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Il regno del ''disagio sociale''

Dai dati della Regione: la Sicilia detiene il record italiano di disagio sociale

15 settembre 2008

Una famiglia siciliana su due non riesce più a sostenere spese impreviste. Una su quattro arriva con difficoltà a fine mese. Una su cinque è in arretrato con le bollette.
E' la radiografia del livello di povertà delle famiglie dell'Isola, pubblicata e messa nero su bianco dalla Regione stessa nella "Relazione sulla situazione economica siciliana", che piazza l'Isola in testa alla classifica nazionale del "disagio sociale".
"Sono dati che descrivono perfettamente quello che definirei 'l'anno zero' della povertà in Sicilia, un punto quasi di non ritorno, il collasso di un intero sistema che finora ha retto con grandi difficoltà ma che adesso non ce la fa più", ha detto il segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava, che punta il dito contro la politica regionale "che negli ultimi anni ha fatto perdere ai siciliani tutti i treni per lo sviluppo, dai fondi europei sperperati ai finanziamenti della legge 488".

L'ufficio statistiche di Palazzo d'Orleans ha elaborato i dati Istat su un censimento a campione fatto nel 2007 tra le famiglie italiane, con l'obiettivo di descrivere quello che viene definito "il disagio economico del Paese". Il risultato è che le famiglie siciliane sono quelle che hanno evidenziato le maggiori difficoltà.
In Sicilia ben il 23,5 per cento delle famiglie ha risposto che "arriva a fine mese con difficoltà", contro il 18,9 della Calabria o il 22,6 della Puglia. Soltanto la Campania fa peggio, con il 23,8, il tutto con una media italiana del 14,6. Uno dei dati che meglio descrive lo stato di crisi della famiglie siciliane è quello sulle spese impreviste, da oltre 600 euro: quasi la metà degli intervistati, il 47 per cento, dice di "non riuscire a sostenerle". Soltanto in Calabria c'è un tasso di risposte negative maggiori: qui il 50,9 per cento delle famiglie non saprebbe come fare in caso di una spesa improvvisa da 600 euro e più. Mentre la media italiana delle famiglie che ha questa difficoltà è del 28,4 per cento.
 
La Sicilia ha poi il triste primato di famiglie che sono state almeno una volta, negli ultimi 12 mesi, in arretrato con le bollette: il 20,7 per cento ha di questi problemi. In nessun'altra regione l'Istat ha registrato un tasso di difficoltà così elevato: in Calabria le famiglie che non hanno pagato almeno una bolletta nel corso dell'anno sono il 15,2 per cento, in Campania il 16,8, nel Lazio il 10,1 e in Valle d'Aosta appena l'1,9. La Sicilia è in testa anche nella classifica di famiglie che non riescono a riscaldare la casa adeguatamente: il 26 per cento (più di una su quattro) ha detto di non avere abbastanza soldi per poter riscaldare la propria abitazione, contro il 16,4 della Calabria o il 21,8 della Campania. E, ancora, la Sicilia è la prima per famiglie che non hanno avuto soldi per comprare alimentari (l'8,5), per affrontare spese mediche (25 per cento) e per acquistare vestiti (35,7).

Insomma la Sicilia è sempre più in crisi, ha il reddito più basso d'Italia (20.952 euro all'anno, contro i 22.773 della Calabria o i 23.579 della Campania), ma adesso ha anche il più elevato tasso di difficoltà delle famiglie. "Siamo arrivati davvero a un punto di non ritorno, la povertà è dilagante ed è entrata in tutte le famiglie - ha detto il segretario della Cisl, Bernava - Ormai abbiamo perso tutti i treni per far crescere quest'Isola, dai fondi europei alla 488, e adesso siamo andati oltre il declino tendenziale degli ultimi anni. Una crisi che noi del sindacato tocchiamo con mano tutti i giorni: riceviamo persone che non propongono più vertenze di lavoro, ma chiedono soldi, anche 10 euro, per comprare qualcosa da mangiare ai figli". Bernava non vede al momento alcuna inversione di rotta in Sicilia: "La politica è sempre più distratta e interessata a mantenere i propri potentati, basta vedere cosa sta avvenendo nella Sanità, con l'Udc che attacca i tagli varati dall'assessore Massimo Russo e l'opposizione che rimane in un silenzio assordante - dice - Le istituzioni siciliane, Regione in testa, non si rendono ancora conto che la crisi è vicina al collasso, che ormai stanno dilagando l'imprenditoria illegale e il lavoro nero, proprio per lo stato di povertà che stiamo vivendo. La politica, d'altronde, sembra preferire questo stato di cose, giocando sui bisogni della gente per poter aumentare le clientele, e gli imprenditori ormai non fanno più concertazione".

[Informazioni tratte da Repubblica/Palermo.it]

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15 settembre 2008
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