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Il Ponte sullo Stretto è di nuovo priorità

Ritornato Berlusconi si torna a parlare di collegamento stabile tra la Sicilia ed il Continente

24 maggio 2008

Come dicevamo ieri parlando della volontà espressa dal ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, sulla necessità di investire sul nucleare, esistono nodi che ritornano priorità con il ritorno di Berlusconi al governo. Tra questi nodi c'è senz'altro il Ponte sullo Stretto di Messina.

Dal governo, nella persona del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, è arrivato ieri un invito ad accelerare i tempi per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina. E l'assicurazione, da parte della Società Stretto di Messina Spa, di dare ad Impregilo, entro gennaio del 2009, l'ordine di inizio attività per predisporre il progetto definitivo della grande opera.
La questione è stata riaperta con una lettera che Matteoli ha inviato al presidente dell'Anas e della Società Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci. "Il collegamento stabile tra la Sicilia ed il Continente - ha scritto il ministro - è tra le infrastrutture che rivestono carattere prioritario e la sua realizzazione ha già costituito oggetto di affidamento al contraente generale. E' pertanto necessario porre in essere nei tempi più brevi tutte le condizioni per la ripresa delle attività inerenti alla costruzione del manufatto".
Matteoli ha quindi ribadito l'impegno del governo e del presidente del Consiglio in favore della realizzazione del Ponte e ha sottolineato "l'esigenza di un'immediata revisione della convenzione di concessione e del piano economico-finanziario".

L'invito del ministro non è caduto nel vuoto. Pietro Ciucci, ha infatti sottolineato come l'obiettivo sia riuscire a "dare ad Impregilo a gennaio del 2009 l'ordine di inizio attività per predisporre il progetto definitivo". "Il passo più importante - ha spiegato Ciucci - è la ridefinizione della Convenzione di concessione e la manutenzione dei contratti con il general contractor, perché due anni di fermo non sono indolori", ma l'obiettivo del presidente di Anas e della Stretto di Messina Spa è quello di "prevedere a maggio-giugno 2010 la posa della prima pietra". "Rispettare i tempi previsti è un obiettivo impegnativo, ma possibile - ha detto Ciucci - anche grazie a tutto il lavoro svolto in precedenza [...] Abbiamo bisogno di qualche mese per aggiornare i profili tecnici, convenzionali e finanziari del progetto, ma rinnovata la convenzione, contiamo di aprire i cantieri a metà 2010 ed inaugurare al traffico il ponte sullo stretto all'inizio del 2016".
I due anni di stop coincisi con l'attività del precedente esecutivo, non hanno modificato sostanzialmente i termini del progetto, che andrà soltanto messo a punto: "Non servono nuove gare - ha rilevato Ciucci - i contratti stipulati nel 2006 sono ancora tutti validi".

Anche in termini finanziari il valore complessivo della realizzazione non si scosterà dai circa 6 miliardi previsti. Al valore della gara per l'individuazione del general contractor (4,4 miliardi di euro, poi ribassati in gara a 3,9), va sommato il costo del progetto per le attività di controllo e verifica della progettazione definitiva, esecutiva e della realizzazione (150 milioni ribassati a 120 milioni), del monitoraggio ambientale (37 milioni ribassati a 29), più le risorse da reperire sul mercato.
In termini di impegno di capitali da parte dello Stato, vista la nuova tempistica - ha spiegato Ciucci - "la prima indicazione necessaria potrà essere nella finanziaria 2009. Il meccanismo finanziario dell'operazione è basato su un 40% di fondi propri ed il restante 60% da recuperare sul mercato".
"Abbiamo perso due anni - ha concluso Ciucci - ma a voler essere ottimisti anche in questo caso, almeno il tempo sprecato ci ha consegnato un assetto più favorevole. Avremmo certamente preferito avviare i cantieri già quest'anno, ma il controllo diretto da parte dell'Anas della società Stretto di Messina, due anni fa in seno a Fintecna, moltiplica ora le sinergie possibili e garantisce un maggior supporto tecnico alla realizzazione dell'opera".
Ciucci ha però inoltre ricordato che, per la costruzione del ponte, "il consenso del territorio sarà fondamentale". "Ci sarà il massimo del colloquio possibile con il territorio, i cittadini siciliani e calabresi, e le amministrazioni locali, anche per tutte le opere di accompagnamento che devono essere puntualmente progettate. Il consenso del territorio per la società Stretto di Messina - assicura - è un aspetto fondamentale".

Come ovvio, non tutti pensano che la costruzione del Ponte sia una priorità per l'Italia. Proprio nel giorno in cui il ministro delle Infrastrutture ha invitato a riavviare le procedure per la realizzazione dell'opera, Mario Sarcinelli, presidente di Dexia Crediop, istituto che ha come core business proprio il finanziamento delle opere pubbliche (oltre 54,4 miliardi di attività totali consolidate nel 2007) frena sul progetto. "Le opere pubbliche necessarie all'Italia sono i trasporti - ha detto a margine di un convegno svoltosi a Roma - ma tra queste non c'è, certamente, il Ponte di Messina". Sarcinelli ha ricordato i dati di una recente indagine dell'Unioncamere, da cui risulta che il ritardo infrastrutturale italiano è cresciuto di molto nei passati quindici anni e, in particolare, negli ultimi cinque. Ma "la nostra arretratezza non deriva dalla mancanza di risorse", ha rilevato Sarcinelli ricordando che negli ultimi quattro anni, e nonostante il rallentamento del 2005 e del 2006, per opere del genio civile sono stati investiti 163 miliardi di euro nel nostro Paese, "una cifra che è similare in Francia". "Tra il 2007 e il 2008 - ha aggiunto Sarcinelli -, per interventi infrastrutturali sono stati autorizzati stanziamenti complessivi per circa 88 miliardi, di questi circa 54 miliardi consistono in risorse aggiuntive"

