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Il rischio terrorismo in Italia

Per il ministro Pisanu la peculiare porta d'ingresso dell'estremismo in Italia è l'immigrazione clandestina

28 febbraio 2006

Dopo i duri scontri di Bengasi, la paura per un attacco terroristico in Italia è notevolmente aumentato.
Non si possono escludere ''autonome iniziative di rivalsa'', anche individuali, ha detto il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu ai senatori e ai deputati della Repubblica Italiana, che la scorsa settimana lo hanno chiamato per riferire sulla vicenda Bengasi davanti alle commissioni Affari Costituzionali ed Esteri di Camera e Senato, insieme al vicepremier Gianfranco Fini.
Autonome iniziative, dunque, e forse l'Italia non rischierà nessuna ''ripercussione degna di nota''. Forse.
Oggi, quindi, è più che mai necessario, è tornato a ripetere con forza il ministro Pisanu, il dialogo con l'Islam moderato, ''unica strada percorribile'' affinché le ''incomprensioni'' tra l'Italia e la popolazione musulmana possano interamente scomparire. Il ministro ha ricordato che in Italia, l'Islam moderato è rappresentato dal 95% degli immigrati, arrivati ''per cercare pane, lavoro e migliori condizioni di vita''. Il 5% invece, ''frequentano le moschee'' e tra questi, una minoranza ristretta ''è esposta alla predicazione estremista''. Parlando poi della Consulta islamica, ha spiegato che ''se questa consulta, crescendo, venisse riconosciuta come soggetto giuridicamente rappresentativo del mondo islamico, potrebbe diventare l'interlocutore dello Stato per la stipula di una eventuale intesa''.

Secondo Pisanu comunque ''è in atto su vasta scala un tentativo di strumentalizzare lo sdegno dei musulmani'' e in un clima come questo ''ogni errore è grave e pericoloso'', e bisogna porvi riparo ''subito''. Naturalmente ''non si possono escludere ipotesi di autonome iniziative di rivalsa, anche individuali, sia contro i simboli e le istituzioni degli stati accusati di oltraggio all'Islam, sia contro l'Italia che, nell'ottica Jihadista, rappresenta il cuore dell'occidente crociato, alleato con gli Stati Uniti''. La risoluzione sta tutta nella collaborazione e nel dialogo.

E l'importanza della collaborazione il ministro dell'Interno l'ha rimarcata anche durante il convegno ''L'immigrazione clandestina: problematiche e interventi'', che si è tenuto nei giorni scorsi a Palermo e a cui hanno partecipato il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, il presidente della Commissione parlamentare antimafia Roberto Centaro, il procuratore aggiunto di Milano Roberto Spataro, il vicedirettore generale della Pubblica sicurezza Antonio Manganelli.
''Per contrastare l'immigrazione clandestina - ha detto Pisanu - servono accordi di collaborazione tra i Paesi di origine di transito e di arrivo dei migranti. Sul territorio servono tutti gli strumenti che consentono di applicare le legge a cominciare dai centri di permanenza temporanea dove i clandestini intercettati vengono trattenuti per accertare la loro identità e stabilire se hanno diritto all'asilo, all'assistenza umanitaria o se debbono essere rimpatriati''.
Una collaborazione che faccia rispettare regole comuni e che fortifichi i rapporti tra i Paesi.
Pisanu ha aggiunto che ''il rischio che con i flussi di immigrati clandestini arrivino dei terroristi c'è. Dobbiamo considerare che l'immigrazione clandestina è dominata da organizzazioni criminali che lucrano spietatamente sui migranti. E costoro ovviamente sono disposti a tutto anche ad assistere dei terroristi''.
Secondo il ministro, il rischio che la criminalità organizzata e il terrorismo converga ''È un elemento del quale bisogna tener conto, avendo presente che ci sono delle occasioni nelle quali terrorismo e crimine organizzato s'incontrano già: produzione di documenti falsi, smercio di armi, anche lo smercio di droga per finanziare attività terroristiche''.

Alle parole di Pisanu il procuratore aggiunto di Milano, Armado Spataro, ha voluto subito replicare: ''Non bisogna cedere al binomio immigrati clandestini-terroristi. Tra i clandestini non vi sono terroristi: io ricordo solo due casi di persone entrate clandestinamente, e che poi si è scoperto essere legate a gruppi integralisti''. ''Non giudico - ha aggiunto - l'espulsione come strumento utile nel contrasto al terrorismo. Espellere un terrorista, se è provato che lo sia, vuol dire disperderlo in altri territori. L'espulsione è uno strumento rischioso e di dubbia utilità nella lotta al terrorismo, che comunque deve rispettare i diritti umani e le garanzie per i migranti''.
Vista l'obiezione, Pisanu ha poi voluto precisare dicendo che ''Per i prossimi 10 anni se l'Europa assumerà un atteggiamento di intransigente chiusura potrà perdere 4 milioni di abitanti immigrati nella fascia di età tra i 20 e i 40 anni, fonti di lavoro e intelligenza''. ''Se non ci fossero immigrati - ha concluso - non riusciremmo a raccogliere pomodori neanche nella 'disoccupatissima' Campania''.

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28 febbraio 2006
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