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Il Pittore e il Filosofo

Alla Galleria Montevergini di Siracusa il libro nel quale Piero della Francesca trasferì tutto il suo interesse per Archimede

24 maggio 2006

L'anno scorso pochi fortunati hanno potuto ammirarlo nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, dove era custodito anonimo sin dal '600. Dal 20 maggio (e fino al 20 luglio), il libro nel quale Piero della Francesca trasferì il suo interesse per Archimede, trascrivendone teorie e opere in 82 pagine in latino, si trova a Siracusa, città dove il matematico, fisico e ingegnere nacque nel 287 a.C., in una mostra interamente dedicata a questo manoscritto che solo nel 2005 è stato definitivamente attribuito al pittore toscano.
Intitolata ''Il libro ritrovato: Archimede e Piero della Francesca'', la mostra - che si avvale nell'allestimento della firma di uno dei maggiori architetti contemporanei, Ettore Sottsass - è stata inaugurata, sabato 20 maggio, alla Galleria civica Montevergini.

La storia della scoperta del manoscritto e l'origine dell'iniziativa - evento di primo piano della manifestazione ''Speklon'' che prevede una serie di appuntamenti dedicati ad Archimede scienziato - sono state ripercorse nei giorni scorsi durante la conferenza stampa che ha presentato il grande evento culturale.
A stabilire la paternità del documento (un corpus di trattati di Archimede) al grande pittore toscano, di cui fino a poco tempo fa erano noti solo gli scritti ''Trattato d'Abaco'', ''Libellus de quinque corporibus regularibus'' e ''De prospectiva pingendi'', è stato nel 2005 James Banker, docente dell'Università del North Carolina e assiduo frequentatore della Biblioteca Riccardiana di Firenze. Affascina l'ipotesi che il libro sia lo stesso di cui parla in una lettera Leonardo da Vinci, ricordando un manoscritto sugli studi di Archimede conservato a conservato a Borgo San Sepolcro, paese natio di Piero della Francesca. Il libro documenta l'accurata preparazione dell'artista nelle scienze matematiche, base dei suoi studi prospettici: a testimoniarlo stanno i circa 200 disegni disseminati sui margini delle pagine, nonché le belle elaborazioni delle spirali, uno degli argomenti trattati da Archimede che più affascinarono gli umanisti. Non per nulla, Vasari definì Piero della Francesca ''il più grande geometra dei suoi tempi''.
Le 82 pagine del libro sono state riprodotte per essere esposte nella Galleria e quindi rendere accessibile a tutti il contenuto del manoscritto, accolto in una teca che poggia su base in pietra arenaria disegnata dal grande architetto contemporaneo Ettore Sottsass. Insieme a lui hanno firmato l'allestimento Elena Cutolo e Christoph Radl.

E come già accennato, l'omaggio che Siracusa fa al suo più illustre Figlio, non finisce con la mostra del libro creato dalla maestria e dalla passione di Piero della Francesca. Infatti, la manifestazione ''Speklon'', organizzata dall'associazione culturale ''Lo specchio di Archimede'', propone due mesi di conferenze, iniziative enogastronomiche e una performance della Scuola di teatro ''Paolo Grassi'' di Milano, con la collaborazione della Fondazione ''Edoardo Garrone'' di Genova che ha inserito l'iniziativa nel progetto ''Siracusa Futuro'': tra gli obiettivi, creare nella città siciliana una Scuola di alti studi in Economia del Turismo che diventi centro di irradiazione di competenze per valorizzare beni ambientali e culturali con l'impegno delle migliori risorse intellettuali del Mediterraneo.
E proprio la Fondazione Garrone ha voluto lo spettacolo messo in scena dalla  scuola di teatro milanese, intitolato ''L'arma segreta di Archimede'', del drammaturgo rumeno Dumitru Solomon, che sarà messo in scena 11 e 12 giugno. L'opera è un'accusa alla strumentalizzazione delle scoperte scientifiche che vengono usate contro l'umanità, tradendo la propria vocazione. Un accorato invito, dunque, a riconsiderare i rapporti tra scienza e filosofia, morale ed etica, società e politica.



