Il primo identikit dell'isola che non c'è
Ecco il vulcano sottomarino che nel 1831 formò l'isola Ferdinandea
Fumarole sottomarine, nove coni vulcanici oltre al cono chiamato banco di Graham: è il primo identikit dell'area sommersa che comprende 'l'isola che non c'è', i resti del vulcano sottomarino che ha dato origine all'isola Ferdinandea, emersa al largo di Sciacca, in Sicilia, durante l'eruzione del 1831.
L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha condotto la prima campagna di monitoraggio sottomarino nell'area dei banchi del Canale di Sicilia. Condotto con l'ausilio della Nave da Ricerca Astrea dell'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (Ispra), il monitoraggio ha interessato in primo luogo il Banco Graham (che si trova alla profondità di 6,9 metri) un cono vulcanico costituito dai resti dell'effimera isola Ferdinandea, chiamata così in onore di re Ferdinando di Borbone.
E' l'unico vulcano italiano attivo in tempi storici, sottolinea l'Ingv, ed è ''ancora quasi completamente sconosciuto''. Non esiste infatti un minimo sistema di monitoraggio e non si conosce al momento quale sia il suo stato di attività. ''L'isola affiorò in superficie nel 181 a causa di un'eruzione sottomarina e scomparve dopo pochi mesi a causa dell'erosione del mare'', ha spiegato il geofisico dell'Ingv, Giuseppe D'Anna, che con il vulcanologo Mauro Coltelli è responsabile della campagna.
Le indagini hanno interessato anche i vicini banchi Terribile (a meno 20 metri sotto il livello del mare a Est, e Nerita (a meno 16,5 metri) che con il Graham costituiscono un ampio rilievo sottomarino che s'innalza dal fondale del Canale di Sicilia.
Durante la campagna, ha spiegato D'Anna, è stato eseguito un rilievo chiamato multibeam ad alta risoluzione che permette di ottenere una sorta di ricostruzione in 3D dell'area sottomarina interessata. L'indagine ha proseguito l'esperto, ha permesso di identificare nove distinti crateri che hanno generato una sola eruzione, detti perciò monogenici, segno di altrettante storiche eruzioni che hanno avuto origine nell'area. Inoltre sono stati prelevati campioni di roccia dal fondale e campioni di gas dalle fumarole presenti in gran numero nell'area vulcanica.
A completamento delle operazioni, allo scopo di estendere temporalmente il monitoraggio, sono stati deposti degli strumenti dell'Ingv, chiamati Obs/h ossia stazioni sismiche da fondo mare che acquisiranno dati relativi all'attività sismica dell'area fino al loro recupero previsto entro la fine dell'anno.
Dal momento che è un'area vulcanica attiva, senza eruzioni, ma con effetti idrotermali, ha rilevato D'Anna, andrebbe sorvegliata con una stazione sottomarina permanente. "A questo scopo - ha aggiunto - da tempo abbiamo presentato al ministero dell'Università e Ricerca un progetto Pon per tre prototipi di stazioni sottomarine, una per il Canale di Sicilia, una per il vulcano sottomarino Marsili e l'altra tra le isole di Ustica e Alicudi, ma siamo ancora in attesa di finanziamento". [ANSA]