Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

IL PAPELLO

Ciancimino jr ha consegnato ai pm di Palermo e Caltanissetta le richieste della mafia allo Stato

16 ottobre 2009

E alla fine è saltato fuori, il "papello". Una fotocopia però, non l'originale. Per chi ancora non avesse chiaro di cosa stiamo parlando, sinteticamente diciamo che il 'papello' è un foglio di carta nel quale, all'inizio degli anni '90, Totò Riina vergò un'elenco di richieste da sottoporre allo stato; qualora qust fossero state accolte, Cosa nostra avrebbe fermato le stragi. Questo documento fu consegnato a Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo, condannato per mafia e defunto negli anni scorsi, che avebbe dovuto passarlo ad alti esponenti delle istituzioni.
Il papello, fino ad ora, è stato custodito dal figlio di Vito Ciancimino, Massimo, che diventato, non collaboratore di giustizia, ma come tiene sempre a precisare, dichiarante di fatti, ha "promesso" ai magistrati che ne avrebbe podotto copia e l'avrebbe loro consegnata. 
 
Ebbene, ieri mattina è stata consegnata una fotocopia del papello alla Procura di Palermo. Dopo la conferma da parte di fonti qualificate del palazzo di giustizia, oggi "L'espresso" ha pubblicato un articolo, a firma di Lirio Abbate, e alcune foto del famoso foglio A4 (Leggi e guarda su "L'espresso"). Secondo l'articolo di Abbate, le richieste che i boss di Cosa nostra avanzarono agli uomini delle istituzioni nell'estate del 1992, fra le stragi Falcone e Borsellino, per arrivare a una tregua, sono in tutto dodici.

A consegnare il papello al procuratore aggiunto Roberto Scarpinato e al pm Nino Di Matteo è stato l'avvocato di Massimo Ciancimino, Francesca Russo. Il legale di Ciancimino avrebbe consegnato anche altri documenti.
"Ma accanto a questo elenco - dice ancora l'articolo - spunta a sorpresa un altro 'papello' con le proposte e le modifiche ai 12 punti pretesi dai corleonesi che don Vito Ciancimino avrebbe scritto di proprio pugno e consegnato all'allora colonnello del Ros, Mario Mori. Nei fogli si leggono al primo punto i nomi di Mancino e Rognoni; poi segue l'abolizione del 416 bis (il reato di associazione mafiosa); 'Strasburgo maxi processo' (l'idea di Ciancimino era quella di far intervenire la corte dei diritti europei per dare diverso esito al più grande procedimento contro i vertici di Cosa nostra); 'Sud partito'; e infine 'riforma della giustizia all'americana, sistema elettivo...'. Su questo papello scritto da Vito Ciancimino era incollato un post-it di colore giallo sul quale il vecchio ex sindaco mafioso di Palermo aveva scritto: 'Consegnato al colonnello dei carabinieri Mori dei Ros'. Per gli inquirenti il messaggio è esplicito e confermerebbe il fatto che ci sarebbe stato una trattativa fra i mafiosi e gli uomini delle istituzioni".

Le dodici richieste - Le richieste contenute nel papello sono tutte quasi completamente inaccettabili, tanto che lo stesso Vito Ciancimino, quando ne prese visione, ebbe a commentare, riferendosi ai mittenti: "Le solite teste di minchia". Al primo punto la mafia chiedeva la revisione del maxiprocesso, appena chiuso in Cassazione con dodici condanne all’ergastolo, praticamente la cupola nella sua interezza.
La lista si chiude con una pretesa di natura politica, probabilmente inserita per dare al papello la connotazione di un "documento di popolo" condiviso dai siciliani: la mafia, perciò, chiedeva la defiscalizzazione della tassa sul carburante. Ma il papello va oltre, con pretese pesanti: la riforma dei pentiti, l'abolizione della legge Rognoni-La Torre (che regola il sequestro dei beni illeciti), l'abolizione del "decreto sui carcerati", così viene chiamato dall’anonimo estensore il "41 bis" che in quel momento era ancora un decreto, la libertà (anche attraverso il "carcere a casa") per i detenuti che hanno superato i 70 anni, la chiusura delle supercarceri di Pianosa e Asinara (oggi avvenuta senza alcun merito del papello), l'abolizione della censura tra i detenuti e i familiari, il trasferimento dei carcerati nelle strutture vicine alle proprie famiglie. Ma la richiesta più curiosa, certamente parto di una fervida mente politico-giudiziaria, riguarda l’ipotesi di una riforma che introducesse il principio dell’abolizione del reato di mafia (416 bis) e rendesse possibile gli arresti solo in "fragranza (testuale, ndr) di reato". In pratica la perfetta imitazione della "immunità parlamentare" allora non ancora abolita.
L’errore linguistico, "fragranza", è l’unico riscontrabile in tutto il papello che sembra scritto da persona sufficientemente scolarizzata e, secondo le valutazione dello stesso Vito Ciancimino, "alquanto giovane".

