Il Ponte sullo Stretto di Messina...
Vantaggi, svantaggi, opportunità, timori e diffidenze sull'opera "mitologica" che dovrebbe unire la Sicilia all'Italia
Il ponte non garantisce più i livelli occupazionali su cui si è favoleggiato per anni. A dirlo con chiarezza è la Fillea Cgil di Messina, che sottolinea come i lavoratori della provincia di Messina corrano il serio rischio di essere tagliati fuori dalla realizzazione della megastruttura.
"Ad oggi - ha spiegato Biagio Oriti, segretario generale della Fillea, il sindacato degli edili - nonostante i ripetuti annunci circa opere compensative e imminenza dei lavori, la società Stretto di Messina non ha ritenuto di incontrare né di confrontarsi con le parti sociali, le organizzazioni sindacali e l’Ance locale. Con chi cioè, rappresenta i lavoratori e le imprese del territorio. A differenza di quanto invece è già stato fatto in Calabria dove si è già giunti alla firma di un Protocollo sulla legalità".
A mettere in allarme il sindacato, sono soprattutto le stime relative alle professionalità che dovrebbero essere coinvolte nella costruzione del ponte. Delle 4.457 unità previste infatti, più o meno 4 mila dovrebbero essere operai con specializzazioni difficilmente reperibili nella provincia di Messina. "Nel nostro territorio - aggiunge Oriti - su 8 mila iscritti alla Cassa edile provinciale, l’ente paritetico costituito dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro e istituito dalla contrattazione collettiva per gli addetti del settore edilizio - ben 5.500 operai -, la netta maggioranza quindi, non sono specializzati. Un esempio su tutti è quello dei minatori. Secondo le stime ne saranno impiegati circa 350 ma nella nostra provincia non ce n’è nemmeno uno. Quindi, o formiamo qui i nostri addetti o bisognerà portarli da altre zone”.
Per la Fillea Cgil è necessario avviare insieme con la Scuola edile un percorso formativo per i lavoratori del settore per impedire che la città subisca solo i disagi del ponte e non ne tragga alcun vantaggio, anche in termini occupazionali. Secondo il sindacato è indispensabile un confronto tra la società Stretto di Messina e le forze sociali locali "per individuare soluzioni e percorsi condivisi. In Calabria tutto questo è stato fatto – conclude Oriti - ed hanno dato vita al Protocollo sulla legalità. Non comprendiamo perché a Messina nulla di tutto ciò sia stato fatto".
Il ponte sullo Stretto è invece una buona possibile opportunita per il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, che nei giorni scorsi ne ha parlato ne suo blog. "Se la Sicilia avesse solo due cose, il ponte come infrastruttura e la fiscalità di vantaggio come misura sull’economia e sull’impresa, io mi riterrei soddisfatto". Una affermazione quella di Lombardo seguita da una premessa per specificare che i 'no' al ponte, spesso, sarebbero dettati dal fatto che l’opera "si associa al nome di Berlusconi".
Per il governatore le due misure "producono vantaggi allo Stato piuttosto che far perdere soldi perché se è vero che una parte di finanziamento è pubblico, una gran parte è finanza di progetto cioè gente che ci investe e che poi recupera con i pedaggi. Per la Sicilia e per la Calabria avrebbe una ricaduta impressionante in termini di immagine e di superamento della benedetta insularità, innescando anche un meccanismo virtuoso di rincorsa alla grande infrastruttura che non potrà non toccare le strade e le ferrovie e tutte le tecnologie e le ricerche che anche nel nostro mondo universitario potranno essere portate avanti e sperimentate attorno a questa che è una delle opere più ardite che si siano viste nella storia dell’uomo".
"La fiscalità di vantaggio – ha aggiunto ancora Lombardo - è invece una misura che non può essere decretata dal governo ma passa dalla Commissione europea e dalle istituzioni dell’Europa e che conviene allo Stato perché oggi l’impresa non c’è e se domani viene non paga le tasse per un periodo di tempo ma dà lavoro e fa risparmiare indennità di disoccupazione allo Stato e mette in giro denaro per i consumi e tutte le altre produzioni che sono legate ai consumi per le quali si pagano le tasse". "Ecco perché – ha concluso Lombardo – è importante e fondamentale anche il ponte sullo stretto e io non credo che se ai siciliani si spiegano bene queste ragioni non ci sia una maggioranza almeno del 90% che si direbbe favorevole".
Probabilmente allora è per questo che ancora oggi si contano numerosi i siciliani che non vogliono il ponte? Stando ad un sondaggio condotto dall'Istituto Fullresearch di Milano, commissionato dal mensile il Sud, sulla fattibilità del ponte sullo Stretto, il 55% dei cittadini meridionali è contrario alla realizzazione dell'opera. Le motivazioni del no prevalgono anche al Centro e al Nord, con percentuali rispettivamente del 57 e del 51%.
I dati sono stati forniti nei giorni scorsi nel corso della presentazione del secondo numero del mensile, avvenuta a palazzo dei Normanni, a Palermo, nel corso di un forum su "Infrastrutture e sviluppo".
Contrario, non tanto al ponte ma alla mole di finanziamenti che questo assorbe, e per lanciare l'ennesima provocazione disturbante, Vittorio Sgarbi, sindaco di Salemi, critico d'arte e presenzialista televisivo. Sgarbi ha, infatti, proposto di "sospendere per qualche anno i lavori per la realizzazione del ponte di Messina e destinare le risorse per il completamento della ricostruzione di L'Aquila". "Con lo stesso spirito - ha aggiunto - ridurre le risorse destinate alle intercettazioni richieste da Pm 'guardoni' e assegnarle alla salvaguardia di siti come Pompei, o di città come Roma, Firenze, Venezia. Non è che possiamo pagare 270 milioni di euro all'anno - questa è la somma che spende lo Stato italiano - per sapere come scopa Vittorio Emanuele o per spiare il premier sotto le lenzuola". "Lasciamo 10, 15, anche 20 milioni di euro per le intercettazioni della Boccassini - conclude - ma il resto diamolo alla nostra vera ricchezza, il patrimonio artistico italiano".
[Informazioni tratte da €conomiasicilia.com (articolo di E. Raffa), Ansa, Lasiciliaweb.it, LiveSicilia.it, Adnkronos/Ing]