Il manoscritto ritrovato
La lista degli autografi eccellenti della Biblioteca Riccardiana si arricchisce ulteriormente grazie al riconoscimento della mano di Piero della Francesca nel manoscritto Riccardiano 106, che contiene un cospicuo corpus di trattati di Archimede contrassegnati da rubriche: De Sphaera et cilindro, (Libro I cc. 1r -29v, Libro II. cc. 10-17), Circuli dimensio (cc.17v-18v), la c. 19 è bianca, De conoidalibus et sferoidibus figuris (cc. 30r - 51v), Archimedis inventa circa elicas hoc est spirales lineas et spatia dictis lineis contenta (cc. 52r-65r), Archimedis Planorum aeque ponderantium inventa vel centra gravitatis planorum, (cc.65-68v), Archimedis de his que aeque ponderant (cc.69-73), Archimedis quadratura parabule (cc.73-78), Archimedis tractatus de arene numero (cc.78-82).
Il testo non è probabilmente quella versione latina approntata da Guglielmo di Moerbeke che aveva circolato durante il Medioevo e per tutto il 400, passando nelle mani di grandi architetti come il Brunelleschi e l'Alberti, bensì la nuova traduzione fatta da Jacopo da Cremona su incarico del papa Niccolò V intorno al 1450.
La scoperta. Il prof. James Banker, a cui si deve l'attribuzione, aveva già dato la prima notizia in un articolo comparso sulla rivista specialistica Burlington Magazine della fine dello scorso anno, dal titolo ''A manuscript of the works of Archimedes in the hand of Piero della Francesca'', che gettava una nuova luce su un codice finora ignorato dalla critica. L'analisi del ductus grafico, con le caratteristiche particolarità nel tracciato di certe lettere che rendono riconoscibile una mano, e i paragoni stringenti con opere riconosciute a Piero, come il Trattato d'abaco Ashb.359 della Biblioteca Laurenziana di Firenze, lasciavano pochi dubbi. L'apporto di un altro copista è stato riconosciuto in alcune sezioni; certamente nelle rubriche e nella decorazione di penna è intervenuta un’altra mano, meno esperta e non sempre corretta anche nella trascrizione latina dei titoli.

Il manoscritto e le sue vicende: struttura e storia. Non ci sono attualmente notizie sul luogo di produzione del materiale scrittorio e del supporto cartaceo, in quanto dai repertori non è stata identificata la filigrana con l'aquila iscritta in un cerchio. Le 82 carte sono numerate con il numeratore meccanico, secondo un uso oggi riprovevole ma molto in auge all'inizio del '900, la legatura è moderna, di restauro, in pergamena semirigida, che, a quanto risulta dalla documentazione di archivio della Biblioteca, si deve al legatore Garinei nel 1843; successivamente Egisto Bruscoli (1890-1904) inserisce brachette cartacee molto pesanti, riutilizzando la legatura ma ricucendo in maniera scorretta. Il fascicolo b risulta posposto al c; pertanto le odierne cc. 20-29, che costituiscono il terzo quinterno, sono da intendersi come secondo, quindi da collocare in luogo delle attuali cc. 11-19, come conferma la segnatura a registro che contrassegna la prima metà di ognuno degli 8 fascicoli (I quinterno privo della I carta, II- IV quinterni, V sesterno, VI-VII quinterni, VIII sesterno di cui l'ultima carta è di guardia incollata non numerata). Queste indicazioni, che spesso scomparivano nella rifilatura e servivano per impedire al legatore di sbagliare nell'assemblaggio delle carte, che gli pervenivano sciolte, sono ancora parzialmente visibili negli angoli, consentendo di controllare, senza possibilità di errore, la composizione originaria. Successivi interventi del Carabini e di altri, del 1946, 1955 e 1999 sono da considerarsi ininfluenti. E' allo studio la fattibilità di ripristinare la situazione originaria, senza tuttavia cancellare la numerazione meccanica, purtroppo indelebile, dal momento che sarà necessario intervenire per asportare le deleterie brachette. Il taglio dorato fa pensare ad una destinazione non personale, ma alla possibilità che il volume fosse poi dedicato (almeno ad un certo momento della sua storia perché la doratura può essere stata aggiunta) ad un personaggio di elevata estrazione sociale, forse un principe, forse quel Montefeltro che tanto amava le scienze. Lo conferma anche la decorazione di penna che per quanto parca, limitata a lettere rubricate in rosso e azzurro all'inizio dei paragrafi e filigranate all'inizio dei testi, è piuttosto accurata ed è stata prevista fino dall'inizio, come dimostra la presenza delle letterine guida. I motivi decorativi, tracciati in punta di penna, non si discostano da tipologie usuali (combinazioni di elementi geometrici, esili fregi di maggiori dimensioni e più complessa la lettera di c. 52r, mentre la R di c. 65r è stata corretta giustamente in P); gli explicit sono tracciati con accurato grafismo.

