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Il processo per l'uccisione del giornalista Mauro De Mauro avrà un unico imputato: Totò Riina

16 febbraio 2006

Il boss corleonese Totò Riina sarà l'unico imputato nel processo per l'uccisione del giornalista Mauro De Mauro, scomparso a Palermo la sera del 16 settembre 1970. Il redattore del giornale ''L'Ora'' venne sequestrato sotto la sua abitazione, probabilmente da persone che il giornalista conosceva.
Riina ieri è stato rinviato a giudizio dal gup Umberto De Giglio; il processo si aprirà il 4 aprile prossimo. L'ordine di eliminare il giornalista, secondo la procura, sarebbe stato dato dalla cupola mafiosa che allora era diretta dal triumvirato corleonese: Liggio-Riina-Provenzano.

Ma la scomparsa di Mauro De Mauro sarebbe collegata anche a uno dei tanti ''misteri italiani'': il golpe Borghese tentato alcuni mesi dopo. Il giornalista, secondo quanto emerge dalle indagini coordinate, era a conoscenza del progetto varato dal principe Valerio Borghese. E l'uccisione di De Mauro, come ha sostenuto ieri il Pm Antonio Ingroia, titolare dell'inchiesta, sarebbe stata avvolta da ''zone d'ombra'' e ''tentativi di depistaggio'' che hanno condizionato e deviato le indagini subito dopo la scomparsa del cronista. Il magistrato ha messo in risalto questi ''strani fatti'', collegandoli alla lunga attesa giudiziaria che ha portato i pm dopo 36 anni ad applicare l'azione penale nei confronti di esecutori e mandanti. Nella discussione davanti al gup, Ingroia ha parlato di ''depistaggi istituzionali'' che avrebbero deviato le indagini.
L'omicidio di Mauro De Mauro per l'accusa si deve ricercare in due distinti moventi: da un lato la vendetta ordinata dal triumvirato di Cosa nostra, dall'altro l'omicidio del presidente dell'Eni Enrico Mattei. La causa dell'eliminazione del giornalista per il pm può essere racchiusa in quello scoop mai scritto, che avrebbe raccontato i retroscena del golpe Borghese. Un intreccio inquietante tra la destra eversiva e la mafia, tra il ''principe nero'' Julio Valerio Borghese, e i vertici di Cosa nostra, che cospiravano insieme per sovvertire le istituzioni. Una pista privilegiata rispetto a quella legata a un altro ''mistero italiano'' che porta al delitto Mattei, del quale De Mauro si era anche occupato.

Riina è l'unico dei presunti responsabili dell'uccisione del giornalista che sarà processato. Per l'altro boss che era stato indagato, Bernardo Provenzano, è stata infatti chiesta ed ottenuta dal gip l'archiviazione per mancanza di riscontri sufficienti alle accuse dei collaboratori di giustizia. Provenzano era sospettato di avere avuto un ruolo esecutivo, mentre Riina, è accusato di essere stato uno dei mandanti dell'omicidio.
Il difensore di Riina, l'avvocato Luca Cianferoni, si è opposto alla richiesta della procura, chiedendo il proscioglimento del boss. Il capo di Cosa Nostra, secondo il suo legale, sarebbe infatti ''il parafulmine di tutte le vicende misteriose d'Italia''.
Cianferoni, senza citarlo mai per nome, ha fatto riferimento anche a Bernardo Provenzano, chiedendo al giudice come mai il pm non lo abbia accusato di questo delitto ''se all'epoca dei fatti i sostituti di Leggio erano due (Riina e Provenzano ndr)''. Il legale ha chiesto inoltre alla procura di sentire il collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino.
L'avvocato Cianferoni, infine, riferendosi alle parole del pm sui ''depistaggi'', ha ricordato che le indagini erano condotte dai carabinieri, in particolare dall'allora capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa. ''Dobbiamo dunque pensare - si è chiesto il legale - che Dalla Chiesa avrebbe voluto aiutare Riina?''. Il gup ha ammesso la costituzione di parte civile dei familiari di De Mauro (la moglie Elda, il fratello Tullio e la figlia Franca), della provincia di Palermo e del Consiglio dell'ordine dei giornalisti. [Fonte: La Sicilia]

- Il caso De Mauro (Guidasicilia.it)

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16 febbraio 2006
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