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Il riformismo del Governo ricomincia dalle ricariche

Niente di epocale ma sicuramente gradito. I gestori della telefonia mobile dovranno rinunciare ai costi fissi

10 gennaio 2007

''Dì qualcosa di sinistra!'', chiedeva disperato a Massimo D'Alema il Nanni Moretti di ''Aprile''. ''Dica qualcosa da riformista'' ha chiesto ieri sera Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia, al ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani, durante la puntata di Ballarò, il programma di Giovanni Floris in onda su Rai Tre. La risposta di Bersani non si è fatta attendere: ''E' assurdo che un giovane che compra una ricarica telefonica da 10 € debba pagare ai gestori telefonici 'una tassa illegale' da due euro...''. E' scattato l'applauso, ma Bondi non è rimasto per niente contento della risposta datagli dal ministro e roteando in aria la mano come a dire ''gran bel riformismo'', ha aggiunto ''e per lei sarebbero queste le grandi riforme della sinistra?''.
Mettendo da parte le valutazioni di natura politico-partitica, abbiamo comunque appurato che il governo in questo nuovo anno vuole affrontare una situazione che (pur non trattandosi di cambiamenti epocali per il Paese) sicuramente farà piacere agli utenti telefonici, e avvicinerà un poco l'andazzo italiano a quello degli altri Paesi europei. Infatti, è cosa risaputa da tempo che i costi nazionali telefonici, energetici e farmaceutici - per motivi assolutamente autonomi l'uno dall'altro - sono di gran lunga superiori rispetto a quelli francesi o tedeschi.
Già a novembre dell'anno scorso l'Autorità per le Comunicazioni e l'Antitrust avevano formalmente criticato (con un documento congiunto di 90 pagine) il costo fisso sopportato da tutti i clienti telefonici per ricaricare il cellulare. Un costo che è una ''specificità'' italiana, e guadagni che Tim, Vodafone, Wind e Tre solo in Italia hanno sempre potuto fare.

L'Autorità per la Comunicazione e l'Antitrust, ha calcolato che nel 2005 gli italiani hanno versato agli operatori mobili 1 miliardo 714 milioni in più rispetto al traffico accreditato. Per farla breve: i ricavi degli operatori sono cresciuti del 30,2% in tre anni.
E non finisce qui... Infatti gli studenti, i pensionati e i disoccupati con quello che viene chiamato il ''balzello'' vengono a pagare più di chi può contare su di una maggiore disponibilità. Capita spesso, infatti, che lo studente acquisti 3 euro di traffico e versi, in aggiunta, un quarto euro (come costo dell'operazione). Le Autorità hanno notato che (''in termini relativi'') lo studente è bastonato più del manager che compra una ricarica da 250 euro e ne paga 5, come costo. Lo studente sopporta un aggravio del 33% (rispetto al traffico ottenuto); il manager solo del 5%. Per questo, l'Italia vive una situazione paradossale. Alla fine del mese, sommate tutte le varie uscite e tutti i "balzelli", un italiano spende per telefonare quanto spende un francese o un tedesco. Ma uno studente o un pensionato italiano spende di più dei colleghi stranieri proprio per colpa del caro ricarica.
Quindi non solo un'esclusiva di cui gli italiani farebbero volentieri a meno, ma anche un meccanismo basato sull'iniquità sociale.

Davanti alle Autorità, i quattro gestori telefonici si sono difesi, ricordando ad esempio i costi che sostengono per tenere in piedi il servizio di ricarica telefonica. Gli operatori mobili, per esempio, devono pagare l'edicolante che vende la tesserina per la ricarica. E devono ricompensare, ancora, la banca che permette di ricaricare il cellulare dai suoi Bancomat. Ma alla fine i costi ammontano a 769 milioni. Come ''margine'', coperti tutti questi costi, resterà agli operatori mobili qualcosa come 945 milioni l'anno.
Non solo. Gli operatori mobili ricavano anche un ''vantaggio finanziario'' dal fatto che i clienti paghino le ricariche in anticipo, prima di usufruire del servizio. Il vantaggio oscilla tra i 20 ai 200 milioni. Gli operatori, peraltro, hanno imposto costi di ricarica molto simili. Questo significa - hanno scritto a novembre le Autorità - che Tim, Vodafone, Wind e Tre non si sono fatti concorrenza come avrebbero dovuto, arroccati a difesa di questa ''sacca di redditività''.

Proprio la lettura del documento redatto dalle Autorità ha convinto il ministro Bersani a volere intervenire sulla questione il prima possibile. Per il ministro dello Sviluppo economico, dunque, dire basta ai costi fissi di ricarica è un'azione ''concreta e riformista'', e che vuole introdurre subito. La novità sarà scritta nero su bianco nel disegno di legge che Bersani prepara, ancora sul fronte delle liberalizzazioni. L'obiettivo sarà duplice. Intanto Tim, Vodafone, Wind e Tre dovranno rinunciare all'incasso sicuro e indebito dei costi di ricarica, facendosi una piena totale concorrenza. Gli italiani poi beneficeranno di una reale trasparenza delle tariffe.
Bersani, dunque, vuole intervenire. Bisogna ancora capire, però, come agirà adesso l'Autorità per le Comunicazioni, che aveva annunciato a sua volta un provvedimento per correggere l'anomalia delle ricariche. Una misura ormai imminente che arriverà (o sarebbe arrivata) entro gennaio.
In ogni caso la mossa del ministro sarà accolta con gioia da tutti gli italiani, e in particolare da Andrea D'Ambra, il ragazzo di Ischia che, per primo, ha avviato una raccolta di firme per denunciare l'anomalia italiana. Ospite di molte trasmissioni tv, sostenuto da Beppe Grillo, D'Ambra è riuscito in una doppia impresa. Intanto ha raccolto un fiume di sottoscrizioni, quasi un milione (come dimostra il sito www.aboliamoli.eu) e, soprattutto, ha costretto la Commissione europea a interessarsi, da Bruxelles, al caso dei telefonini italiani. I dubbi della Commissione, espressi in una lettera di contestazione 15 mesi fa, hanno molto spinto le Autorità italiane a seguire il caso, ed ora anche il governo.

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10 gennaio 2007
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