Il regista di matrimoni
Una coppia di sposi in una spiaggia, a dirigerli c'è un signore con una telecamera...
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IL REGISTA DI MATRIMONI
di Marco Bellocchio
Un regista, Franco Elica, è messo in crisi dal matrimonio della figlia con un fervente cattolico e dalla necessità di dover girare ancora una volta una versione dei Promessi sposi. Decide così di partire per la Sicilia alla ricerca dell'ispirazione che sembra aver perso. Lì ritrova un suo amico di vecchia data, anche lui regista, che si spaccia per morto nella speranza di raggiungere la fama che finora gli è stata negata. Incontra anche un uomo che vive realizzando le riprese dei matrimoni. Conosce anche il principe Gravina di Palagonia, un nobile spiantato che gli propone di dirigere le riprese del matrimonio della figlia Bona. Franco si innamora subito della giovane e bellissima ragazza e si propone di riuscire a evitarle di contrarre un matrimonio di convenienza.
Il matrimonio è una specie di karma che il regista in crisi Franco Elica (Sergio Castellitto) è condannato ad incontrare più volte nella sua strada, per cercare di esorcizzarlo dandogli un significato più autentico. Il matrimonio come emblema di una ritualità che corrisponde più al conformismo che alla libertà delle persone. Dopo 'L'ora di religione', con protagonista sempre Castellitto, Marco Bellocchio ritorna, in modo leggero ed allo stesso tempo devastante, con una storia che mette a confronto le scelte individuali con quelle religiose e sociali. E' da questa idea che nasce 'Il regista di matrimoni' come spiega lo stesso Bellocchio: ''Ho assistito ad un matrimonio di una giovane coppia a Scilla, in Calabria, e c'era un regista che filmava l'evento. Mi ha colpito l'obbedienza che i due sposi hanno messo in atto facendo tutto ciò che gli si chiedeva di fare. Ecco, questa obbedienza, senza fare domande, in due giovanissimi che hanno tutta la vita davanti a sé mi ha fatto riflettere: la vita è fatta anche, per fortuna, di rifiuti, di disobbedienza, di ribellioni all'ordine costituito, perché loro la accettavano come fosse stata già preordinata? Come una resa definita, incondizionata, come se entrassero con il matrimonio nel mondo obbediente e razionale dei padri, e dei padri dei padri, che prima di loro si erano sposati''.
Il cineasta piacentino esplora il carico di conformismo che sta dietro al cattolicesimo più conservatore, con il suo carico di condizionamento e di rinuncia. Un tema che viene da lontano, da uno dei suoi primi film, 'Nel nome del padre', ambientato in un collegio religioso degli anni '50.
Distribuzione 01 Distribution
Regia Marco Bellocchio
Con Sergio Castellitto, Donatella Finocchiaro, Sami Frey, Gianni Cavina, Maurizio Donadoni
Genere Drammatico - Commedia
Marco Bellocchio, il regista de 'Il regista di matrimoni'
di Chiara Ugolini (Kataweb Cinema)
Un uomo seduto sulla spiaggia guarda una coppia di sposi.
A dirigerli c'è un signore con una telecamera che dice loro tutto quello che devono fare: sorridere, abbracciarsi, baciarsi.
E' un regista di matrimoni. Da questa immagine, vista da Marco Bellocchio su una spiaggia di Scilla in Calabria, è nata l'idea per il film Il regista di matrimoni che esce venerdì in 201 copie.
Una favola con protagonista una principessa triste chiusa in un palazzo e destinata ad un matrimonio di convenienza. Un melodramma, genere caro al regista nato a Parma, terra di Verdi.
A chi cerca autobiografismi (il protagonista è un regista, ma non è il solo: il film è pieno di registi) Bellocchio risponde: ''Tutto è autobiografico. I film che faccio dipendono dalla mia avventura umana, le immagini nascono dalla vita e poi vengono trasfigurate dalla cultura, dalla educazione, dalla propria ricerca''.
Questo matrimoni non s'ha da fare
Franco Elica (Sergio Castellitto) sta per girare l'ennesima versione de 'I promessi sposi' di malavoglia e senza entusiasmo. Quando la sua casa di produzione viene messa sotto sequestro dai carabinieri, Elica parte per la Sicilia. Lì, in un paesino abbarbicato sul mare, conosce un regista di filmini matrimoniali e incontra Bona (Donatella Finocchiaro), figlia del principe di Gravina, in procinto di sposare un ricco avvocato per salvare il padre sull'orlo del disastro finanziario. Mentre il principe (Sami Frey) commissiona a Elica il film del matrimonio della figlia, Elica si innamora di questa principessa triste.
L'occhio di Dio è quello di una cinepresa
''Si diceva che l'Italia è una nazione di poeti, oggi è una nazione di registi. Il fatto è democraticamente interessante: tutti possono girare un film, montarselo e aggiungerci la colonna sonora. In questa società dove impera il reality show, un'invasione degli ultracorpi dove l'identità è minacciata dalla recita della vita, mi interessava mostrare che viviamo sotto il controllo dell'immagine. Questo film è fatto di sequenze sospese e, a differenza dei film americani, ogni immagine non è spiegata o giustificata. La cinepresa diventa l'occhio che osserva come l'occhio di Dio''.
Ernesto Picciafuoco, Franco Elica... Sergio Castellitto
Dopo il pittore Ernesto Picciafuoco, impegnato a lottare contro la beatificazione di sua madre ne 'L'ora di religione', Sergio Castellitto è ora un regista in crisi. ''Se Picciafuoco faceva i conti col passato, Elica fa i conti con il presente - dice l'attore - Nella sua fuga da Roma per la Sicilia c'è la scelta di uscire di campo da destra e rientrare a sinistra. Si ritrova su un altro set e capisce che questo luogo e le persone che incontra sono più interessanti dei protagonisti di qualunque film. Non c'è film che parli di oggi più de 'Il regista di matrimoni', ma non lo racconta dalla platea, piuttosto dalle quinte. C'è molto della società di oggi e del rapporto uomo-donna in questo film''.
Un film che parla (molto) di cinema
E c'è molto cinema. Nel personaggio di Elica, certo, ma anche in quello del vero regista di filmini matrimoniali. E poi c'è in Orazio Smamma (Gianni Cavina), regista che finge di essere morto per riuscire a conquistare i premi e la stima che da vivo non gli erano stati riconosciuti. ''Ogni artista cerca di essere riconosciuto, ma se Elica lo cerca in modo profondo, Smamma invece è ossessionato da un riconoscimento che lo porterà alla distruzione - spiega Bellocchio- esprime la disperazione dell'artista. No, non parla di me, io in quarant'anni di carriera avrò ricevuto un centinaio di premi. Ma sono d'accordo con lui quando dice: 'In Italia sono i morti che comandano'. Nella cultura non c'è rinnovamento, il cinema è dominato da vecchie idee''.