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Il processo alle Talpe alla Dda continua malgrado il ricorso per ''legittimo sospetto'' del presidente Cuffaro

24 ottobre 2007

Il processo alle cosiddette ''Talpe alla Dda di Palermo'', che vede fra i suoi imputati il presidente della Regione Salvatore Cuffaro (accusato di favoreggiamento a Cosa nostra e violazione del segreto d'ufficio) e per il quale il procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone ha chiesto una pena di otto anni di reclusione (leggi), per adesso va avanti, nonostante l'istanza di rimessione del processo ad un altro giudice per ''legittimo sospetto'' avanzata la scorsa settimana dai difensori del presidente della Regione.

A deciderlo è stata ieri mattina la terza sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Vittorio Alcamo: al collegio non è infatti arrivata alcuna comunicazione ufficiale, da parte della Cassazione, sulle decisioni adottate dall'ufficio di presidenza della Suprema Corte riguardo all'istanza di ''rimessione''. Il giudice ha quindi dato seguito al processo con la discussione delle parti civili. A quel punto l'avvocato Nino Mormino, difensore di Cuffaro, si è alzato in piedi per fare una comunicazione: ''La nostra istanza di rimessione avanzata alla Corte di Cassazione è stata già destinata alla sezione ordinaria per la trattazione''. Il presidente Alcamo ha però obiettato: ''è una notizia che non ci è stata comunicata''. Il difensore ha quindi aggiunto: ''Noi non chiediamo la sospensione, ma forse si crea un problema ...''. Il presidente lo ha fermato: ''Per noi no, perché il codice parla chiaro. Poiché non risulta alcuna comunicazione della Cassazione, non vi è al momento ragione di modificare l'ordinanza della passata udienza che stabiliva la prosecuzione del processo''.

Il presidente Alcamo ha poi proseguito dando la parola all'avvocato Fausto Amato, legale di parte civile per il Comune di Bagheria, costituito contro uno dei principali imputati del dibattimento, l'imprenditore Michele Aiello, titolare di tre cliniche nel territorio della cittadina a cinque chilometri da Palermo.
Nella mattina ha poi esposto il legale dell'Asl 6 di Palermo, Federico Ferina, che ha invocato per l'Ente un risarcimento di 80 milioni di euro. ''La Asl di Palermo è stata gravemente danneggiata dalle illecite condotte contestate agli imputati - ha detto Ferina - mi riferisco al periodo che va dal '99 al 2002, anni in cui le due società di Aiello Atm e Villa Santa Teresa sono transitate al sistema di assistenza diretta''.
Il processo è stato rinviato al prossimo 30 ottobre per la prosecuzione della discussione delle parti civili. Per quella data è prevista la continuazione della discussione delle parti civili.

Oltre agli otto anni di reclusioni richiesti per il presidente della Regione siciliana, i pm Michele Prestipino e Maurizio De Lucia hanno chiesto nove anni, con la diminuente per il rito formulato in sede di giudizio abbreviato, per l'ex maresciallo del Ros Giorgio Riolo, accusato di concorso in associazione mafiosa, e 18 anni per Michele Aiello, che deve rispondere di associazione mafiosa. Inoltre alle due società appartenenti ad Aiello, la ''Diagnostica per Immagini'' e l'''ATM, Alte tecnologie medicali'' è stato chiesto il pagamento rispettivamente di 1.549.000 euro e di un milione di euro di multa.

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24 ottobre 2007
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