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Il paradosso del tonno

I "preziosi e tutelati" tonni in Sicilia sono troppi e si stanno mangiando tutte le sarde

14 ottobre 2013

La presenza di tonni nel Mediterraneo, diventati troppi per via del blocco alla pesca imposto dall'Ue, sta mettendo in ginocchio i pescatori di sarde e acciughe, tipologia di pescato che sta cominciando a scarseggiare perché preda preferita dei grossi pesci.
Alcune aziende di trasformazione cominciano ad avere problemi, tanto che acquistano grosse partire di sarde e acciughe provenienti dal Tirreno o dall'Adriatico o addirittura da Spagna e Francia, con un considerevole aumento dei costi. Altre ditte hanno chiuso e hanno preferito delocalizzare la produzione in Tunisia, Algeria e Marocco.
Potremmo chiamarlo il”paradosso del tonno” che, difeso a spada tratta dall’Europa, è diventato predatore predominante a discapito dell’altro pesce azzurro, cibo che dovrebbe "sfamare" anche gli uomini...

A lanciare l'allarme sono i pescatori di Sciacca (Ag), marineria specializzata nella pesca di sarde e acciughe, che hanno chiesto aiuto al governo della Regione siciliana. "Il mare di Sciacca è pieno di tonni, anzi è tutto tonno - dice Gaspare La Rocca, armatore - Non c'è più pesce azzurro, da due o tre anni, da quando l'Ue ha deciso di limitare a un mese all'anno la pesca del tonno, questi sono aumentati in maniera esponenziale. È una legge assassina, che consente solo a pochi in Italia di pescare il tonno, mentre noi moriamo. Lo Stato deve intervenire per cambiarla. Pesce spada non ne prendiamo più, sarde nemmeno, i tonni non li possiamo pescare perché altrimenti commentiamo un reato. Stiamo morendo e si stanno producendo danni enormi all'ecosistema marino".

"Prima andavo a comprare il pesce al porto di Sciacca, adesso, per la carenza di alcune specie probabilmente per via della questione legata al tonno e per i prezzi che sono aumentati, sono costretto ad acquistare a Piombino, in Adriatico, in Spagna e in Francia, a costi maggiorati 10 per cento. Così non si può andare avanti", spiega Joseph Licata, 37 anni, imprenditore e titolare dell'omonima azienda di famiglia, attiva da 25 anni nel settore della trasformazione in salomia o sott'olio del pesce. "Sciacca è famosa per avere una tradizione nell'industria ittica, nata proprio perché il nostro mare è sempre stato molto pescoso - dice l'imprenditore - Fino a cinque anni fa c'erano 40 aziende con in media 60-80 dipendenti, oggi ne sono rimaste una ventina. Molte hanno chiuso, altri hanno traslocato in Tunisia, Algeria e Marocco".

L'assessore regionale alla Pesca, Dario Cartabellotta, ha raccolto l'allarme dei pescatori di Sciacca: "Riaprirò la questione delle quote tonno, porterò il problema a Roma. Non è possibile che i pescatori siciliani debbano pagare il conto degli interessi di lobbies internazionali. L'Ue ci penalizza: abbiamo il mare pieno di tonni che non si possono pescare per i limiti imposti da Bruxelles; questo sta determinano l'alterazione dell'ecosistema marino e la crisi delle nostre marinerie". "Dobbiamo condurre una battaglia e portare a casa il risultato - afferma Cartabellotta - Ci sono regole che stanno distruggendo tradizioni millenarie, basta andare a Favignana a vedere le targhe dei Florio per rendersi conto di costa sta provocando il divieto di pescare il tonno".

[Informazioni tratte ANSA, Lasiciliaweb.it]

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14 ottobre 2013
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