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Il rapporto Petraeus. Ogni decisione sul ritiro dall'Iraq deve essere rinviato. L'America deve ancora rimanere

11 settembre 2007

L'invio dei rinforzi in Iraq ha permesso di raggiungere i risultati militari prefissati, e i progressi nella sicurezza, sebbene in modo non uniforme, ci sono stati. Sono stati i conflitti settari fomentati dall'Iran a non permettere invece di raggiungere gli obiettivi politici sperati. Di conseguenza ogni decisione sul ritiro delle truppe statunitensi in Iraq deve essere rinviata di almeno sei mesi, a marzo del 2008, perché ''Un ritiro prematuro sarebbe catastrofico''.
Sono queste le raccomandazioni che il generale David Petraeus ha dato nella sua prima, attesissima, deposizione al Congresso. Se però ad agosto del 2008 la situazione non sarà peggiorata, allora il generale suggerisce che 38.000 uomini potranno tornare a casa riportando il contingente ai 130.000 militari schierati prima dell'ultimo arrivo di rinforzi. Come unica concessione alla maggioranza democratica al Congresso, il generale Petraeus ha acconsentito a ritirare subito una sola delle 20 brigate, pari ad un taglio di 4.000 uomini.

Quanto detto dal generale ha gelato le aspettative suscitate dalle promesse pronunciate dal presidente Bush nella sua recente visita in Iraq quando, davanti ad una rappresentanza delle truppe Usa, aveva detto: ''Se proseguiranno i successi fin qui ottenuti per la sicurezza del paese, potremo ridurre le truppe''.
Secondo il presidente della commissione Esteri, il democratico Tom Lantos, i progressi militari evidenziati da Petraeus dopo l'invio di ulteriori truppe nella scorsa primavera non si vedono per niente: ''Ci sono stati forse successi tattici, ma non strategici''. Inoltre, ha rincarato Lantos, ''i progressi militari senza i progressi politici degli iracheni non hanno significato, il paese è il loro, ora è il loro turno''.
''Perché continuare a combattere? Diteci perché dobbiamo continuare a mandare i nostri ragazzi e ragazze a combattere e morire se gli iracheni non affrontano i difficili sacrifici per la riconciliazione?''. E' stata questa la domanda posta al generale Petraeus dal presidente della Commissione Difesa della Camera, il democratico Ike Skelton.

''La politica dell'aumento delle truppe perseguito finora sta funzionando - ha ribattuto Petraeus - ed ha ampiamente centrato gli obiettivi militari''. Petraeus ha parlato di ''progressi tangibili'' sul fronte della sicurezza ed ha mostrato ai deputati, anche con una serie di diagrammi, una costante diminuzione delle violenze registrate negli ultimi mesi. Ma questo non significa che la situazione non rimanga in Iraq estremamente difficile: ''Credo comunque che sia possibile ottenere i nostri obiettivi in Iraq, nel tempo, anche se farlo non sarà né facile, né veloce''.
Poche ore prima dell'audizione di Petraeus, al Parlamento di Bagdad il premier iracheno, Nouri al-Maliki, aveva riconosciuto che negli ultimi mesi ci sono stati ''tangibili progressi'' sul fronte della sicurezza, ma ''non sufficienti''. Al-Maliki ha ribadito che le forze di sicurezza irachene non sono pronte a ricevere dagli americani la responsabilità piena della sicurezza. ''Abbiamo bisogno ancora di maggiori sforzi e tempo perché le nostre forze armate siano in grado di assumere la responsabilità della sicurezza in tutte le province irachene''.

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11 settembre 2007
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