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Il Pd siciliano: tutti lo demonizzano, tutti lo vogliono

Al centro della grave frattura del centro-destra siciliano il Partito democratico potrebbe giocare il ruolo decisivo

16 novembre 2009

SICILIA, IL PD FRA DEMONIZZAZIONE E ADULAZIONE
di
Agostino Spataro (13 novembre 2009)

L’immondizia dilaga in centri grandi e piccoli del palermitano e assedia la stessa Palermo, capitale di questo centro-destra rissoso e includente che aggrava i problemi invece che risolverli.
L’altra sera all’Ars se ne avuta un’ulteriore dimostrazione col voto contro il Dpef che segna la sconfitta del governo Lombardo ed appone il sigillo parlamentare sopra una rottura che appare insanabile (LEGGI).
Questa è la sostanza delle cose. E nulla cambia se il regolamento (dei conti) ha preso le mosse da un oculato documento del Pd che, semmai, dimostra d’aver raggiunto un certo grado di coesione interna, non scontata fino al giorno prima.

Insomma, la sconfitta dello schieramento governativo di minoranza (MpA e Pdl-Sicilia) era ampiamente prevedibile. Eppure nulla si è fatto per evitarla. Addirittura, oggi, è accettata con nonchalance anche da chi l’ha subita. Tutto ciò è strano, molto strano. Come se la sconfitta fosse registrata in due verbali contrastanti: quello ufficiale del parlamento cha la sancisce e quello del governatore che quasi l’esalta.
Insomma, in questa confusa vicenda si va avanti (o indietro?) di stranezza in stranezza, fra ossimori ed eccentricità mai visti in precedenza.
I responsabili della maggioranza, che dovrebbe assicurare un governo alla regione, procedono a tentoni, fuori di ogni canone e sulla base di logiche e dinamiche talmente originali da apparire stravaganti.
Di questo passo - è certo - si corre verso la paralisi amministrativa e il caos politico.
L’anomalia più evidente è che il centro-destra, spaccato in tanti rivoli, non cerca al suo interno la soluzione della crisi, ma all’esterno. Segnatamente, nel concorso strumentale e sottobanco di un Pd, da mesi strattonato da tutte le parti, che quasi aveva abboccato al gioco ingannevole.

Altra bizzarria! Adulato e tentato da ogni fazione, il Pd, dopo il voto sul Dpef, viene indicato dalle stesse come la pietra dello scandalo che inquina o incrina la fedeltà delle parti contrapposte della maggioranza. In questa fin troppo scoperta finzione vediamo i seguaci di Micciché accusare i loro confratelli separati di Castiglione di flirtare, e di votare, con il Pd e viceversa. E così dicasi per i gemelli rivali di Udc e del Mpa. Tutto ciò, quando si sa che, sotto sotto, tutti lo cercano (il Pd) per farne una stampella, per utilizzarlo nelle loro oscure manovre. Insomma, confusione su confusione, tanto che la gente non capisce più nulla e si chiede: ma se il Pd è il male perché tutti continuano a fargli la corte? Compreso Lombardo che, mentre invoca l’intervento di Berlusconi per mettere in fila i due PdL e ricostituire il centro-destra, annuncia una trattativa anche col Pd che - come tutti i suoi esponenti hanno giurato - sembra deciso a restare all’opposizione del centro-destra attuale o di quello che si vorrebbe ricostituire.
E nemmeno convince la prosaica proposta di "gross koalition" affacciata dall’assessore Venturi. Qui non siamo in Germania, ma nel regno delle tante Sicilie l’una contro l’altra armata.
Il contesto è molto diverso. E poi in queste grandi ammucchiate lo scotto lo paga sempre la sinistra. Com’è accaduto, di recente, con la Spd che ha pagato, sull’altare della grosskoalition della signora Merkel, un prezzo elettorale altissimo per avere offuscato la sua carica alternativa.

La questione del Pd siciliano si pone, oggi, sotto una nuova luce. A parte le preferenze politiche di ciascuno, salvare l’autonomia del Partito democratico oggi vuol dire salvaguardare il nucleo centrale di una possibile aggregazione alternativa all’attuale andazzo "autonomistico".
Pur con tutte le riserve che nutriamo, oggi questo Pd, che sembra aver ritrovato l’intesa unitaria e il senso vero della sua missione, rappresenta la speranza, l’unica speranza, dei siciliani per il cambiamento. Non a caso si voleva, e si vuole ancora, irretire per distruggerne ogni potenzialità alternativa in vista delle elezioni che prima o poi verranno.
E in questa prospettiva, credo che la "solitudine" del Pd all’Ars non è isolamento, anzi è un modo degno d’entrare in sintonia con la società; un valore prezioso da proporre a quanti desiderano un’alternativa di governo alla regione.
La nuova dirigenza deve essere più consapevole di tale ingente, e tremenda, responsabilità e cogliere la crisi del centro-destra come occasione irripetibile per sconquassarlo e avviare un processo di vero cambiamento.
Il problema attuale della Sicilia non è, infatti, quello di intubare un governo morente per farlo sopravvivere per qualche mese o un anno, ma quello di realizzare, col concorso più ampio, una svolta radicale che riformi la regione dalla testa ai piedi e la rilanci nel novero delle grandi regioni europee e mediterranee che faranno il futuro in questo nuovo secolo.

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16 novembre 2009
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