Piero ''illustratore'' di Archimede. Piero della Francesca, che cercava alle fonti della sapienza greca le basi Archimede in un dipinto di Domenico Fetti (1620)della cultura scientifica oltre che letteraria, conosceva bene Euclide e non meraviglia, dunque, il suo interesse per Archimede, spinto al punto di studiarlo in prima persona, esercitandosi nelle dimostrazioni con un lungo lavoro di disegno. Il manoscritto, conservato da sempre nelle collezioni dei marchesi Riccardi, getta ulteriore luce sulla sua figura di studioso, sull'accurata preparazione nelle scienze matematiche, la base dei suoi studi prospettici, convalidata dai circa 200 disegni, alcuni dei quali straordinariamente complessi, disseminati nei margini, che denotano perfezione grafica e sicurezza del tratto. Particolarmente belle le elaborazioni delle spirali, uno degli argomenti trattati da Archimede che più affascinarono gli umanisti.
Nella produzione dei manoscritti scientifici la parte grafica, di indispensabile corredo, era affidata di solito alla mano di un esperto; in questo caso l'artista indugia a lungo nell'esame del testo, forse anche integrando o almeno interpretando quella miniera di informazioni e di spunti che offriva. Solo un'attenta analisi e collazione della trascrizione e della sua fedeltà alla traduzione di Jacopo da Cremona, consentirà di stabilire il reale apporto di Piero allo studio di Archimede, i suoi eventuali interventi, l'entità delle sue possibili intuizioni e ulteriori progressi e procedimenti sulla base del testo greco nonché la portata del suo utilizzo nelle realizzazioni pittoriche.
Cronologia di uno studio. Difficile stabilire il momento della stesura, forse nella fase degli affreschi aretini, quando l'artista si arrovellava sullo studio degli antichi. Dopo la sezione aurea della Flagellazione di Urbino possiamo immaginarlo intento alle elaborazioni geometriche che informano le architetture aretine e le splendide soluzioni delle cupole, dei baldacchini, delle tende di Costantino o della Madonna di Monterchi.
Appare affascinante l'idea che sia proprio questo il manoscritto di cui parla Leonardo, rimasto a Borgo San Sepolcro in casa di Piero, prediletto strumento di studio e di lavoro.

Ettore Sottsass illumina ''Il libro ritrovato''
Esporre un manoscritto di Piero della Francesca è una possibilità rara. Ma l'occasione è ancora più straordinaria poiché questo manoscritto è ''dedicato'' ad un altro genio della civiltà occidentale: Archimede da Siracusa. La storia di questo dialogo a distanza è il tema centrale di questa mostra, nel tentativo di restituire al pubblico l'emozione di questo incontro.
Il progetto di Ettore Sottsass, realizzato con la collaborazione di Elena Cutolo e di Christoph Radl, prevede una architettura di tre stanze collegate che creano un percorso sensoriale, attraverso il quale il mondo metafisico dello scienziato greco si incontra al mondo razionale del Rinascimento di Piero, passando per l'avvento del cristianesimo e del sistema teologico su cui si fonda il mondo medievale. Il percorso espositivo è stato adattato grazie anche alla collaborazione del fisico Franco Pezzella e della storica dell'arte e direttrice della Biblioteca Riccardiana, Giovanna Lazzi.
La stanza di Archimede. La stanza è tappezzata da circa 60 disegni tratti dagli studi geometrici di Archimede, dalle figure piane fino alle famosissime dimostrazioni sulle spirali. La geometria diviene così metafisica, simbolo della razionalità filosofica dell'antica grecia.
Tra Archimede e Piero. La stanza, di colore nero, illuminata con luce soffusa, è caratterizzata dall'avvento del cristianesimo, da un senso mistico e religioso della realtà. Senza nessuna pretesa storica e filologica, la stanza intende coinvolgere lo spettatore in un'atmosfera nuova, nella quale la razionalità classica lascia il posto all'avvento del divino, all’affermazione della grande cultura religiosa cristiana.
La stanza di Piero: il libro ritrovato. La stanza, di colore azzurro tenue, come i cieli del Piero, presenta al centro il manoscritto, su una base in pietra arenaria disegnata da Ettore Sottsass. Alle pareti sono stampate circa 80 pagine del libro per consentire al visitatore di visionarlo quasi interamente. Una cornice di colori tratti dalla straordinaria tavolozza di Piero, circonda interamente la sala, per immergere il visitatore nell’atmosfera coloristica del grande pittore rinascimentale.
Il catalogo. Interamente disegnato da Christoph Radl e Ettore Sottsass è pubblicato da Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI). Costituito da 160 pagine racconterà interamente il percorso espositivo.
Testi in italiano e inglese di Ettore Sottsass, Salvatore Lacagnina, Giovanna Lazzi (Direttrice della Biblioteca Riccardiana di Firenze.

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L'evento è patrocinato dal Ministero dei Beni Culturali e dall'Unesco, la mostra è promossa dal Comune di Siracusa, dalla Regione Siciliana, dalla Provincia Regionale di Siracusa e dal Comune di Melilli. Al progetto contribuiscono alcuni soggetti privati, anche sul fronte enogastronomico, con l'obiettivo di valorizzare i prodotti tipici locali. E' il caso dell'azienda ''Natura iblea'', che ha realizzato 200 bottiglie di vino nero d'Avola chiamato ''Archimede'' con il logo della mostra.


INFO
Galleria Civica d'arte contemporanea Montevergini
Via S. Lucia alla Badia, 1 - 96100 Siracusa
Tel. e Fax +39 0931. 24902
email:
info@montevergini.it
www.montevergini.com

www.speklon.org

www.riccardiana.firenze.sbn.it

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24 maggio 2006
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