I dubbi sulla veridicità del papello - Quello che il procuratore aggiunto di Palermo, Antonino Ingroia, ha definito "prova tangibile che la trattativa tra mafia e Sta­to non solo è esistita, ma è anche iniziata", adesso sarà attentamente esaminato con la massima prudenza. Il pezzo di carta è arrivato alla Procura dopo mesi di tira e molla con chi l’ha fatto recapitare, (Massimo Ciancimino), fotocopiato e inviato via fax: bisogna l'originale per poter eseguire le giuste perizie e gli ulteriori ac­certamenti per provare a stabilirne la provenien­za. Ciancimino jr dice che sopra c’è un post-it vergato dal padre in cui è scritto che fu conse­gnato "spontaneamente" all'allora colonnello dei carabinieri Mario Mori, ma un foglietto ade­sivo si può applicare e riapplicare ovunque. E, per esempio, Vito Ciancimino diede al colonnel­lo un altro documento, la bozza del libro che vo­leva pubblicare, sul quale può aver messo quel­l’appunto. Il che non significa che ci sia stata una manipolazione delle prove, ma semplice­mente che è possibile, e perciò bisogna procede­re con cautela. Tutta la cautela di cui ha bisogno l'oggetto misterioso, inseguito per tanti anni e nel quale potrebbe essere conservata la chiave di uno dei più grandi e terribili segreti della Storia d'Italia.

Martelli davanti ai pm di Palermo e Caltanisetta - E' stato ascoltato ieri dai pm di Palermo e Caltanissetta, per circa tre ore, l'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli. L'audizione è avvenuta a seguito dell'intervista rilasciata da Martelli ad Annozero nella quale disse che il giudice Paolo Borsellino era a conoscenza della presunta trattativa tra Mafia e Stato.
Martelli ha confermato le dichiarazioni rese alla trasmissione di Santoro dicendo che Borsellino era venuto a conoscenza della trattativa da Liliana Ferraro, ascoltata l'altro ieri dai pm su questa vicenda. L'ex ministro della Giustizia ha negato di aver ricordato soltanto ora fatti risalenti al 1992: "Avevo parlato in numerose interviste dei miei dubbi sulla formazione del governo Amato, nel 1992, delle pressioni che subii per lasciare la Giustizia e andare alla Difesa e della situazione di Vincenzo Scotti, che dovette lasciare gli Interni a Nicola Mancino".
Ad "Annozero" Martelli aveva detto - e ieri lo ha confermato ai pm - che Borsellino fu informato dalla Ferraro dei tentativi di Massimo Ciancimino di avere "coperture politiche" rispetto ai contatti e agli approcci con i carabinieri.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Ansa.it, Adnkronos/Ing, Repubblica.it, La Stampa.it, Corriere.it]

- Il "papello" consegnato ai giudici di Giovanni Bianconi (Corriere.it)

- «Punti improponibili. Così papà li corresse» di Giusi Fasano (Corriere.it)

- «Il papello di Riina? Falso clamoroso» di Gian Marco Chiocci (il Giornale.it)

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

16 ottobre 2009
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia