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Il premier era sicuro che Ruby fosse nipote di Mubarak

E' cominciata l'offensiva dei legali di Silvio Berlusconi: una raffica di eccezioni per chiedere ai giudici di Milano di prosciogliere il Cavaliere

01 giugno 2011

Una raffica di eccezioni per chiedere ai giudici di Milano non solo di prosciogliere Silvio Berlusconi o di spostare inchiesta e processo davanti al Tribunale dei ministri oppure a Monza, ma anche per sottolineare che il premier era convinto che Ruby fosse nipote di Mubarak.
È cominciata ieri l’offensiva della difesa del presidente del Consiglio imputato per concussione e prostituzione minorile per la vicenda della giovane marocchina Ruby, che avrebbe partecipato ai presunti festini a luci rosse ad Arcore. Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, dopo aver annunciato 16 eccezioni preliminari al collegio della quarta sezione, ne hanno illustrate poco più della metà, alternandosi per quasi sette ore e mezza. Eccezioni, però, preparate con tanto di memorie depositate assieme a pareri pro veritate, dagli altri due legali che assistono il premier, gli avvocati Filippo Dinacci e Giorgio Perroni.

Tra le questioni preliminari si contano quelle sulla competenza funzionale e territoriale, sulla mancanza dei presupposti per chiedere e disporre il giudizio immediato, sulle intercettazioni, sulla carenza di potere, sulla violazione della corrispondenza riguardo alla documentazione bancaria di Berlusconi e anche sulla mancata udienza per la formazione del fascicolo del dibattimento. Questioni tecniche, per le quali si è passata in rassegna tutta la giurisprudenza possibile e immaginabile, partendo dallo statuto Albertino fino alle più recenti sentenze di Cassazione e Consulta.
Per quanto riguarda la competenza funzionale, legata al reato di concussione e alle famose telefonate del premier al funzionario della questura per il rilascio di Ruby, i difensori hanno parlato del "convincimento chiaro e incontrovertibile" da parte di Berlusconi che la ragazza fosse la nipote di Mubarak. Nell'incontro con l'ex presidente egiziano, secondo Ghedini, Berlusconi manifestò un "convincimento chiaro e incontrovertibile", che "lo aveva guidato a fare dichiarazioni ufficiali in un pranzo formale". Secondo la difesa, inoltre, ci sono anche altri soggetti come "l'architetto Di Bernardo e la signora Fragata" che hanno avuto "indicazioni da Karima el Mahroug che ella sarebbe stata maggiorenne e parente del presidente egiziano". Ghedini, infine, ha citato anche una relazione "del sovrintendente capo Imperiale" sulla famose notte in questura, tra il 27 e il 28 maggio 2010, nella quale si parla dell'affidamento di Ruby a Nicole Minetti "in quanto nipote del presidente egiziano Mubarak".
I difensori del premier hanno quindi chiesto ai giudici di proscioglierlo immediatamente, qualora ritengano che il premier quella sera non abbia agito da pubblico ufficiale, nelle funzioni di primo ministro. Invece, "qualora si sostenesse che ha agito come pubblico ufficiale, gli atti vengano inviati al Tribunale dei ministri".

E poi è stata avanzata anche la richiesta di trasferimento di inchiesta e processo a Monza, perché il reato più grave, la concussione, sarebbe stato commesso a Sesto San Giovanni. Senza contare poi la richiesta di dichiarare la nullità del giudizio immediato per il "colpevole ritardo", ha affermato Longo, da parte dei pm dell’iscrizione nel registro degli indagati di Berlusconi, cosa che sulla base degli elementi raccolti dagli inquirenti avrebbe dovuto avvenire tra il 7 luglio e il 3 agosto 2010. E non oltre cinque mesi dopo, il 21 dicembre dello scorso anno, e solo per riuscire, secondo la difesa, a chiedere il giudizio con rito immediato.

I difensori del premier, tra le righe, non hanno risparmiato veri e propri attacchi al lavoro dei pm, con Ilda Boccassini e Antonio Sangermano in aula ad ascoltare per replicare in una delle prossime udienze. Berlusconi, ha spiegato Ghedini, "è stato monitorato direttamente", anche in "tutto ciò che attiene alla sua vita privata", compresa la ricostruzione "dei suoi spostamenti", attraverso le intercettazioni telefoniche e l’acquisizione dei tabulati delle altre persone coinvolte nell’inchiesta. L'avvocato Ghedini ha chiesto dunque che i giudici dichiarino "l'inutilizzabilità radicale di tutte le intercettazioni e dei tabulati" dell'inchiesta e di conseguenza la nullità del decreto che ha disposto il giudizio. Secondo Ghedini, infatti, "non si può dire che ci siano state intercettazioni indirette che hanno riguardato il premier, ma bisogna dire che ci sono state intercettazioni dirette". Il legale ha parlato infatti di "ben 1.732 casi in cui sono state intercettate utenze riferibili a Berlusconi" e di "ben 6.113" indicazioni nei tabulati di utenze del premier contattate da altri soggetti.

Il processo per il 'caso Ruby' è stato aggiornato al 6 giugno prossimo. Silvio Berlusconi non sarà in aula. Lo hanno anticipato i suoi legali al termine dell'udienza di ieri. In linea di massima è stata poi indicata un'altra data, quella del 14 giugno, che potrebbe però essere cancellata se dovessero intervenire impegni dei legali-parlamentari.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it, AGI]

 

 

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01 giugno 2011
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