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Il Policlinico di Messina sempre più nella bufera

Dopo la lite tra i due medici e la morte sospetta di una 60enne, nuovo caso di presunta malasanità

01 settembre 2010

L'occhio del ciclone sul Policlinico di Messina sembra non riesca a placarsi. Stamane una trentina di carabinieri del Nas e del comando provinciale si sono recati nell'ospedale della città dello Stretto per effettuare delle verifiche sulla struttura sanitaria. L'operazione è diretta dal comandante del gruppo dei Nas dell'Italia meridionale, il tenente colonnello Ernesto Di Gregorio.
I militari stanno controllando tutti i reparti, compreso quello di Ostetricia e ginecologia, al centro delle cronache di questi giorni per la lite tra i medici in sala parto e per la denuncia di una donna che ha espulso il feto in bagno per la mancata assistenza dei medici che, secondo l'accusa, non sarebbero intervenuti perché obiettori di coscienza. Al centro di un'inchiesta anche la morte sospetta di una sessantenne.

Sempre questa mattina è iniziata in procura la sfilata degli indagati per l'incredibile lite tra medici avvenuta nel reparto di Ostetricia (LEGGI). Il primo dei cinque a parlare con i magistrati titolari dell'inchiesta, il procuratore aggiunto Ada Merrino e il sostituto Federica Rende, è Vincenzo Benedetto, uno dei due 'litiganti', ginecologo di turno quel giovedì mattina, sospeso dall'attività. Era stato lui stesso - che ripete di essere sereno - due giorni fa a chiedere di essere sentito. Questo pomeriggio, peraltro, Benedetto sarà ascoltato dall'Ordine dei medici di Messina che dovrà valutare la sua sospensione dall'albo professionale

Ma cerchiamo di fare il punto sulle diverse irregolarità che hanno messo al centro dell'attenzione nazionale il Policlinico Messinese, partendo proprio dall'assurda e vergognosa storia della lite tra due medici in sala parto.
Sarà un collegio di esperti che dovrà stabilire se c’é un nesso di causa ed effetto tra la lite tra due medici scoppiata nella sala parto del Policlinico di Messina e le complicazioni della puerpera, Laura Salpietro, 30 anni, che ha dovuto subire l’asportazione dell’utero, e il blocco cardiaco del neonato, Antonio, che potrebbe avere subito danni in caso di mancanza di ossigeno al cervello. Lo ha stabilito la Procura che ha nominato due periti: il professore Domenico Arduini, docente di Medicina neonatale a Roma, e il medico legale Giuseppe Ragazzi di Catania.
Le condizioni di salute di Laura Salpietro migliorano, e i medici prevedono di poterla dimettere la prossima settimana. Resta ancora con la prognosi riservata il neonato, che tra 15-20 giorni sarà sottoposto a una risonanza magnetica per verificare le sue condizioni di salute. Le posizioni dei due ginecologici protagonisti della presunta rissa in ospedale, Vincenzo Benedetto e Antonino De Vivo, saranno vagliate dall’Ordine dei medici di Messina e Reggio Calabria. I due, che saranno interrogati in qualità di indagati per lesioni colpose, intanto si difendono.
Come già detto, il primo a essere sentito questa mattina sarà Benedetto. "E' stato il mio assistito a chiedere di essere sentito per fare chiarezza - spiega uno dei suoi due difensori, l’avvocato Ettore Cappuccio - quello del dottor Benedetto è l’atteggiamento di chi non ha alcunché da nascondere e vuole dare un contributo serio all’inchiesta".
"Sereno" si dice pure De Vivo, che ha avuto il contratto rescisso dall’università di Messina. "Dall’inchiesta - sostiene - emergerà che sono la parte lesa: sono deluso ma ho la coscienza a posto". Il ginecologo è tornato in ospedale, ma non è entrato in reparto, "per accompagnare le mie pazienti, non le posso mica abbandonare dopo averle assistite". De Vivo non è rimasto sorpreso per il suo 'licenziamento' da ricercatore. "Le istituzioni devono fare il loro dovere - osserva - ma sono certo di potere chiarire la mia posizione".
Il direttore sanitario del Policlinico invita a "non generalizzare". "Questo non è un caso di malasanità ma un episodio che coinvolge singoli - dice Manlio Magistri, commissario dell’Unita di ostetricia e ginecologia al posto del professor Domenico Granese, che è stato sospeso dal ruolo di dirigente per 'omessa vigilanza' - chi ha sbagliato deve pagare ma non bisogna generalizzare".

Intanto prosegue un’altra inchiesta che era stata aperta nello scorso giugno dalla Procura di Messina per un episodio avvenuto nello stesso reparto: accertamenti sono in corso su sette persone, tra medici e infermieri, che avrebbero dovuto assistere una donna di 37 anni che aveva programmato un aborto terapeutico per gravi malformazioni del feto. La paziente, secondo la sua denuncia, nella notte tra l'11 e il 12 giugno avrebbe partorito nel bagno della sua stanza, davanti alla madre e senza assistenza medica perché i ginecologi presenti erano obiettori di coscienza.
Qualche ora prima la donna aveva iniziato ad avere le contrazioni e solo dopo insistenti pressioni si era presentato un infermiere del reparto che, secondo il racconto della donna, le avrebbe detto che nessun dei medici di guardia sarebbe intervenuto in quanto obiettore di coscienza. E che quindi l'aborto sarebbe stato praticato il giorno dopo da un altro medico. Ma gli eventi sono poi precipitati e la donna ha partorito senza aiuto in bagno.

