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Il premier galantuomo perseguitato dalla Stasi

Berlusconi parla di 'golpe morale' mentre i suoi sostenitori manifestano contro i giudici di Milano

11 febbraio 2011

"Dalle cronache di questi giorni si capisce che i pubblici ministeri e i giornali o i talk show della lobby antiberlusconiana, che trascina con sé un'opposizione senza identità propria, si muovono di concerto". Lo ha sottolineato ieri Silvio Berlusconi in un'anticipazione dell'intervista al 'Foglio' di Giuliano Ferrara pubblicata oggi. "Si passano le carte - continua -, non si comprende in base a quale norma, come nell'inchiesta inaccettabile di Napoli; oppure, come è avvenuto a Milano, scelgono insieme i tempi e i modi per trasformare in scandalo internazionale inchieste farsesche e degne della caccia spionistica alle 'vite degli altri' che si faceva nella Germania comunista''.
Il premier non ha dubbi: "Non ce la faranno, però intanto perché c'è un giudice a Berlino, e io ho fiducia di trovarlo, e poi perché in una democrazia il giudice di ultima istanza, quando si tratta di decidere chi governa, è il popolo elettore e con esso il Parlamento, che sono i soli titolari della sovranità politica". "Da cittadino privato me la caverei senza problemi, con accuse così ridicole. Ma io resisto perché, come sempre nella mia storia, l'attacco al mio privato è in realtà un attacco al ruolo pubblico che svolgo, alla mia testimonianza democratica". "Stavolta c'è una coscienza pubblica diffusa - ha aggiunto - dell'intollerabilità costituzionale e civile di un siffatto modo di procedere, il famoso golpe bianco, anche perché abbiamo un presidente che è un galantuomo, e allora ricorrono a quello che lei, caro direttore, ha chiamato 'golpe morale'. E' per questo che nel documento del Popolo della Libertà si parla di eversione politica. E' un giudizio tecnico, non uno sfogo irresponsabile".
"Chi, come voi dite, predica una Repubblica della virtù, con toni puritani e giacobini - prosegue Berlusconi nell'intervista -, ha in mente una democrazia autoritaria, il contrario di un sistema fondato sulla libertà, sulla tolleranza, su una vera coscienza morale pubblica e privata. Io, qualche volta, sono come tutti anche un peccatore - ammette -, ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me è fatta per 'andare oltre' me". "E' fatta - ha sottolineato il Cavaliere - per mandare al potere attraverso un uso antigiuridico del diritto e della legalità, l'idea di cultura, di civiltà e di vita, di una elite che si crede senza peccato, il che è semplicemente scandaloso, è illiberalità allo stato puro".
Qual è lo scopo dell'offensiva giudiziaria? "Lo hanno scritto su tutti i giornali il professor Zagrebelsky, la signora Spinelli, il professor Asor Rosa e tanti altri - replica il premier - bisogna liberarsi di Berlusconi evitando il voto degli italiani, tutti rincretiniti secondo queste élite boriose e antidemocratiche, e ci vuole dunque una iniziativa, cito letteralmente, 'extraparlamentare' che punti sull'emergenza morale per distruggere la sovranità politica che il popolo italiano non è degno di esercitare".

Immediata la reazione dell'opposizione. "Berlusconi ha perso la testa", ha commentato Pier Ferdinando Casini. "Paragonare l'Italia alla Germania dell'Est, se si pensa ai morti nei gulag, è da puro irresponsabile, in particolare per un presidente del Consiglio che dovrebbe avere a cuore l'onore del Paese". Un paragone "insultante", ha aggiunto, di fronte a cui "dovrebbero rivoltarsi tutti gli italiani per la disinvoltura con cui è stato fatto".
Per il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, "se, come dice Berlusconi le sue dichiarazioni nell'intervista rilasciata al Foglio, non sono uno sfogo, allora si tratta di parole semplicemente eversive". Quindi il segretario del Pd si rivolge alle forze di opposizione: "Tutte le opposizioni hanno il dovere di rinserrare le fila, di costruire un'iniziativa comune, e, come chiediamo da tempo, di rivolgersi agli italiani stanchi e turbati con la generosità di una proposta nuova e unitaria".
Antonio Di Pietro, commentando le ultime dichiarazioni del premier, ha sottolineato: "Sono i toni della paura e della disperazione. Berlusconi non sa più che pesci prendere per non farsi processare". "Ancora una volta - ha aggiunto - vuole buttare in politica i suoi problemi personali e strumentalizza il suo ruolo. Per questo l'Idv presenterà un referendum e agli italiani porremo questo quesito: volete continuare a stare con il governo Berlusconi o liberarvene? Ridiamo la parola al popolo".

Intanto questa mattina, davanti al palazzo di Giustizia di Milano, circa 150 persone, guidate da Daniela Santanchè ("Io cambierei il nome di questo palazzo, lo chiamerei 'il palazzo di ingiustizia', dove c'è una minoranza della magistratura militante che vuole sovvertire il voto popolare e far cadere Silvio Berlusconi") hanno alzato cartelli e scandito slogan a favore del premier. Alla manifestazione ha partecipato anche la presidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea e Alberto Torregiani, responsabile del settore giustizia del Movimento per l'Italia e figlio di Pierluigi, il gioielliere milanese ucciso dai Pac di Cesare Battisti nel '79. Non c'erano, invece, i ministri del Pdl la cui presenza era stata ventilata nei giorni scorsi.
I manifestanti del Pdl, hanno invaso corso Vittoria, bloccando parte della carreggiata, sventolando bandiere del Popolo della libertà. Su uno striscione c'era scritta una frase di Luigi Einaudi: "Giustizia non esiste la' dove non vi è libertà". Su alcuni cartelli retti si leggeva: "Silvio, resistere, resistere, resistere". Una frase, questa, mutuata dalla relazione dell'ex procuratore generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli nel corso dell'inaugurazione dell' anno giudiziario del 2002. Dall'altra parte della carreggiata, inoltre, si sono poi radunati alcuni esponenti del Popolo Viola, che hanno organizzato un "contro-presidio" a sostegno dei magistrati. E sono stati molti i passanti che hanno urlato 'vergogna' all'indirizzo dei militanti del Pdl.

[Informazioni tratte da Adnkronoos/Ing, Repubblica.it]

 

 

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11 febbraio 2011
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