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Il nuovo volto di Bernardo Provenzano, ricostruito con le indicazioni del pentito Giuffrè

Vecchio e stanco ma con lo sguardo uguale a quello di cinquantanni fa

08 marzo 2005

C'è chi lo ha paragonato a Rambo, chi lo descritto asciutto e ''tisu comu un picciutteddu'', altri lo hanno ritratto massiccio e forte come un trattore. Bernardo Provenzano, la ''primula rossa di Corleone'', ''Binnu u tratturi'', ''U prufissuri'', ''U ziu'' ora ha un volto, o almeno, ora ha il volto che il pentito Antonino Giuffrè (suo ex braccio destro) ha descritto agli esperti della polizia. 

Molto somigliante all'identikit fino ad ora conosciuto da tutti, il nuovo volto del superlatitante Provenzano, è scavato, con lo sguardo imperturbabile di chi per 42 anni è stato un fuggitivo con in mano un potere ancora forte, se pur molto più indebolito dall'epoca in cui decise di far saltare in aria i giudici Falcone e Borsellino, per poi decretare la fine della ''guerra allo stato'', forse per meglio immettersi in questo.
Agli esperti della Scientifica, Giuffrè ha indicato anche i segni della sofferenza e della malattia nel volto di quell'uomo che il 31 gennaio scorso ha compiuto 72 anni. Per ben due volte, negli ultimi quattro anni, Provenzano ha dovuto sottoporsi a un'operazione di prostata, l'ultima volta a Marsiglia nell'ottobre del 2003, tornado poi ''ferrigno come sempre'', ha precisato ai magistrati il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè.

Il nuovo volto di Bernardo Provenzano è stato reso noto ieri nel corso di una conferenza stampa alla questura di Palermo dal procuratore Pietro Grasso, dal prefetto Nicola Cavaliere, capo del Dipartimento anticrimine centrale della polizia e dal questore del capoluogo siciliano Giuseppe Caruso.
L'identikit è una elaborazione al computer: fu tracciato nell'estate del 2002, subito dopo il pentimento di Giuffrè, e da allora è stata la bussola per gli investigatori che sono impegnati nella ricerca del superlatitante. E' lo stesso mostrato nei giorni scorsi ai medici e agli infermieri della clinica di Marsiglia.
"Corporatura robusta, occhi castano chiaro, capelli castano scuri - così ha spiegato Giuffrè - Cercate una cicatrice al collo". Ma qualche anno fa, arrivò una soffiata agli investigatori: "Provenzano ha fatto ricorso a un chirurgo plastico".

Nel volto che oggi dovrebbe avere Bernardo Provenzano c'è lo stesso sguardo da ''padrino'' che 47 anni fa restò impresso nella prima e unica foto segnaletica, scattata nella caserma dei carabinieri di Corleone: era il 17 settembre 1958. Provenzano allora 25enne aveva rubato sette quintali di formaggio insieme ad altri complici poi diventati tristemente famosi anche loro. In cella rimasero solo pochi giorni. Poco meno di un mese dopo, a casa di Provenzano arrivò una diffida della Questura di Palermo, "per le sue frequentazioni pericolose".
Il 9 maggio 1963 seguì una convocazione nella caserma dei carabinieri di Corleone, "per nuovi accertamenti", ma quella volta non si presentò nessuno. Il 18 settembre, dopo la strage in cui morirono tre mafiosi del clan perdente di Corleone, Provenzano era già ufficialmente latitante.

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08 marzo 2005
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