Il nuovo presidente della Repubblica italiana è...
Al voto per il nuovo Capo dello Stato. Frattura interna nel Pd per l’intesa con Pdl e Scelta civica
Il presidente della Camera Laura Boldrini, con a fianco il collega del Senato Pietro Grasso, ha dato inizio stamane al voto per l'elezione del presidente della Repubblica.
Alle 10:00, alla Camera, il Parlamento in seduta comune, più i delegati regionali, ha iniziato con il primo scrutinio. Primo scrutinio con quorum fissato, come nei due successivi, nella maggioranza di due terzi dell'assemblea, 672 su 1007 grandi elettori, (630 deputati, 319 senatori, 58 delegati regionali).
Primo a depositare la scheda nell'urna il leghista Roberto Calderoli. A seguire, i senatori a vita Emilio Colombo e Mario Monti. Assenti, come previsto, gli altri due senatori a vita Giulio Andreotti e Carlo Azeglio Ciampi.
I riflettori sono puntati su Franco Marini, sul cui nome è stata raggiunta ieri un'intesa Pd-Pdl e Scelta Civica che ha però provocato una spaccatura nel Partito democratico e il no di Sel che all'unanimità questa mattina ha deciso di convergere sul candidato indicato dai 5 Stelle, Stefano Rodotà.
Sulla carta Marini dovrebbe contare su 742 voti, visto che dagli 835 elettori di Pd, Pdl e Scelta civica bisogna sottrarre i renziani (51), Sel (42). Mentre la Lega (36) ha fatto sapere che voterà Marini già alla prima votazione e non Emanuela Dal Lago, candidata del Carroccio fino a poche ore fa. Resta da capire se il dissenso nel Pd andrà oltre l'area che fa riferimento a Matteo Renzi (Pippo Civati ha stamattina annunciato il voto per Rodotà).
Un appello all'unità è arrivato proprio da Marini. "Stamattina De Mita mi ha fatto una telefonata, mi ha fatto molto piacere. E' una battaglia dura e spero si possa fare bene. L'augurio è che il mio partito possa ritrovare una forte unità oggi. Scissione? Ma quale scissione", ha detto questa mattina l'ex presidente del Senato ai microfoni di Tgcom24, uscendo dalla sua abitazione.
Dunque, l’altro nome forte in campo è quello di Stefano Rodotà, per cui anche parte dell'opinione pubblica si sta mobilitando. La base del Pd ha organizzato una protesta alle 13 in piazza Montecitorio con un sit-in "contro Marini e il patto con il Pdl", creando un gruppo su Facebook che ha già raccolto più di 5 mila adesioni.
L'ex garante della privacy, lanciato da Beppe Grillo dopo la rinuncia di Milena Gabanelli e di Gino Strada, è ben visto anche da Sel, al punto che il capogruppo alla Camera, Gennaro Migliore, annuncia su Twitter l'esito della riunione dei grandi elettori del suo partito: "Sel decide all'unanimità per il voto a Rodotà". Ma questa divergenza di posizioni, chiarisce a stretto giro Nichi Vendola, "non significa il tramonto dell'alleanza con il Pd".
A favore del giurista, come già detto, anche i renziani, in tutto una cinquantina fra deputati e senatori. "Meglio lui di Marini", ha scandito Matteo Renzi, che ha bocciato con forza l'intesa tra Pd e Pdl sul nome dell'ex sindacalista.
La rinuncia di Milena Gabanelli - E la risposta arrivò. Milena Gabanelli ha detto no al Movimento 5 Stelle, dopo essere risultata la più gradita alle 'Quirinarie'. "Continuo a fare la giornalista", ha annunciato in una lettera al 'Corriere della Sera' rinunciando alla candidatura per la corsa al Quirinale.
"Mi rivolgo ai tanti cittadini che hanno visto in me una professionista sopra le parti - si legge nella lettera pubblicata ieri in esclusiva dal Corriere della Sera online - e quindi adeguata a rappresentare l'inizio di un cambiamento nel Paese. Sono giornalista da 30 anni e ho cercato sempre, in buona fede, di fare il mio mestiere al meglio; il riconoscimento che in questi giorni ho ricevuto mi commuove, e mi imbarazza". "Certamente - prosegue Gabanelli - non mi sono mai trovata in una situazione dove sottrarsi è un tradimento e dichiararsi disponibile un segno di vanità. Forse non si sta parlando di me, ma dell'urgenza di dare un volto a un'aspettativa troppo a lungo tradita. Che io non avessi le competenze per aspirare alla Presidenza della Repubblica mi era chiaro sin da ieri, ma ho comunque ritenuto che la questione meritasse qualche ora di riflessione. E non è stata una riflessione serena".
"Quello che mi ha messo più in difficoltà in questa scelta è stato il timore di sembrare una che volta le spalle, che spinge gli altri a cambiare le cose ma che poi quando tocca a lei se ne lava le mani. Il mio mestiere è quello di presentare i fatti - va avanti Gabanelli - far riflettere i cittadini e spronarli anche ad agire in prima persona. Ma quell'agire in prima persona è tanto più efficace quanto più si realizza attraverso le cose che ognuno di noi sa fare al meglio. Io sono una giornalista, e solo attraverso il mio lavoro - che amo profondamente - provo a cambiare le cose, ad agire in prima persona, appunto", conclude.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Repubblica.it]