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Il Potere delle Cose: magia e religione nelle collezioni del Museo Pitrè

Magia e Religione all'Archivio Storico Comunale di Palermo

03 febbraio 2006

Il Potere delle Cose: magia e religione nelle collezioni del Museo Pitrè
Archivio Storico Comunale (via Maqueda, 157) - Palermo
Mostra a cura di Ignazio Buttitta
Fino al 14 maggio 2006

Il filo sottile che passa tra magia e religione negli oggetti di fattura popolare fra '800 e '900 è il tema di una curiosa e inedita mostra che si è inaugurata il 3 febbraio 2006, nelle sale Almejda e Pollaci Nuccio dell'Archivio storico comunale di via Maqueda a Palermo, diretto da Eliana Calandra.
Promossa dall'assessorato alla Cultura del Comune e realizzata a cura di Eidos, ''Il Potere delle Cose: magia e religione nelle collezioni del Museo Pitrè'' - questo il titolo - consentirà di ammirare circa centocinquanta fra reperti e documenti della tradizione magico-religiosa siciliana, frutto di un'accurata selezione in base a criteri d'interesse etno-antropologico ed estetico.
Materiali provenienti quasi tutti dal Museo etnografico Pitrè, in parte mai esposti prima; mentre i documenti, soprattutto bandi ed editti, sono conservati nell'Archivio storico.
Ammireremo, così, alambicchi, incantesimi, amuleti, maschere di carattere apotropaico (per allontanare il male), ''miracoli'' in cera, collari, gioielli, ''chiavi di carretto'' e cilici.

Troveremo, fra l'altro, la mezza arancia in creta con all'interno un bambino in cera, simbolo di fertilità; o il sacchetto di stoffa colmo di grano, segno dell'abbondanza; o, ancora, la cordicella con ''i nodi d'amore'', per legare a sé l'innamorato restio. Fra gli oggetti di magia nera, ci sarà ''l'uovo con spilli'', dove il simbolo della vita è usato per colpire la persona cui si voleva recare danno; e poi, ''fatture'', filastrocche, simboli e strumenti esoterici, in gran parte provenienti dalla sala della Magia, del Museo Pitrè.
Altri oggetti, invece, avranno una forte connotazione sacra, per i rituali cui erano destinati, come gli ex voto e le pitture su vetro, realizzati in segno di ringraziamento al santo ''per grazia ricevuta'', oltre a stampe devozionali, e a placche e costumi di confraternita.
Parte dei materiali che erano conservati nei depositi sono stati restaurati, per poterli rendere meglio fruibili al pubblico.

La mostra è curata da Ignazio Buttitta, mentre l'allestimento, realizzato dall'architetto Antonio Di Lorenzo, consentirà ai visitatori di osservare gli oggetti lungo un percorso espositivo contrassegnato da ambienti labirintici e suggestive penombre, che ne esalteranno il significato misterico. 
La mostra resterà aperta fino al 14 maggio 2006, con i seguenti orari: da martedì a sabato, dalle 9 alle 19,30; domenica dalle 9 alle 13 (chiusura lunedì). L'ingresso è libero.

''L'idea di allestire una mostra dedicata al potere delle ''cose'' materiali e immateriali - oggetti, immagini, suoni, parole - in grado di incidere sulla realtà e modificarla, risale all'incirca a tre anni fa. I motivi di questa scelta sono molteplici, e qui proverò a spiegarli, con l'obiettivo di meglio illuminare intenti e finalità di una iniziativa culturale che ha richiesto lunghi mesi di lavoro e l'apporto di diversi specialisti. [...]
Una prima  motivazione scaturisce da una considerazione molto semplice: in ogni tempo, eventi negativi come epidemie, guerre, terremoti, catastrofi naturali o dovute alla violenza dell'uomo fanno emergere timori ancestrali e ataviche insicurezze.
Uno degli esempi più eclatanti è stato offerto, pochi anni fa, dall'attentato alle Torri Gemelle a New York, monumento-simbolo non solo del potere di una nazione ma dei valori della stessa civiltà occidentale.
Da fonti giornalistiche abbiamo appreso dell'improvvisa impennata delle nevrosi, delle sindromi depressive e dei suicidi ma anche, quasi altra faccia della medaglia, del recupero di credenze che si pensava fossero retaggio del passato.

Ma è stato sempre così: quando la realtà quotidiana lascia emergere con violenza una negatività alla quale l’uomo non ha forze per opporsi, ci si avvale di poteri più alti. Un oggetto, una formula, un talismano divengono la chiave per intervenire sugli eventi, per arginare sfortuna e destino.
Divengono gli strumenti di una protezione speciale, ottenendo un benefico effetto placebo per ricondurre a livelli accettabili l'angoscia esistenziale che ci opprime.
Ci fanno sentire meno fragili davanti ai misteri dell'esistenza.
Oggi come ieri: oggi, nella società opulenta del benessere, della tecnologia, dell'immagine e della comunicazione di massa, come ieri, nel contesto storico vissuto e studiato dal Pitrè, dell'economia agricolo-pastorale e della cultura popolare siciliana di fine Ottocento.
Dunque, l'attualità e l'universalità del tema - vale a dire la sua valenza etnoantropologica -  è stato uno degli elementi che ci ha indotto alla scelta.

Un altro motivo forse più esteriore, ma importante perché legato alla storia stessa dell'istituzione culturale è stata l'imminenza dei lavori di restauro della sede museale.
Da poco tempo giorni il complesso monumentale che ospita dal 1935 il Museo Pitrè è oggetto di un intervento di restauro che permetterà, in un futuro che ci auguriamo il più vicino possibile, la restituzione al pubblico, in condizioni ottimali, del patrimonio etnografico.
Il restauro, suddiviso per lotti, verrà realizzato a museo aperto, in modo da permettere nel frattempo la fruizione di gran parte della collezione permanente. [...]
Si è pensato di allestire una grande mostra, su un tema di così ampio respiro (circa 120 gli oggetti selezionati) in un'altra istituzione culturale. Anch'essa, come il Museo Pitrè, luogo privilegiato della memoria della Città: l'Archivio storico comunale.
Nella maestosa Sala Damiani Almeyda trovano dunque posto gli oggetti magico-religiosi del Museo, in un percorso espositivo ricco di suggestioni, in cui un vero e proprio plusvalore è offerto dalla straordinaria spazialità e dall'architettura degli ambienti.
Con Giuseppe Pitrè possiamo affermare che le collezioni del Museo rappresentano ''quella parte della storia che i dotti non hanno scritta, ma che il popolo ha lasciato nei suoi costumi, nelle sue usanze, nelle sue credenze, nei suoi riti''.
Ci sembra bello e significativo che alcune di quelle pagine di storia non scritta siano visibili adesso in un Archivio che custodisce invece una mole enorme di manoscritti in cui è racchiusa la storia cittadina attraverso i secoli: fonti diverse ma complementari per chi voglia recuperare le radici di un comune passato. [...]''

Eliana Calandra
Direttore del Museo Pitrè e dell'Archivio storico comunale

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03 febbraio 2006
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