Priorità o non priorità, questo è il problema... - E dopo 6 anni di promesse, progetti, e soprattutto polemiche, il progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina riparte. Come previsto dal programma di Governo.
Si tratta, soprattutto, di un ritorno al passato, al 2002 con il terzo governo Berlusconi: fu allora che parte il piano per il Ponte sullo Stretto di Messina, quando la società 'Stretto di Messinà riprende il progetto preliminare predisposto nel 1992.
Nel 2005, la società Impregilo vince la gara come general contractor. Ma nel 2006, con la vittoria del centrosinistra e l'avvento del governo Prodi, il progetto torna nel cassetto: il Ponte non figura fra le priorità che, aveva spiegato Romano Prodi, dovevano essere compatibili con le risorse disponibili. Oggi una nuova inversione a U, dopo che la contrarietà del governo di centrosinistra per la grande opera aveva portato la "Stretto di Messina Spa" a un passo dalla chiusura. A salvarla, malgrado un chiaro accordo politico in tal senso tra le forze dell'Unione, era stato un "colpo di mano" dell'allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che ha creato non pochi malumori nell'ex maggioranza.

Ecco, in sentesi, le fasi dall'avvio del progetto...
Il governo Berlusconi vara il decreto. Nel 2002 la società Stretto di Messina riprende in mano il progetto preliminare predisposto nel 1992. All'inizio del 2003 il cda della società approva un nuovo progetto corredato di studio di impatto ambientale. In aprile il Governo vara il decreto per la realizzazione dell'opera. A giugno arriva anche il via libera del ministero dell'Ambiente. Il primo agosto il Cipe approva il progetto preliminare.
Impregilo vince la gara. Nella primavera 2004 viene approvato il bando di gara per la scelta del general contractor.
Nell'ottobre del 2005 la Commissione aggiudicatrice dichiara la vittoria del raggruppamento guidato da Impregilo. Il contratto viene siglato il 27 marzo.
Lavori a partire dal 2007. Prima di aprire i cantieri, Impregilo deve presentare il progetto definitivo (che deve essere approvato da Cipe e Stretto di Messina) e quello esecutivo. I tempi previsti dall'impresa per i due progetti sono di 10 mesi al netto dell'iter autorizzativo, a partire dalla firma del contratto. Per la realizzazione dell'opera ci vorranno altri 5 anni, fino al 2012.
Prodi al governo: "Ponte non è priorità". Nel programma dell'Unione il Ponte sullo Stretto non è fra le priorità e nel maggio 2006, di fronte al Senato per chiedere la fiducia al programma, il premier non fa una parola sul ponte dicendo però che saranno privilegiati gli interventi "in una logica di sistema integrato" piuttosto che le "singole grandi opere".
Soldi, dal Ponte alle strade. Stabilisce che circa 50 milioni destinati alla costruzione del ponte sullo Stretto saranno destinati per il 70% alla realizzazione di strade in Sicilia, per il 30% alla Calabria.
La Camera dice no. I deputati, l'11 ottobre scorso, approvano la risoluzione secondo cui il ponte sullo Stretto di Messina non si farà. Contrari ad oltranza Verdi e Prc ma votano anche quelli che, pur favorevoli o almeno disponibili, hanno ritenuto che si debba dare priorità ad altre opere. Proteste dall'opposizione.
Soppressa la società "Stretto di Messina". La decisione viene presa dalla commissione Bilancio del Senato sulla base di un emendamento del relatore al decreto fiscale che accompagna la Finanziaria 2008.
Torna Berlusconi, nel 2009 al via lavori per il Ponte. Ennesimo dietrofront con il neoministro delle Infrastrutture, Matteoli, che oggi annuncia che l'opera si farà: "Berlusconi in campagna elettorale ha detto che se avesse vinto il centrodestra si tornava al ponte. Il primo compito che hanno i ministri è di rispettare gli impegni". E oggi il ministro invia una lettera a Ciucci per chiedere formalmente il riavvio dell'attività. 

Vogliamo inoltre ricordare che il primo via libera alla realizzazione del ponte sullo Stretto risale niente meno che al 17 dicembre 1971, quando il Parlamento ha approvato la legge 1158 finalizzata "alla realizzazione di un collegamento stabile viario e ferroviario fra la Sicilia e il continente", affidando all'Iri il compito di guidare un gruppo di imprese statali: Fs, Anas, regioni Sicilia e Calabria. Dopo ulteriori 10 anni un'altra legge ha poi istituito la "Stretto di Messina Spa", in cui l'Anas possiede una quota pari all'81,8%, nell'ambito di una compagine azionaria che comprende Rfi (13%), le Regioni Calabria e Sicilia (2,6% ciascuna).

[Informazioni tratte da Adnkronos.com, Repubblica.it, Corriere.it, La Sicilia.it, ANSA]

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24 maggio 2008
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