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Il senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri è stato assolto dall'accusa di calunnia contro alcuni pentiti

10 ottobre 2006

I pubblici ministeri Antonio Ingroia e Domenico Gozzo avevano chiesto per il senatore di Forza Italia Marcello dell'Utri, sette anni di reclusione per concorso in calunnia nei confronti dei pentiti di mafia Giuseppe Guglielmini, Francesco Di Carlo e Francesco Onorato, durante il processo di primo grado in cui il senatore era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. I tre pentiti, a loro volta, costituitesi parete civile, avevano chiesto un milione di euro a titolo di risarcimento del danno.

Il processo per calunnia aggravata, che si è concluso ieri in primo grado, ha decretato l'assoluzione di Marcello Dell'Utri.
Infatti, secondo i giudici del tribunale di Palermo, il senatore di Forza Italia non avrebbe organizzato alcuna combine contro i pentiti che lo accusavano di collusioni con la mafia, nel procedimento in cui è stato condannato, in primo grado, a nove anni di reclusione. Tuttavia, Dell'Utri sarebbe stato contattato dai collaboratori di giustizia Giuseppe Chiofalo e Cosimo Cirfeta che avevano progettato un piano per destabilizzare i pentiti palermitani che chiamavano in causa il politico.

Marcello Dell'Utri, secondo gli inquirenti, nel 1998 avrebbe tentato di creare un ''corto circuito'' nel sistema dei collaboratori di giustizia in modo da screditare i pentiti palermitani, in particolare Di Carlo, Guglielmini e Onorato. In questo modo, sostengono i pm, le accuse dei pentiti nei confronti del parlamentare sarebbero state demolite. Per questa vicenda, legata anche ad un tentativo di estorsione per il quale Dell'Utri è stato giudicato a Milano, i pm di Palermo nel marzo 1999 avevano chiesto ed ottenuto dal gip un'ordinanza di custodia cautelare. L'esecuzione dell'arresto venne respinta a maggioranza dal Parlamento. Il giudice ha poi revocato il provvedimento cautelare nel luglio 2001. Il processo è iniziato il 17 settembre 2001 davanti ai giudici della quinta sezione del tribunale, presieduti da Salvatore Di Vitale, e sono stati ascoltati in aula diversi testimoni, fra cui anche il direttore del Sisde, Mario Mori. Durante la fase preliminare il pentito Chiofalo ha chiesto ed ottenuto di accedere al patteggiamento; così è stato condannato nel luglio di cinque anni fa a dieci mesi di reclusione.

Cosimo Cirfeta invece, che ha seguito molte udienze, è morto suicida nei mesi scorsi in carcere. Il pentito-imputato aveva riferito ad alcuni magistrati che i tre collaboratori di giustizia si sarebbero accordati fra loro per accusare di collusioni mafiose Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi. Le dichiarazioni del pentito si sarebbero poi allargate, tanto da affermare che ci sarebbe stata un ''intrallazzo'' anche contro Massimo D'Alema e l'ufficiale dei carabinieri Giuseppe De Donno. Nel processo sono inseriti filmati, fotografie e intercettazioni che riguardano incontri di Dell'Utri con Chiofalo e Cirfeta nel tentativo, sostengono i pm, di mettere a punto il piano per screditare i pentiti. Per questo motivo la Procura di Palermo ravvisò il pericolo di un inquinamento probatorio dagli incontri tra l'esponente politico ed i pentiti. Dell'Utri ha sempre negato ogni responsabilità, ammettendo gli incontri che sarebbero stati, ha detto, sollecitati dagli stessi collaboratori. Diversa la versione di Chiofalo, secondo cui Dell'Utri gli avrebbe promesso denaro in cambio della falsa denuncia di un complotto che sarebbe stato ordito dai tre pentiti. La difesa aveva chiesto la rimessione del processo ad altro tribunale, per legittimo sospetto, ma la Cassazione ha rigettato l'istanza. Ieri i giudici hanno assolto Dell'Utri ''per non avere commesso il fatto''.

Dopo che il presidente Salvatore Di Vitale ha letto la sentenza, la difesa di Dell'Utri ha esultato: ''Questa sentenza è molto importante perché inappellabile e sotto questo profilo i giudici hanno maturato la decisione tenendo conto del fatto che dovrà resistere a un eventuale ricorso in Cassazione''.
''Sono esterrefatto per l'assoluzione perché non sono abituato'', ha invece detto Marcello Dell'Utri convinto di un'altra condanna.
Adesso gli occhi sono puntati sul processo d'appello, in corso a Palermo, che riguarda l'inchiesta principale, quella per la quale il senatore azzurro è stato condannato a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Il prossimo 27 ottobre è fissata la seconda udienza davanti ai giudici di secondo grado che dovranno sciogliere la riserva sulla riapertura dell'istruzione dibattimentale avanzata dall'accusa e dalla difesa.

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10 ottobre 2006
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