Il pane: chi lo conosce?
I consumi di pane stentano a ripartire. Anzi, si stanno riducendo sempre di più
I consumi stentano a ripartire ed anzi per la verità si stanno riducendo sempre più. I deboli provvedimenti dell’esecutivo non sembra riescano a far ripartire il mercato dei consumi, nemmeno quelli cosiddetti di prima necessità.
Latte, carne, vino e adesso il pane subiscono contrazioni vertiginose negli acquisti e nei consumi in questi anni di crisi e negli ultimi mesi il calo è impressionante davvero. Negli ultimi dieci anni si sono addirittura dimezzati, passando da 170 a 85 grammi al giorno, quasi una razione da tempi di guerra.
E le guerre comunque, anche se non mondiali nella accezione classica dei termini ci sono, eccome.
Il consumo giornaliero nel 2010 era di 150 grammi pro capite mentre nel 2000 era di circa 200. E il pane è sempre stato un alimento che le classi meno agiate hanno consumato in abbondanza magari senza avere troppo companatico.
Ma il pane riempie la pancia.
Sono finiti gli anni forse un poco folli della comparsa sul mercato di innumerevoli tipi di pane più o meno veri o tradizionali riproposti ad un mercato spendaccione.
Un italiano su due mangia il pane avanzato dal giorno prima, c’è chi lo mette nel freezer e lo riscalda per più giorni, e grazie alle tecnologie e ai fornetti, ben 16 milioni di italiani se lo fanno in casa assieme a dolci, torte, ravioli, ciambelle, biscotti, crescente etc.
E i negozi di panetteria non vendono e chiudono... Già la grande distribuzione ha sottratto clientela e pezzi venduti e in più il mestiere del fornaio fatto come si deve è durissimo e quindi moltissimi forni artigianali hanno chiuso.
Se aggiungiamo che nel breve volgere di un anno le quotazioni del grano duro, che secondo un tal Farinetti l’Italia non produce a sufficienza per il fabbisogno interno, sono calate ben del 43% e i compensi degli agricoltori sono tornati ai livelli del 1986 si capisce come il settore sia veramente in grossa difficoltà.
La legge finanziaria in uscita al momento sembra pasticciata e molto raffazzonata.
Non ci sono soverchie speranze ed illusioni di miglioramenti. Però piace assai ad industriali e finanzieri, ed anche all’esercito, che si appresta a spianare i nuovi caccia F 35. costati per il solo noleggio decine di miliardi di euro e chiamate fessi chi ha fatto il contratto, e a trasferirsi sul fronte orientale per contrastare fieramente il pericolo russo. Colonnello, i nostri soldati dislocati sul fronte orientale lo vorranno il pane?