Il processo d'appello del senatore Dell'Utri
Marcello Dell'Utri torna in aula dopo la condanna a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa
Si è aperto ieri a Palermo il processo d'appello a carico del senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Giunto in aula della Corte, presieduta da Claudio Dell'Acqua, quando l'udienza si era aperta da pochi minuti, Dell'Utri è subito uscito per scambiare qualche battuta con i giornalisti. Senza mezzi termini, riferendosi al giudizio ricevuto precedentemente, il parlamentare di Forza Italia ha parlato di ''accuse politiche''. ''L'accusa di primo grado era politica, i miei avvocati si sono opposti a ragione a che i pubblici ministeri di primo grado continuassero anche in appello. Era un accusa politica e lo ritengo oggi in maniera più certa di quando il processo iniziò'', ha affermato Dell'Utri.
Cambiata la composizione del collegio difensivo rispetto al processo di primo grado e che ora comprende Nino Mormino, deputato siciliano di Forza Italia, Alessandro Sammarco, legale di Cesare Previti, e Pietro Federico. Unico confermato della vecchia ''squadra'', come l'ha chiamata Dell'Utri, l'avvocato Giuseppe Di Peri. ''Questo è un altro campionato, si cambia squadra. Ho commesso molti errori nel processo di primo grado. Mi sono reso conto che le dichiarazioni spontanee sono inutili, possono solo aggravare la tua posizione. Non rifarei mai interrogatori di 18 ore con i pubblici ministeri, ma allora ero un imputato sprovveduto, ora sono un imputato provveduto. Comunque, forse mi farò interrogare dalla Corte d'appello''.
E la ''nuova squadra'' di Marcello Dell'Utri ha citato tra i propri testi Silvio Berlusconi. Ad annunciarlo, all'apertura del dibattimento, l'unico legale riconfermato, Giuseppe Di Peri. Nel processo di primo grado, concluso l'11 dicembre 2004, Berlusconi si era avvalso della facoltà di non rispondere perché imputato di reato connesso. Lo stesso Berlusconi, all'epoca presidente del Consiglio, aveva comunicato la sua decisione al tribunale che si era recato a Palazzo Chigi per raccogliere la sua testimonianza.
Al termine del dibattimento di primo grado durato sei anni e protrattosi per 256 udienze, il tribunale ha ritenuto, con la sentenza dell'11 dicembre 2004, di avere raggiunto la prova che Dell'Utri avesse assunto il ruolo di grande mediatore tra la mafia siciliana e il mondo della finanza e dell'imprenditoria milanese. In questa attività avrebbe avuto come punto di riferimento la figura di Gaetano Cinà, di cui era amico di vecchia data, morto dopo la condanna a sette anni. Proprio Cinà avrebbe introdotto Dell'Utri nel grande giro della mafia. I giudici hanno messo in rilievo i suoi rapporti ''diretti e personali'' con personaggi come Stefano Boutade, Mimmo Teresi e Vittorio Mangano, poi diventato lo stalliere della villa di Arcore di Silvio Berlusconi.
La difesa di Dell'Utri è convinta che l'intero impianto accusatorio del processo, come ha dichiarato l'avvocato Sammarco, si basi su una ''costruzione virtuale'', anzi, ''una storia basata su illazioni, sospetti e congetture''. Di prove, ha spiegato, non c'è nemmeno l'ombra.
I temi sui quali in appello sarà chiesto un approfondimento specifico riguardano gli attentati alla Standa di Catania, la collocazione dei ripetitori di Canale 5 in Sicilia all'inizio degli anni '80, l'assunzione di Vittorio Mangano nella villa di Arcore e l'ipotesi di un suo rapporto con il faccendiere della mafia Vito Roberto Palazzolo, definita da Dell'Utri una ''pura e santa invenzione'' (''Non so chi sia - ha detto a riguardo - non l'ho mai sentito, non l'ho mai visto. Quello che dicono è semplicemente allucinante. Mi aspetto dal processo di appello la famosa giustizia'').
Tra le prime dichiarazioni rilasciate ieri dal senatore di Forza Italia, l'auspicio di un giudizio meno ''pesante'' rispetto a quello di primo grado. Ai giornalisti che lo hanno avvicinato fuori dall'aula Dell'Utri ha detto di non avere neppure letto la prima sentenza perché ''non provo piacere a leggere le accuse che mi riguardano''. Alla domanda se la citazione di Berlusconi segnali un cambio della strategia difensiva ha detto ''ma è un teste come un altro. È una richiesta che a me sembra normale. Non so se si avvarrà della facoltà di non rispondere, come ha fatto in primo grado. Sarà lui a deciderlo''.
Ricordiamo che Marcello Dell'Utri è stato ideatore e creatore della concessionaria di pubblicità Publitalia polmone finanziario della Fininvest, organizzatore di Forza Italia, deputato, parlamentare europeo e anche senatore.
La sua carriera inizia come giovane laureato in giurisprudenza, poi modesto ma ambizioso impiegato di un istituto di credito di un piccolo paese della provincia di Palermo, collaboratore ''dell'amico Silvio Berlusconi'' per cui ha subito lasciato il sicuro posto in banca.