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Il Ponte sullo Stretto? Un discorso chiuso

E dal governo arrivano una serie di alternative per non gettare al vento tutte le risorse impiegate fino ad ora

06 luglio 2006

Nelle scorse settimane il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che mai si è detto contrario alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, è stato chiaro: con il prossimo Dpef (Documento di programmazione economico-finanziario) il governo stralcerà le opere infrastrutturali non ritenute prioritarie e tra queste figura anche il Ponte sullo Stretto di Messina.
Quindi, basta parlare di ponte sullo Stretto, avendo davanti bel altre ristrettezze e la prospettiva di veder chiusi tanti altri cantieri già avviati e che di colossale non hanno nulla.
Certo, bisogna studiare il metodo giusto per abbandonare la ciclopica impresa (ancora tutta sulla carta), considerando che il progetto è già avviato e che, in base a come si dice ora di sospenderlo, bisogna fare i conti con contratti e relative penali che possono variare da un minimo di 0 milioni ad un massimo di 380.
''Provvederemo a rivedere l'elenco delle opere individuate dal precedente governo di centrodestra, per stralciare quelle opere come quelle del Ponte sullo Stretto, che è un opera allo stato non ritenuta prioritaria dal governo e dalla maggioranza di centrosinistra'', ha precisato il ministro Di Pietro, ''Bisogna, però, trovare bene la soluzione per non pagare 380 milioni (di penale) ed avvicinarsi allo zero''.

Ai giornalisti che gli chiedevano se non fosse meglio chiedere il progetto definitivo, prima di decidere lo scioglimento della società e dei contratti, visto che in questi casi la penale sarebbe solo del pagamento delle spese tecniche (intorno ai 60 milioni), spesa che produrrebbe però almeno la produzione di un progetto, Di Pietro ha risposto: ''E' anche questa una soluzione che si sta valutando''. Di Pietro ha inoltre assicurato che la sua proposta ''rispetterà: il programma dell'Ulivo che non prevede il Ponte fra le grandi opere, il contratto e non butterà via soldi inutilmente''.

Quindi, un discorso chiuso. Così lo ha definito il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi che proprio all'inizio di questa settimana si trovava a Messina per un convegno sul tema della mega opera che unirebbe le sponde di Sicilia e Calabria.
''Il discorso Ponte sullo Stretto è chiuso'',  ha detto Bianchi. ''I collegamenti tra Sicilia e continente - ha aggiunto il ministro - avverranno attraverso sistemi di mobilità alternativa. C'è un sistema portuale straordinario che va messo nelle condizioni di funzionare meglio''. ''Dato che a malapena riusciremo a realizzare, con la disponibilità finanziaria che abbiamo, le priorità infrastrutturali di questo governo, è ora di dire basta con il Ponte. Il discorso è chiuso, esaurito''.
Tra l'altro è stato proprio il progetto del Ponte che in tutti questi ani ha sottratto ''tutte le risorse, non solo quelle finanziarie, ma anche intellettuali, culturali e tecniche'' a quegli studi che invece cercavano un'alternativa valida alla costruzione della mega struttura e che invece ''sono finiti nel dimenticatoio''. ''Avevamo questo Moloch che incombeva su di noi - ha detto ancora il ministro - ma adesso è giunto il momento di tirare fuori quanto detto in tutti questi anni e rivalutare lo straordinario sistema portuale che esiste in Calabria e in Sicilia''. È infatti nell'assicurare ''i collegamenti tra la Sicilia e il continente'' sfruttando ''una serie di punti diversi, invece di un nodo concentrato (il ponte, ndr.)'' che il ministro Bianchi vede l'alternativa alla mega infrastruttura.

E dal governo sono arrivate idee alternative anche per la trasformazione della ''Società Stretto Spa''.
Un'idea e una proposta che prevede un disegno di legge delega messo a punto dal senatore Francesco Ferrante, che è anche direttore generale di Legambiente: ''Trasformare la Stretto di Messina Spa in un istituto per la ricerca e tutela dell'ambiente e del territorio''.
Il ddl prevede che anche tutta la copiosa messe di studi e ricerche compiute in questi anni dalla Stretto di Messina Spa venga utilizzata dal nuovo nascente Istituto come base di ricerca per progetti e forme di tutela dell'ambiente e sviluppo del territorio costiero e marino, per la cooperazione, l'integrazione, lo scambio e lo sviluppo economico, turistico, culturale, sociale e dei trasporti intermodali dell'area dello stretto di Messina. Nella nota di accompagnamento al ddl, Ferrante afferma che ''il progetto del Ponte sullo Stretto, per il suo elevato impatto ambientale e per il suo enorme costo e per il fatto che non apporterebbe alcun concreto vantaggio alla Sicilia e alla Calabria è da ritenersi inutile e dannoso. Il senatore ha aggiunto che ''in questi anni la Società Stretto di Messina, per realizzare il suo scopo sociale, nonostante abbia portato avanti politiche più rispondenti agli interessi di ristretti gruppi anziché della collettività, ha sviluppato anche una notevole quantità di ricerche e studi su monitoraggio, studio e progettazione in settori importanti come quello ferroviario e viario e sui pubblici servizi tra la Sicilia e il continente. Inoltre, sempre la suddetta concessionaria, ha realizzato importanti monitoraggi, studi e ricerche, (costati molti miliardi di vecchie lire) per conoscere l'impatto che un'opera come il Ponte sullo Stretto avrebbe avuto sul territorio e sul paesaggio. Per non disperdere questa importante massa di studi sul paesaggio e sull'ambiente dell'area dello Stretto di Messina e anche per non 'gettare al vento' tutti quei miliardi di vecchie lire, spese dal 1971 ad oggi, si vuole, con l'approvazione di questo Disegno di Legge, concedere al Governo una delega per la trasformazione della Società Stretto di Messina Spa in un Istituto per la ricerca, tutela dell'ambiente''.

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06 luglio 2006
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