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Il problema dell'acqua nel Palermitano è stato rimandato...

Dopo il fallimento dell'Aps, trovata una soluzione tampone che però non risolve il problema

01 febbraio 2014

L'Acqua nelle case di 500 mila persone della provincia di Palermo continuerà a scorrere, almeno per il momento. Sembra essere scongiurato il blocco dell'erogazione in metà della provincia, un pericolo legato alla vicenda Acque potabili siciliane, la società privata recentemente fallita che dal 2007 ha gestito acqua, depuratori e fognature di 52 Comuni del Palermitano e che già da oggi avrebbe dovuto iniziare a rimettere le reti idriche nelle mani delle amministrazioni comunali, non in grado di sostenere la gestione del servizio, tra la mancanza di fondi e il blocco delle assunzioni previsto dal patto di stabilità.
Dopo due giorni di proteste di lavoratori e sindaci del comprensorio, con i dipendenti che ieri hanno occupato la sede dell'Ato idrico Palermo 1, è arrivato ieri sera un accordo tra Regione, curatela fallimentare e Ato, che affida a quest'ultimo - in via provvisoria - le reti e la gestione del servizio. Una soluzione tampone che evita il rischio della paralisi del sistema nelle prossime settimane, ma che non risolve il problema. Non è chiaro, infatti, con quali fondi l'Ato, attualmente commissariato, si occuperà dell'erogazione dell'acqua e della manutenzione di depuratori e fognature, né si conosce il destino dei 206 lavoratori Aps, che potrebbero essere licenziati tra due settimane alla scadenza dell'esercizio provvisorio, se non sarà trovato un soggetto privato o pubblico disposto a prendersi in carico il servizio in attesa dell'approvazione della riforma sull'acqua pubblica, arenata da mesi in commissione Bilancio all'Ars. 
Il problema, quindi, è solo rimandato.

L'ennesima grana per il governo Crocetta, connessa all'impugnativa della Finanziaria da parte del commissario dello Stato. Nella norma impugnata, infatti, erano stati stanziati tre milioni di euro per la gestione transitoria del servizio, che sarebbe passato all'Amap per circa sei mesi, in attesa dell'approvazione della riforma sull'acqua pubblica. Ma con quei tre milioni di euro bloccati viene sospeso l'accordo con l'Amap, che si rifiuta di amministrare una società che perde un milione di euro al mese senza un adeguato paracadute finanziario. Si prende tempo, quindi, in attesa di reperire fondi e trovare un soggetto che possa subentrare all'Ato idrico che, in quanto ente di controllo, non potrebbe gestire il servizio in maniera autonoma. Per questo il commissario dell'Ato Domenico Tucci ha avviato le procedure per ricevere le manifestazioni di interesse da parte di nuove imprese, pubbliche e private.

Tirano un sospiro di sollievo i sindacati, secondo cui con l'accordo si guadagna tempo per risolvere la vicenda, salvando sia la continuità del servizio che il futuro dei dipendenti. "È un primo passo verso la soluzione definitiva - commenta Francesco Lannino della Filctem Cgil - con il trasferimento all'Ato delle reti si mantiene l'unicità del servizio, che non viene spezzettato tra 52 Comuni e che avrebbe portato alla privatizzazione selvaggia".

[Articolo di Geraldine Pedrotti - Repubblica/Palermo.it, 31 gennaio 2014]

- Un disastro dietro l'altro... (Guidasicilia.it, 30/01/14)

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01 febbraio 2014
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