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Il processo per le talpe alla Dda di Palermo: alla sbarra il pentito Francesco Campanella

19 gennaio 2006

È ripresa ieri mattina, nell'aula bunker di Santa Verdiana a Firenze, l'udienza del processo per le ''talpe alla Dda di Palermo''. Sul banco dei testimoni ha deposto ancora il pentito Francesco Campanella, ex presidente del consiglio comunale di Villabate.
Secondo il neo collaboratore di giustizia, il boss super latitante Bernardo Provenzano, affidò a Nicola Mandalà la gestione del mandamento di Bagheria (PA) che, nel 2003, si era allargato. Il deferimento di gestione del mandamento, secondo quanto racconta Campanella, è avvenuto tra la fine del 2002 e il 2003, possibile ''grazie - ha spiegato Campanella - al suo rapporto con Provenzano''.
Il collaboratore di giustizia ha poi ricordato che molte decisioni che riguardavano la reggenza del mandamento allargato venivano assunte da Mandalà dopo una discussione con Provenzano come, per esempio, l'ottenimento della gestione dell'appalto trentennale della rete idrica della provincia di Palermo. ''Io, che ero consulente del comune di Bagheria per il rapporto che mi legava al sindaco Fricano - ha detto Campanella - portavo le informazioni a Mandalà che poi venivano discusse con Provenzano''.

Secondo Campanella, Nino Mandalà, boss di Villabate, si impegnava direttamente nelle elezioni a favore di Forza Italia perché presidente del locale club. Dopo essere stato arrestato lasciò questo impegno al figlio e ai dirigenti del club, l'ex sindaco di Villabate Navetta e Giuseppe Acanto. ''Quando uscì - ha aggiunto - non potendo più avere rapporti dirigenziali nel club di Forza Italia, perché il partito l'avrebbe espulso, continuava in maniera occulta ad orientare le scelte per le liste e nelle Regionali del 2001 scelse Giuseppe Acanto perché militava in Forza Italia. Lui dette la sua benedizione per avere un deputato regionale dalla sua parte con Cuffaro presidente della Regione''.

Sollecitato da uno degli avvocati della difesa, Campanella ha ricordato che a Cuffaro fu proposto di entrare nel governo D'Alema al posto del ministro Cardinale. ''Mastella mi chiese la disponibilità di Salvatore Cuffaro ad entrare a far parte del governo D'Alema come ministro dell'Agricoltura anche per l'esperienza maturata nel settore'', ha spiegato ai giudici il teste. ''Sia Salvatore Cuffaro che l'ex ministro delle Poste Salvatore Cardinale avevano rapporti equivoci. Ma mentre i rapporti che intratteneva Cuffaro emergevano e venivano perseguiti, Cardinale veniva tutelato e le intercettazioni telefoniche cancellate o il suo nome omesso''. Campanella ha quindi riportato le frasi dell'ex ministro dell'agricoltura Calogero Mannino pronunziate nel corso di un incontro con Mastella e lo stesso Francesco Campanella. Mannino, parlava di Cuffaro e Cardinale come dei ''suoi delfini, cresciuti nella sua segreteria'' e ricordò un episodio relativo ad una intercettazione effettuata in carcere in cui il boss Giuseppe Guttadauro fece riferimento a due personaggi definiti ''Cioccolatino'' e ''Totò''.
Riguardo alle indagini operate dalle forze dell'ordine sul centro commerciale di Brancaccio, secondo Campanella, un carabiniere di Palermo avrebbe passato le informazioni sulle indagini a lui stesso e a Biagio Pillitteri. Secondo quanto riferito da Campanella, il carabiniere - che farebbe parte di uno speciale ufficio dedicato alle investigazioni - avrebbe riferito ai due di pedinamenti e indagini avviati dall'Arma sul costruendo centro di Brancaccio. Il carabiniere, tra l'altro, ''ha una quota di partecipazione nella tabaccheria all'interno dell'aeroporto di Palermo che è della Enterprise srl'', l'azienda di proprietà della cosca di Villabate.

Infine, Campanella, rispondendo anche alle domande del legale del Comune di Bagheria, Fausto Amato, parte civile del processo per le ''talpe'', ha spiegato cos'altro legava l'attuale sindaco di Bagheria, Pino Fricano, con Cosa Nostra: ''Il sindaco di Bagheria Pino Fricano è stato eletto con  l'appoggio elettorale della famiglia mafiosa di Aspra dei Guattadauro, me lo confermò successivamente lo stesso Fricano nel corso di un incontro''. ''Avendo appoggiato il sindaco Fricano alle elezioni comunali - ha riferito Campanella - poi la famiglia di Carlo Guattadauro gli chiedeva in cambio dei favori. Questo lo appresi direttamente da Nicola Mandalà ma anche da Michele Sanfilippo, che me lo confermarono''. E ha aggiunto: ''Mi è capitato di assistere personalmente a incontri tra Fricano e Michele Sanfilippo, si trattava di richieste di favori. Durante un viaggio a Roma, sull'aereo, Fricano mi confermò l'appoggio di Guattadauro, e mi disse anche che, dopo essere uscito dal carcere Carlo Guttadauro voleva incontrarlo, 'per fare il punto della situazione'. Mi parlò del suo disagio, perché non riteneva opportuno incontrarlo, anche perché l'onorevole Giuseppe Lumia (Ds ndr) continuava minacciarlo di fare sciogliere il Consiglio comunale''.

Nella tarda mattinata, dopo un lungo controinterrogatorio, l'udienza che ha visto la deposizione di Francesco Campanella si è conclusa. Il pm De Lucia ha chiesto di proseguire con l'audizione degli imputati che non sono stati toccati dalle accuse di Campanella per consentire l'approntamento dei verbali di udienza. Il presidente Vittorio Alcamo ha così aggiornato l'udienza a martedì prossimo a Palermo, con l'esame dell'imputata Giuseppa Buttitta.

- ''Il Governo regionale ha finanziato la cosca di Villabate''

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19 gennaio 2006
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