E c'è anche un'ulteriore brutta vicenda su cui fare luce nell'ospedale travolto dalle polemiche, dove anche i familiari di una 60enne morta a tre giorni dal ricovero hanno sporto denuncia.

Lo scorso 24 agosto Giovanna Panarello, 60 anni, è stata ricoverata per forti dolori addominali, dopo tre giorni è deceduta per una perforazione intestinale. I familiari, che nella loro denuncia ipotizzando comportamenti negligenti da parte del personale sanitario, hanno chiesto di valutare se sia stato fatto di tutto per impedire la morte della donna. Il sostituto procuratore Federica Rende ieri ha disposto l'autopsia.
E nello stesso reparto nel quale è deceduta la signora Panarello, il reparto di Chirurgia generale, proprio in questi giorni è stato rubato un computer. Il furto è stato denunciato ai carabinieri che indagano sull'accaduto e che stanno cercando di verificare se sia da collegare all'inchiesta in corso che è stata aperta come atto dovuto dopo la denuncia dei familiari della sessantenne. Allo stato non ci sono elementi per mettere in relazione i due episodi.
Il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali, Leoluca Orlando, ha disposto una richiesta di relazione all'assessore alla Sanità della Regione Sicilia, Massimo Russo, in merito al decesso sospetto di Giovanna Panarello. "La Commissione - ha dichiarato Orlando - esaminerà la relazione che è stata richiesta al competente assessore regionale, al fine di accertare eventuali responsabilità professionali, ma anche eventuali anomalie funzionali e organizzative".

Una task force di Codacons contro la malasanità - "Insieme curiamo la sanità siciliana". In risposta ai numerosi casi di malasanità registrati negli ultimi mesi in Sicilia, il Codacons ha istituito una task force con un pool di avvocati al servizio gratuito dei siciliani.
I legali sono coordinati dal segretario nazionale Francesco Tanasi, in collaborazione con il Comitato vittime della sanità siciliana, con l'Associazione Nazionale per la Tutela dei diritti del malato, l'Associazione Articolo 32 e l'Osservatorio Sanità Sicilia.
Tra i problemi maggiormente lamentati c'è quello ormai incancrenito delle lunghe liste d'attesa nelle Aziende Sanitarie Provinciali e Ospedali, che costringono i cittadini a scegliere tra il non curarsi e il pagare, anche se esenti, le prestazioni sanitarie privatamente. "In Sicilia - afferma il segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi - le attese per una mammografia, per un elettrocardiogramma, per una visita oculistica, sono troppo lunghe e bisogna considerare l'impossibilità di moltissime famiglie siciliane nel far fronte, a propri spese, a controlli o visite specifiche presso strutture private. Questo disagio si trasforma, nella maggior parte dei casi, nella rinuncia alla prevenzione". Il problema delle attese coinvolge, inoltre, anche il Pronto soccorso, che dovrebbe essere il primo presidio di emergenza a prestare aiuto tempestivo ai cittadini e che si trasforma, invece, quasi sempre in una sala d'attesa in cui l'urgenza è stabilita in modo arbitrario. "In Sicilia - afferma Tanasi - il diritto alla salute, sancito dall'art. 32 della Costituzione italiana, viene molto spesso negato dalle assurde lungaggini della sanità pubblica siciliana. E' impensabile, infatti, che per esami importanti si debba aspettare molti mesi se non addirittura anni, con evidenti danni esistenziali per i cittadini che necessitano di controlli medici. Proprio perché le lamentele in questo senso sono davvero numerosissime agiremo con celerità per trovare delle risposte. Chiediamo dunque anche al ministro per la salute di verificare la gravità della situazione in Sicilia con ispezioni a tappeto e di predisporre urgenti misure di rettifica".

Ecco la lista dei legali di riferimento del Codacons in tutte le province dell'isola
CATANIA: Via Passo Gravina, 10 - 95125 / Avv. Giovanni PETRONE
AGRIGENTO: Via Imera, 50 - 92100 / Avv. Pier Luigi CAPPELLO
CALTANISSETTA: V.le Stefano Candura, 20/b - 93100 / Avv. Silvia DI BLASI PETRANTONI
ENNA: Via Marchese Mario Grimaldi, 8 - 94100 / Avv. Concetta POTENZONE
MESSINA: Via San Filippo Bianchi, 54 / Avv. Antonio CARDILE
PALERMO: Via Maestri del Lavoro, 38 - 90124 / Avv. Paolo DI STEFANO
RAGUSA: Viale Napoleone Colajanni, 29 / Avv. Alessandra LEONARDI
SIRACUSA: Viale Scala Greca, 199/C - 96100 / Avv. Giuseppe CANONICO
TRAPANI: Via Rocco Solina, 2 - 91100 / Avv. Danilo FRATTAGLI


[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica/Palermo.it, La Siciliaweb.it]

 

 

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01 settembre 2010
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