Il presidente dell'Ars salva il "blocca nomine"
Dopo il vespaio di polemiche scaturito dal voto in Commissione Affari Istituzionali...
Ieri all'Ars, in Commissione affari istituzionali è stato bocciato il ddl "blocca nomine", il provvedimento che "impediva" al Governo della regione di continuare ad effettuare nomine anche dopo le dimissioni del Presidente e prima dello svolgimento delle elezioni.
Immediatamente è scoppiata la polemica. Proteste sono arrivate dal capo gruppo del Pd all'Ars, Antonello Cracolici e dal Pid-Cantiere popolare. "L'atteggiamento del presidente della prima Commissione affari istituzionali, Riccardo Minardo - ha detto Cracolici - è di assoluta gravità: stamane mentre era in corso la riunione del gruppo Pd, ha riunito la prima Commissione e con un blitz ha fatto votare la 'bocciatura’ del ddl blocca nomine, pur non essendo neanche in numero legale".
"Difenderemo le norme blocca-nomine in Aula - hanno aggiunto Rudy Maira e Totò Cascio, rispettivamente capogruppo e deputato del Pid-Cantiere popolare all'Ars - contro ogni tentativo di trasformare la fase elettorale in un suk di svendita di anime ed intelligenze".
Minardo (Mpa) si è difeso dicendo: "Nessun blitz a Palazzo dei Normanni. In qualità di presidente della I Commissione, mi sono limitato a svolgere il mio ruolo nel pieno rispetto delle disposizioni di regolamento, che ho applicato senza forzatura alcuna". "La I Commissione si è riunita per l'esame della legge, in considerazione del fatto che ieri (lunedì per chi legge, ndr) erano scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti al ddl oggetto di dibattito - ha spiegato -. La convocazione era fissata per le undici, ho persino atteso venti minuti prima dell'inizio dei lavori. Come previsto dal regolamento, abbiamo iniziato partendo dagli emendamenti soppressivi: c'era un unico emendamento, l'.1.1, che proponeva la soppressione dell'art. 1 del ddl, e con i voti dei deputati presenti, quattro a favore e due contrari, questo emendamento è stato approvato. Nessuno scandalo, dunque - ha concluso Minardo -, ma solo la piena e completa applicazione delle regole di esercizio democratico nel rispetto dei numeri della rappresentatività”.
Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo di Fli all'Ars, Livio Marrocco, secondo il quale "non c'è stato alcun blitz, ma semplicemente un voto democratico in una seduta calendarizzata da una settimana e quindi prevista. Che l'opposizione gridi allo scandalo lascia quanto mai perplessi, a maggior ragione considerando che i moralizzatori di oggi in passato hanno ampiamente e ripetutamente goduto, anche a ridosso delle campagne elettorali, delle stesse possibilità di nomina che ora rinfacciano a Raffaele Lombardo. Il loro 'no' alle nomine, quindi, è solo un attacco politico strumentale e demagogico, che con il voto abbiamo rispedito al mittente".
Alla fine, però, il "blocca-nomine" è stato salvato dall'intervento riparatore del presidente dell'Assemblea Francesco Cascio: "Il voto in commissione Affari istituzionali non ha concluso l'iter dell'esame del testo in quella sede, dal momento che manca ancora il voto finale per il quale è necessaria una maggioranza qualificata. Dunque, conformemente a quanto stabilito dalla scorsa conferenza dei capigruppo, il ddl blocca-nomine sarà iscritto all'ordine del giorno della prossima seduta d'aula".
Dunque, quello in commissione non è stato un "voto finale" e in pratica la presidenza dell'Ars ha potuto "salvare" il ddl facendo leva su quanto deciso nella conferenza dei capigruppo della scorsa settimana.
L’affermazione di Cascio ha ricevuto come risposta un intervento polemico dal presidente della commissione Minardo, che rivolgendosi a Cascio ha detto: "Presidente, lei non può ignorare il voto della commissione, non si può mettere all'ordine del giorno dell'aula un ddl bocciato dalla commissione".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, GdS.it, Lasiciliaweb.it]