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Il più grande bastimento greco trovato nel Mediterraneo

Dal Golfo di Gela l'ennesimo inestimabile tesoro che racconta la Storia della civiltà occidentale

20 agosto 2008

Adesso si trova in Gran Bretagna dove i migliori esperti si prenderanno cura di lei. Finite tutte le cure del caso ritornerà lì dove è stata trovata, dopo essere stata migliaia di anni sul fondo del Mare Nostrum. Un altro inestimabile tesoro dello scrigno siciliano, un forziere senza fondo dal quale le ricchezze della Storia affiorano di anno in anno ricostruendo la "biografia" della civiltà occidentale.

Dunque, in Sicilia, si spera fra breve, si potrà andare anche per vedere un imbarcazione greca (tra le più grandi recuperate nel Mediterraneo), rimasta adagiata sui fondali argillosi di fronte a Gela per 2.550 anni.
E' rimasta sul fondo del Golfo di Gela per 25 secoli, poi vent'anni fa, nel 1988, i due appassionati sub, Gino Morteo e Gianni Occhipinti, la scoprirono e la segnalarono alla soprintendenza. Negli anni sono state tante le operazioni per recupero le mercanzie di cui la nave era carica e con queste, circa 500 anni prima di Cristo, avrebbe dovuto fare approdo nel grande e importante porto di Gela, passaggio obbligato per tutto il commercio navale del Mediterraneo di allora. Solo che, probabilmente, colto da una tempesta, il bastimento venne affondato e lì rimase per migliaia di anni.
I tesori archeologici recuperati sono stati numerosi , come vasi di provenienza ateniese e due rarissimi askoi con dipinti rossi. "Sulla base dei rinvenimenti ceramici - ha spiegato la soprintendente ai beni culturali e ambientali di Caltanissetta, Rosalba Panvini - si potrebbe tentare di ricostruire alcune tappe del viaggio della nave, che dovette fare scalo nel porto di Atene e poi in uno del Peloponneso. Da lì, deve aver attraversato il Canale d'Otranto e puntato verso la Sicilia per approdare a Gela, dove non arrivò mai".

Oggi, grazie ai mezzi e alle tecniche è stato possibile portare in superficie la parte più imponente della barca, composta dalla ruota di poppa e dalla chiglia. Queste parti, nell'insieme lunghe 11 metri, con quelle già recuperate fanno immaginare che l'imbarcazione fosse lunga ventuno metri e larga otto. Una nave da trasporto a propulsione mista, remi e vela, del tipo "cucita", un metodo di costruzione molto antico. Era un'imbarcazione a scafo portante, costruita unendo tavole di fasciame con corde fatte passare attraverso fori e bloccate con spinotti di legno. Nell'area mediterranea gli esempi di "navi cucite" sono rari anche se diluiti nel tempo, con testimonianze che arrivano fino all'età medievale. Tra i più noti vi sono lo scafo della stessa epoca della nave di Gela, forse di origine etrusca, localizzato vicino all'isola del Giglio, in Toscana, e la nave greca del Bon Porté, sulla costa meridionale della Francia, assegnabile alla seconda metà del VI secolo avanti Cristo.
Insomma, un reperto capace di raccontarci con estrema chiarezza pagine di una storia antichissima.

L'imbarcazione, recuperata con un operazione spettacolare alla fine di luglio, giaceva su un fondale di cinque metri di profondità ed è stata recuperata con l'impiego del pontone "Vincenzo Casentino" dell'Eni sul quale era stata posizionata una gru da 200 tonnellate. E' stata la gru a sollevare dal mare una grande cesta metallica contenente il reperto, trasportato al porto di Gela e da qui all'emporio greco-arcaico di Bosco Littorio, dove il relitto è stato immerso in una grande vasca con acqua dolce per essere desalinizzato.
La nave greca è stata trasportata nel laboratorio Mary Rose Archaeological Services, nell'Hampshire inglese dove verrà restaurata. Lì si trovano anche gli altri pezzi lignei recuperati nel 2003, nell'attesa di tornare a Gela dove si sta lavorando al progetto per creare il Museo della navigazione a Bosco Littorio.

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20 agosto 2008
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