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Il Pdl vuole rivedere in Parlamento la legge sull'aborto

Il vicepresidente Pdl della Camera: ''Oggi ci sono i numeri per sgretolare il mito della 194''

20 maggio 2008

"La legge 194 va rivista e migliorata, non deve essere più considerata un tabù". Così Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl della Camera dei deputati, prende una netta posizione sulla legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, che celebra i 30 anni dall'entrata in vigore. "Condivido pienamente - ha affermato - l'appello lanciato da 'Famiglia Cristiana': dopo 30 anni occorre una verifica della normativa che rischia di non essere più attuale, per apportare le modifiche necessarie a rimuovere gli ostacoli materiali che spesso inducono la donna a compiere la drammatica scelta dell'aborto. Il tema è delicato - ha sottolineato Lupi - e proprio per questo ci auguriamo che in Parlamento possa svilupparsi un dibattito aperto e costruttivo, che superi mere contrapposizioni ideologiche per mettere in campo interventi che tutelino la vita".

A rilanciare il tema è nel prossimo numero in edicola il settimanale paolino. "La 194 - scrive Famiglia Cristiana - ha sicuramente contribuito, lo dicono i numeri, all'inverno demografico, eppure, non si riesce a trovare una strada per rivedere questa legge: un tabù intoccabile, in un Paese dove si cambia perfino la Costituzione. La legge che intendeva far 'emergere' l'aborto, in pratica l'ha legalizzato".
Secondo il settimanale "oggi non è più sufficiente proporre una migliore applicazione senza toccare nulla dal punto di vista legislativo. Tutti ormai, se si escludono frange femministe fuori dalla storia, Pannella e la solita rumorosa pattuglia radicale (sempre più esigua), hanno abbandonato la vecchia formula che l'aborto è 'questione di coscienza', affare privato che non attiene alla sfera del bene comune".

"L'aborto è un fatto di rilevanza pubblica e politica. Oggi in Parlamento ci sono i numeri per sgretolare il 'mito della 194' - fa notare il settimanale cattolico - Si tratta di una maggioranza trasversale che, in primo luogo, fa appello ai politici cattolici. La ''libertà di non abortire'' va codificata a partire dalla dichiarazione che l'essere umano è tale fin dal concepimento (non dopo un numero di settimane stabilito per legge). E anche i consultori vanno riformati: più che aiutare la vita, oggi certificano solo l'aborto. E' tempo che la politica si misuri con l'unico principio finora affermato dalla Corte costituzionale (sentenza n. 27/1975): la tutela del concepito ha ''fondamento costituzionale''. Ma la vita va sostenuta e incoraggiata, con atti concreti, come ricorda il Papa: 'La mancanza di lavoro sicuro, legislazioni spesso carenti in materia di maternità, l'impossibilità di assicurare un sostentamento adeguato ai figli sono alcuni degli impedimenti che sembrano soffocare l'esigenza dell'amore fecondo'".

Fonte: Adnkronos.com

 

 

 

 

 

 

 

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20 maggio 2008
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