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Il presidente Napolitano teste nel nuovo processo "Borsellino quater"

Il Capo dello Stato verrà ascoltato nel nuovo processo per la strage di via D'Amelio

23 marzo 2013

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano verrà ascoltato come testimone nel nuovo processo per la strage di via D'Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta, che si è aperto ieri davanti alla Corte d'Assise di Caltanissetta.
A deciderlo sono stati i giudici che hanno così accolto la richiesta avanzata dall'avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, il fratello del giudice, che si è costituito parte civile.
Secondo il legale Repici, Napolitano, che all'epoca della strage era presidente della Camera, proprio per il suo ruolo "era un osservatore privilegiato di quanto avveniva nei palazzi del potere". Secondo l'avvocato Napolitano va sentito anche sulla base di quanto il capo dello Stato ha scritto in una lettera alla figlia dell'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. "Il capo dello Stato - ha sottolineato l'avvocato - ha detto di avere accompagnato Scalfaro nei momenti decisivi nel tragico biennio delle stragi di mafia".

Però Napolitano, come stabilito dalla Corte d'Assise, non potrà essere sentito sulle intercettazioni telefoniche registrate tra lui e l'ex presidente del Senato Nicola Mancino. I giudici hanno ritenuto "manifestamente irrilevante" l'eventuale testimonianza sul punto, sottolineando, inoltre, che un'eventuale ammissione avrebbe potuto pregiudicare la riservatezza delle conversazioni del presidente della Repubblica.
Diversa la valutazione della Corte sugli altri argomenti sollecitati dalla difesa di Borsellino nella sua istanza istruttoria: il Capo dello Stato, dunque, verrà sentito su quanto a sua eventuale conoscenza sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, sulla sostituzione alla guida del ministero dell'Interno, nel 1992, di Vincenzo Scotti con Nicola Mancino e sulle difficoltà che incontrò in Parlamento, nel 92, la conversione del decreto legge sul carcere duro.

Interpellate in relazione alla decisione della Corte d'Assise di Caltanissetta nel processo sulla strage di via D'Amelio, sulla testimonianza del Presidente Giorgio Napolitano, le fonti del Quirinale rilevano di non poter rilasciare commenti in quanto non si conosce né l'oggetto della richiesta della parte civile né il testo dell'ordinanza con cui è stata ammessa.

Gli imputati del processo sono i boss mafiosi Vittorio Tutino, Salvo Madonia, ma anche i falsi pentiti Calogero Pulci, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino. L'accusa è rappresentata dal procuratore capo Sergio Lari, dall'aggiunto Domenico Gozzo e dai pm Gabriele Paci e Stefano Luciani. I pm a inizio udienza hanno illustrato la lista testi che prevede l'esame di 300 persone tra collaboratori di giustizia, politici, magistati ed esponenti delle forze dell'ordine.
Si sono costituiti parte civile i familiari delle vittime, la presidenza del Consiglio, i ministeri dell'Interno e della Giustizia, la Regione Siciliana, il Comune di Palermo, il centro Pio La Torre, ma anche due dei sette condannati ingiustamente per la strage usciti dal carcere dopo quasi 20 anni, Gaetano Murana e Gaetano Scotto.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Corriere del Mezzogiorno]

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23 marzo 2013
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