prestigiacomo, secondo la quale sono state ''disattese'' le promesse sulla presenza femminile nel governo Prodi.
''Dove sono le donne nel governo Prodi?'', si chiede Elettra Deiana, di Rifondazione comunista, mentre Adriana Poli Bortone, coordinatore di An in Puglia, sottolinea la mancanza di ''credibilità e sostanza'' negli incarichi assegnati alle donne e la ''mortificazione'' di Emma Bonino a un ''ruolo secondario''.
''Prodi non ha mantenuto le promesse - afferma Wanda Montanelli dell'Idv - ma del resto, erano tutti uomini a trattare''. Va bene l'aumento del numero delle donne ma hanno dicasteri ''leggerissimi'', osserva Isabella Rauti, consigliera nazionale di parità del ministero del Lavoro. Per Erminia Mazzoni, vice segretaria dell'Udc, ''Prodi ha già tradito gli italiani con le sue promesse mancate. Vorremmo sapere cosa pensano della presenza femminile nel governo le colleghe Francescato, Bonino, Binetti e Finocchiaro, che nelle scorse settimane erano intervenute, minacciando battaglia se l'impegno non fosse stato mantenuto''.
''Le donne al governo? Speravo di più'', afferma Marina Sereni, vicepresidente del gruppo dell'Ulivo alla Camera, e anche per il neoministro dell'Università, Fabio Mussi, ''sarebbe stato meglio se ce ne fossero state di più'', sebbene 6 su 25 siano ''comunque un piccolo passo avanti''. La pensa allo stesso modo un altro neoministro (Rapporti con il Parlamento), Vannino Chiti, che avrebbe ''desiderato che ce ne fossero di più: è un impegno che dobbiamo continuare a portare avanti''.
''Non ci si aspettava che venisse seguìto il modello spagnolo o scandinavo, ma nemmeno il 30 per cento di presenza femminile, pure annunciato, è stato raggiunto'', si legge nella dichiarazione congiunta delle europarlamentari dell'Unione, Pia Locatelli, Lilli Gruber, Marta Vincenzi, Luisa Morgantini, Donata Gottardi, Monica Fassoni e Pasqualina Napoletano.
E se Alessandra Mussolini osserva che ''purtroppo la discriminazione di genere trova spazio sia nel centrodestra che nel centrosinistra'', la first lady Flavia Prodi affida il proprio commento al titolo di una canzone: ''Le donne? Diciamo che si può dare di più...''.

E anche dalla Sicilia arrivano lamentele...
''L'assenza di ministri siciliani nel governo Prodi è un segnale chiaro della scarsa considerazione che il centrosinistra nutre nei confronti della Sicilia e più in generale nell'impegno per la politica del Mezzogiorno''. E' quanto sostiene il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Guido Lo Porto di An, commentando la lista dei ministri del governo Prodi.
''Il governo Prodi va bocciato non tanto per l'assenza dei ministri siciliani e meridionali, quanto per l'atto di ostilità dichiarato verso il Sud dal suo ministro ai Trasporti che all'esordio del nuovo esecutivo ha cancellato dall'agenda politica il Ponte sullo Stretto di Messina'', ha detto il leader e fondatore del Movimento per l'autonomia, l'eurodeputato Raffaele Lombardo.
Severo anche il vicepresidente dei senatori e coordinatore regionale di An in Sicilia, Domenico Nania: ''Le indiscrezioni hanno trovato conferma, nel governo dell'Unione non c'è neppure un ministro siciliano. Si passa da quattro ministri della Cdl, Martino, La Loggia, Miccichè e Prestigiacomo, a nessuno dell'Unione. Si tratta davvero di una mortificazione per cinque milioni di siciliani''.
Di diverso parere Lillo Speziale, capogruppo Ds all'Ars: ''L'importante non è tanto avere ministri siciliani, quanto avere un governo che lavori per il rilancio e lo sviluppo della Sicilia. E proprio questo è uno dei punti principali del programma del governo Prodi. Quanto alle vuote critiche che giungono dal centrodestra, vorrei ricordare che i ministri siciliani della scorsa legislatura non solo non hanno fatto nulla per la Sicilia, ma anzi si sono sempre piegati al disegno nordista del governo Berlusconi che ha affossato il Sud''.

- I ministri del nuovo Govero Italiano

 

 

 

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18 maggio 2006
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